XIV.

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Christall's p.o.v.
Decisi di ascoltare l'ennesimo messaggio di Alex, e mi accorsi di quanto mi mancava. Nei messaggi non faceva altro che dirmi che voleva rivedermi, e quando sentii che pensava fossi scappata di casa a causa sua mi venne da ridere. Mi rigirai il cellulare tra le mani, mentre la sigaretta nell'altra ormai era quasi finita. Decisi di chiamarlo. Composi il numero e respirai prima di premere la cornetta. Uno squillo, e lui rispose.
"Christall! Dio mio, dove cazzo sei finita, io ti giuro sto impazzendo, Matt anche e gli altri..."
"Alex, sto bene." Lo interruppi e sorrisi istintivamente, mi faceva un piacere immenso sapere che era così preoccupato per me.
"Dio, Chris... dimmi che stai tornando. Domani partiamo. Devo rivederti." Mi si formò un nodo all'altezza dello stomaco. Non avrei rivisto né lui né Matt per un altro mese.
"Tu di a mia mamma che sto bene, e che non deve cercarmi. Noi avremo modo di vederci. Ciao Alexander." Lo sentii sospirare.
"Christall, mi manchi." Sorrisi.
"Mi manchi anche tu." Potevo percepire il suo sorriso. Poi riagganciai la chiamata e buttai il mozzicone nel cestino affianco alla panchina sulla quale ormai mi nascondevo sempre per fumare qualche sigaretta ed ascoltare i messaggi di Alex.
Tornando dentro vidi il biondo corrermi incontro preoccupato.
"Julie ha trovato la lettera." Persi il respiro.
"Come hai fatto a saperlo?" Il biondo ansimò a causa della corsa.
"Ha chiamato Edward. Ha detto che non verrà a prenderti. Puoi scegliere." Il respiro se ne andò di nuovo. Non volevo scegliere tra mia mamma e mio babbo, ma per adesso preferivo stare con Edward che non sembrava affatto turbato dalla nostra presenza.

Alex's p.o.v.
Dopo la sua chiamata ero corso fuori di casa, diretto verso la casa di Matt dove sapevo che tutti gli altri stavano già provando i nuovi brani, mentre io ero in ritardo.
Suonai insistemente il campanello, e poco dopo Matt mi aprì.
"Ehy amico, come mai così felice?" Mi chiese lui stropicciandosi un occhio.
"Christall mi ha chiamato. Ha detto che sta bene e che ci vedremo. Matt, sta bene!" Entrai in casa e lo aspettai. Chiuse lentamente la porta, il suo sguardo era pensieroso.
"Tornerà oggi quindi?" Chiese poggiandosi al muro. Sospirai.
"Lo spero."

La sera finite le prove, tornai a casa. Notai le luci accese nella casa di Chris, così decisi di andare dai suoi a dirgli che stava bene. E magari a chiedere se sapevano qualcosa.
Suonai il campanello e poco dopo un uomo venne ad aprirmi.
"Oh Alex, giusto?" Annuii cercando di sorridere.
"Volevo soltanto dirvi che Christall oggi mi ha chiamato." La signora seduta sul divano ci raggiunse subito, notai i suoi occhi colmi di lacrime.
"Che ti ha detto? Sta tornando?" Strinsi i pugni impedendomi di piangere.
"Ha detto soltanto di dirvi che sta bene e che non dovete cercarla." Sospirarono disperati.
"Sapete come mai sono scappati di casa?" Chiesi pregando Dio che sapessero dirmi qualcosa. La donna guardò il suo compagno, poi me.
"È tornata da suo padre."

Christall's p.o.v.
Erano passati altri tre giorni da quando avevo chiamato Alex promettendogli che ci saremo rivisti. Ma non ero tornata a casa.
Girovagavo per le strade di Londra, che ormai mi mettevano angoscia. Mi mancava la mia Sheffield da morire. Mia mamma, Matt, il resto delle scimmie, il mio lavoro... mi mancava tutto.
Passai per una piazza che di solito allestivano per dei concerti non molto grandi e notai degli addetti che preparavano il palco. Mi guardai intorno per vedere quale band deprimente si sarebbe esibita stasera, e trovai un manifesto alla destra del palco: Arctic Monkeys. L'euforia prese il sopravvento. Non sapevo più cosa fare. Li avevo così vicini e impazzivo all'idea di non riuscire a vederli. Mi sentivo come una fan di dieci anni che sta per incontrare per la prima volta il suo idolo. Sorrisi e decisi di chiamare Joe per avvertirlo.
"Chris, dimmi."
"Joe, loro sono qui a Londra. Stasera non torno per cena." Riattaccai senza aspettare una sua risposta e iniziai ad incamminarmi verso il palco. Notai che c'erano già delle ragazze a sedere lì davanti, nonostante fossero soltanto le sei del pomeriggio. Mi avvicinai a loro e cercai di spiare dietro al palco.
"È inutile, non c'è nessuno là dietro. E non ci vogliono dire nemmeno quando arrivano." Una delle ragazze mi si avvicinò fumando la sua sigaretta. Afferrai il cellulare dalla tasca e optai per chiamare Matt, dato che Alex non si faceva più sentire, nemmeno tramite i suoi messaggi.
"Christall! Dio mio piccola, mi manchi da morire." Sorrisi arrossendo.
"Ehy Helders, ho saputo che stasera suonate a Londra." Notai la ragazza di prima guardarmi un po' male.
"Sì! È il primo concerto. In questi primi due giorni siamo stati in molte radio. Chris, siamo nella top10!" Sorrisi.
"Comunque, sai che ci sono ragazze accampate sotto le transenne e il concerto inizia tra non meno di tre ore?" Silenzio. Trattenni una risata aspettando che arrivasse a capire dov'ero.
"Non mi dire..."
"Sono davanti al palco, Matt." Una lacrima di felicità mi rigò la guancia. Sentii le voci degli altri che chiedevano cosa stesse succedendo, poi la telefonata si interruppe ed iniziai a guardarmi intorno. Sapevo che sarebbe sbucato da un momento all'altro.
In lontananza vidi un furgoncino nero che si avvicinava, e nemmeno il tempo che si fermasse che intravidi il batterista fiondarsi fuori e correre verso il palco. Iniziai a correre anche io piangendo.
"Christall!" Ci abbracciammo e iniziammo a piangere entrambi, ridendo dopo esserci accorti di quanto fossimo ridicoli.
"Come stai?" Gli chiesi sciogliendo l'abbraccio.
"Adesso bene. E te?" Mi sorrise asciugandosi una lacrima.
"Anche io bene." Sorrisi e poi sentii degli urli provenire da dietro Matt, mi spostai per vedere chi fosse e mi ritrovai travolta da Andy e Jamie che mi abbracciarono ridendo.
"Oddio mi siete mancati tanto, ragazzi." Dissi quando si allontanarono facendomi respirare.
"Anche a noi sei mancata. Alex era impazzito." Ammise Jamie con sguardo preoccupato. E a proposito del cantante, dov'era?
"Dov'è adesso?" Chiesi assalita da una voglia matta di vederlo.
"È rimasto in hotel, ha detto che sarebbe arrivato più tardi." Ebbi un lampo di genio.
"Matt, portamici." Lui inizialmente non capì, poi lo trascinai alla macchina e sfrecciammo verso l'hotel che non era molto lontano.

"Camera 97, camera 97.." continuavo a ripetermi per gli immensi corridoi di quell'hotel, quando arrivata alla camera 90, sentii una porta aprirsi, così osservai nascosta dietro all'angolo. E in quel preciso istante mi maledii in tutte le lingue del mondo per aver avuto quell'idea del cazzo.

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Scusate se ho dovuto cancellare e ricaricare la parte, ma mi da dei problemi, e non riesco a vederla dal pc, oppure mi segnava dei commenti che poi non c'erano, e mi sta facendo sclerare seriamente!
Quindi vi sarei grata se mi faceste sapere se riuscite a vederla o no, grazie mille!

Martina.x

Arctic Monkeys || 505Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora