GUERRIGLIA

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I conquistadores marciavano silenti nella giungla come una colonia di formiche che cercava il proprio obiettivo, in questo caso quelli che ai loro occhi erano dei selvaggi.

Cortes fissava la lunga fila di soldati seduto sul suo cavallo nelle retrovie, mentre Ankar poggiava i piedi su un ramo di un albero.

Osservava i nemici camminare sotto di lui per poi stringere la lancia che da tempo aveva fra le mani.

Prese la mira per circa tre secondi, sembrava un pescatore che preparava la lenza e, infine, lanciò l'arma contro il collo del malcapitato.

Quando il gatto dal pelo violaceo emise un verso striminzito, per la punta di pietra che scavava nella gola, il resto dei suoi compagni andò subito in allarme.

Molti di loro erano già pronti a mirare verso il lupo rosso, ora facilmente visibile sopratutto per il colore del pelo, ma un rumore assordante, seguito da un acuto dolore, colpì alcuni fra gli individui coperti dell'armatura.

Diversi sassi piovevano in un temporale inusuale grazie a dei nativi apparsi ora sugli alberi, fra di loro si notava Sophira sicuramente una delle più esperte a usare la fionda.

Lo stordimento causato dal precedente attacco permise la carica dei cacciatori a terra, tuttavia diversi conquistadores non aveva ricevuto un colpo sull'elmo e poterono usare la loro arma.

Quando i fucili sputarono i colpi alcuni fra gli abitanti della giungla caddero sul terreno, chi giaceva ormai privo di respiro e chi veniva portato al riparo da alcuni soccorritori... La più determinata fra essi era sicuramente Ember che trascinava uni sciacallo, ferito alla gamba, in uno sforzo epocale vista la differenza fra il suo corpo esile e quello assai robusto del canide.

Il lato positivo era che molti fucili sarebbero stati inutilizzabili dopo lo sparo, ciò costrinse molti nel drappello di armature grigie a usare armi bianche, ossia lance e spade, ciò favoriva i nativi sudamericani abituati da secoli a usare le loro armi primitive.

Il plotone composto da cacciatori caricò con le lance alzate, come fossero baionette, e le punte di esse finirono, quasi tutte, nel collo del soldato che avevano di fronte.

Allo stesso tempo una carica più silenziosa attaccò i nemici alle spalle e uccise molti di essi prima ancora che i diretti interessati notassero la loro venuta.

Cortes respirava pesantemente dalle narici in segno di impazienza, vedere come dei selvaggi potessero tenere testa alle truppe europee, considerate superiori per la loro civilizzazione, faceva ribollire il sangue di rabbia.

Una nuova pioggia di sassi cadde sul nemico assai odiato, lo scopo, stavolta, era colpire, e possibile stordire, chi fra i soldati non aveva ancora sparato.

Uno fra di essi stringeva l'arma, si trovava a metà del drappello e osservava le due cariche di cacciatori che sembravano avvicinarsi l'un l'altra come le fauci di una belva feroce e furiosa.

Il respiro era assai delicato nonostante la paura che provava, un sasso gli urtò l'elmo e portò le mani sulla testa dopo un breve grido dovuto al cerchio immaginario che si espandeva nelle tempie.

Lika, che usava un piede per estrarre la lancia dal cadavere di un conquistadore notò la ghiotta occasione e spinse chi aveva di fronte sul terreno per finirlo.

Tuttavia il copricapo grigio lasciò scoperta la testa e la lupa riconobbe subito chi stava per uccidere, era la lince che non aveva pensato due volte a dare ad Ankar la chiave per liberare Micah.

"Se i miei occhi ti vedranno ancora in mezzo a loro..."

La punta di pietra si poggiò sul collo del felino.

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