STRANI INCONTRI

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Lockla fissava ancora il cadavere, il giaguaro manteneva la stessa posizione da diversi minuti impegnato a usare la mente anziché il corpo.

"Lockla!"

Liam, arrivato da poco, corse verso il felino appena notò i tre spagnoli sul terreno.

"Come-"

Arrestò ogni domanda quando il capotribù alzò di poco la mano sinistra.

"Non lo so, so solo che sono arrivati fin qui grazie a delle impronte".

Il più vecchio fra i due si alzò e afferrò saldamente la lancia con la punta sporca di scarlatto.

"Delle orme?"

"Liam, dobbiamo..."

Maron sopraggiunse poco dopo con un sorriso sul volto, espressione assai rara sulla faccia della cacciatrice, purtroppo lo spense appena vide il fratello.

"Arrivo subito". rispose il gatto nero senza voltarsi.

Fu allora che l'unica femmina presente notò gli intrusi ormai passati a miglior vita.

"Stai bene?" chiese con la solita freddezza a colui che portava lo stesso sangue nelle vene.

"Sì". rispose l'altro con la solita calma.

"Ti aspetto".

Liam camminò e per un istante, più corto di un secondo, interruppe il contatto visivo fra i felini grigi.

Si dirigeva in un punto del loro "accampamento" dove lui e Maron erano soliti allenarsi, in realtà, non era un vero e proprio allenamento, loro due combattevano allo scopo di vedere chi fosse realmente più forte... Tutto ciò partiva dal bacio sferrato a tradimento dalla cacciatrice.

"Bene". sussurrò il giaguaro femmina pronto a camminare dietro il simile di classe.

"Maron..."

Lockla fece un passo avanti.

"... Una volta eravamo uniti, come veri fratelli, cosa ti ho fatto?"

La sorella restò immobile, non voltò nemmeno la testa verso chi le parlava.

"Dimmelo, ti prego".

La felina fece passare un paio di secondi prima di riprendere il suo cammino come se quella domanda fosse rimasta nella mente del suo creatore, quest'ultimo sospirò.

Non aveva avuto contatti con Maron per anni ma da quando vedeva costantemente il giaguaro la mancanza del suo affetto era tornata a farsi sentire.

Zet era poggiato contro un albero e impegnava le braccia in posizione conserta, fissava la lince che bloccava i destrieri con quegli strani oggetti marroni legati sui lunghi musi e che penzolavano da essi.

L'europeo accarezzò il proprio cavallo delicatamente e avanzò verso il lupo.

"Sono pronto". sussurrò dopo un lungo respiro.

"Ti ascolto".

Il soldato si mise contro il tronco alla destra del cacciatore e assunse la stessa posizione.

"Vedi, io vengo... beh, ero un nobile, io... Vuol dire che la mia famiglia era molto ricca, molto importante e, sopratutto, molto influente" disse l'ultima parte velocemente appena vide lo sguardo confuso del canide.

"Nella mia giungla è normale che le femmine si interessino a quelli come me, ma non è considerato normale che io non ricambi le loro attenzioni... E..."

Chiuse gli occhi e sospirò profondamente, ogni parola sembrava un passo compiuto con un macigno sopra la testa.

"Non abbiamo fretta, Jonas, parla con calma".

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