CAPITOLO 18 - Debolezza

869 41 19
                                    

Aprì la porta del suo studio del teatro, dopo aver bussato e aver ricevuto il permesso di entrare.

Alastor era seduto dietro la sua scrivania su una poltrona rivestita di velluto rosso, esattamente come tutte le altre, solo che la sua aveva dei dettagli incisi in legno scuro.

Era impegnato a riordinare delle scartoffie di conseguenza non mi guardò nemmeno. "Accomodati cara."

Mi sedetti su una delle due poltroncine situate nella zona opposta alla sua. "Allora... Come avevi in mente di organizzare?"

Lui si alzò e si avvicinò ad un altro mobile pieno di carte e iniziò a sfogliarle dandomi le spalle. "Ci sono 4 liste sulla scrivania. Quella dei ballerini, quella dei cantanti, quella degli attori e quella dei musicisti. Prendile e pensa tu ad organizzare i giorni, le ore, i gruppi eccetera. Sei tu quella che capisce qualcosa di teatro." Ritorna a sedersi sulla sua poltrona. "Quando avrai finito portameli."

Non mi aveva ancora neanche lontanamente guardato e mi parlava come se non ci conoscessimo. Non era una mia impressione mi stava davvero ignorato. "Tutto qui?"

"Poi andare." Disse freddo.

"Sicuro? Perché io ti vedo un po' nervoso ultimamente..." Non avrei lasciato che continuasse a ignorarmi per molto.

Lui non rispose e continuò a leggere un documento.

"Stai lavorando tantissimo ultimamente e te ne sono grata..." Scesi dalla poltroncina infilandomi sotto la scrivania a gattoni. "Vorrei dimostrarti la mia gratitudine... Sai conosco un modo per eliminare lo stress."

Sbucai da sotto la scrivania e mi misi in ginocchio tra le sue gambe e con le mani appoggiate sulle sue ginocchia. "E poi sono ancora in debito con te, ricordi? Quella sera a casa di Rosie quando firmai il contratto..."

Lo sentì deglutire era ovvio che stesse facendo fatica a trattenersi.

Con una mano salì lentamente su tutta la sua coscia per poi soffermarmi sul cavallo dei pantaloni. Strofinai piano le mie dita sentendo l'erezione crescere sotto la stoffa.

Posò il foglio di scatto e con riluttanza abbassò lo sguardo guardandomi negli occhi, come se poi non avrebbe mai più potuto smettere. "Cosa pensi di fare?" Disse severo.

Mi alzai e mi avvicinai alla porta per chiuderla a chiave. Mi voltai di nuovo verso di lui che mi stava squadrando, quasi come se volesse recuperare il tempo perso a concentrarsi sui documenti.

Mi abbassai lentamente posando le mani e le ginocchia a terra, come un cane. "Voglio solo dimostrare al mio padrone quanto io sia grata di essere sua." Incominciai a gattonare piano verso di lui.

Lo senti sussurrare qualcosa tipo "merda..."

Mi misi di nuovo tra le sue gambe e tornai a massaggiare sopra il cavallo dei pantaloni, che ormai sembrava star per esplodere. "Ora ti aiuta la tua puttana."
Slacciai la cintura e il pantalone e glielo tirai fuori "ho un bel po' di lavoro da fare vedo." Era davvero grande e duro. "Vediamo se riesco a prenderlo tutto in bocca..."

"Oh sono sicuro che ci riuscirai" rispose lui divertito.

La mia mano faceva su e giù sul suo cazzo e dopo un po' iniziai a succhiargli le palle.

"Porco diavolo..." Disse lui a bassa voce non smettendo di guardarmi.

Mi allontanai dalle palle per concentrarmi sulla cappella leccandola e poi succhiandola.

Noi notai che i suoi respiri si stavano appesantendo mentre mi mise le mani dietro la testa e mi legò i capelli con una coda.

Continuai a scendere sempre più giù e sempre più veloce ma, all'improvviso, mi strinse i capelli e mi spinse fortissimo la testa giù obbligandomi a prenderlo tutto in bocca facendomi quasi strozzare.

Lui fece un lieve risata. "Te lo avevo detto che lo avresti preso tutto in bocca."

Continuavo a succhiarlo.

"Porca puttana Odette..." Disse stringendo sempre più forte i capelli, mi stava iniziando a far male la testa.

Venne e riprese a guardarmi. "Ingoia cagna."

Lo feci "ora so che sapore ha il mio padrone."

Lui rise lievemente e fece segno di sedermi sulle sue gambe. "E com'è?"

Mi sedetti. "Oh sei molto buono..."

"Mmh scommetto mai più di te." Mi lasciò dei piccoli baci sul collo che scendevano sempre di più.

"Mmh sono talmente buona che mi ignori a meno che non si tratti di scopare?" Chiesi strusciando il mio culo sul suo cazzo per dargli un motivo per non andarsene.

"Non essere stupida Odette." mi posizionò bene a cavalcioni su di lui e continuò con i baci avvicinandosi sempre di più al seno. "Se ti ignoro e per motivo ben preciso." Arrivato allo scollo abbassò la cerniera del vestito e poi abbassò la parte di sopra sbottonando anche il reggiseno.

"Qual'è il motivo?" Chiesi cercando di non farmi distrarre dalle sue mani che mi stavano avvolgendo il seno e dalle sue labbra sulla pelle.

Si avvicinò al mio orecchio e sussurrò "Tu mi fai impazzire. Tu mi rendi debole Odette." Mi afferrò le gambe e mi appoggio sulla scrivania. Con una mano fece cadere tutti i fogli al disopra e mi fece sdraiare. "E non c'è cosa che io odi di più che essere debole." Mi sfilò il vestito e l'intimo.

Entrò in me e io posizionai le mie gambe intorno alla sua vita e inarcai la schiena. Questa volta le spinte erano ancora più violente del solito visto che già le prime erano parecchio forti. Appena iniziai ad ansimare mi baciò per farmi stare zitta e continuò così fino a che non venimmo insieme. 

Quando finì posò le sue mani sulla mia parte e raccolse un po' di liquido con le dita, le avvicinò alla mia bocca. "Assaggiati. Senti quanto cazzo sei buona."

Lo feci leccandogli le dita.

Poi lui scese dalla scrivania e si lasciò cadere sulla poltrona per riprendere fiato. Scesi anche io e mi avvicinai a lui che mi afferrò per il volto e mi baciò "Ora è meglio che tu vada Tesoro."

Dopo essermi rivestita feci come aveva detto e appena chiusi la porta sul mio viso si dipinse un sorriso soddisfatto. Volevo che mi parlasse e lo avevo ottenuto, forse davvero lo rendevo debole?...

---------------------------------------------------------

Ciao gente!
Mi scuso per l'assenza ma spero di aver recuperato con questo capitolo.

Il capitolo è scritto parecchio in fretta, quindi se ci sono errori di scrittura ditemelo.

Rosso Sangue // Alastor Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora