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Massimo e Giorgia si tolsero il casco ed entrarono velocemente dell'istituto, dove trovarono Lino, Sofia e Maddalena.
-Che sta succedendo? Chi c'era sull'ambulanza?- chiese il comandante.
-C'è stato un attentato allo studio di registrazione: quaccuno voleva accide Edoardo Conte e ci hanno rimesso Gianni e Ludovica.- spiegò Lino, col fiatone.
-Credo che lo shock abbia fatto male al bambino di Ludovica, perdeva molto sangue.- aggiunse Sofia.
Giorgia sgranò gli occhi, coprendosi la bocca con entrambe le mani.- Oddio...-
Massimo prese un bel respiro.- D'accordo, faccimm accusì: Giorgia, se te la senti di fare lezione magati potresti tenere tranquilli i ragazzi.-
Giorgia annuì.- S-Sì, certo, ce penso io a loro. Voi annate da Ludovica, fateme sapè come sta.-
In fretta, Massimo passò il casco a Sofia ed insieme si avviarono in ospedale.
Giorgia cercò di fare una faccia rilassata, mentre Lino e Maddalena scortarono il resto dei ragazzi in classe.
Mentre sistemava le proprie cose sulla cattedra, Giorgia vide un gruppetto di ragazzi che se la stava prendendo con Mimmo: gli avevano preso la scarpa e se la stavano lanciando fra di loro.
-Eddai strunz, ridateme le scarpa!- continuava a dire Mimmo, saltellando da una parte all'altra. -Fermi! Basta! Siete popo na capa e' cazzo!-
In quel preciso istante, quando gli sentì dire quella frase, Giorgia si bloccò.
Avrebbe riconosciuto quella voce tra centinaia di ragazzi: la stessa voce del giovane ragazzo di quella sera.
Perciò era Mimmo che si trovava insieme ai suoi aggressori e che aveva cercato di fermarli, ma invano.
Allora decise di intervenire.- Ragazzi, la finiamo di fare gli scemi e andiamo in classe?!- borbottò lei, porgendogli la mano per farsi restituire la scarpa.
I due ragazzi sbuffarono ed entrarono in aula, così Giorgia ridiede la scarpa a Mimmo.
Dapprima Mimmo la guardò e poi si riprese la scarpa, con la mano che tremava.
Giorgia notò nei suoi occhi la tristezza e il dispiacere: non era un cattivo ragazzo e lei avrebbe messo la mano sul fuoco nell'ammettere che, se avesse potuto, Mimmo li avrebbe fermati quella notte.
-Tutto apposto Mimmo?- gli chiese lei, con tono dolce.
-Sì signorì...- mugugnò lui, timidamente.
-Dai, vieni in classe.-
Quando si furono tutti sistemati, Giorgia si sedette sulla scrivania e osservò che avevano tutti la testa altrove.
Solo allora si accorse di quanto tutti tenevano a Ludovica, lì dentro.