Prologo

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Ciao, sono Andrea e tra meno di 6 ore la mia vita cambierà. In realtà è cambiata circa quattro anni fa, quando avevo 13 anni, ero alle medie, l'ultimo anno di medie, ero un ragazzo normale come tanti altri, ma il 24 gennaio di quell'anno è stato il giorno dell'inizio della mia fine.

Mia madre mentre stava tornando a casa dal lavoro ha avuto un incidente, ed io sono rimasto solo.

Un camion ha sbandato in autostrada e la sua auto si è accartocciata contro il guardrail. Io ero appena tornato a casa dagli allenamenti di basket della scuola, ed avevo iniziato a fare i compiti perché sapevo che poi me li avrebbe controllati e quanto rompeva quando non li finivo, per lei solo due cose erano essenziali i compiti e i compiti. Ma alle 18 e 12 minuti ero diventato orfano!

Quel maledetto giorno non è tornata. Noi eravamo una coppia fortissima, con lei giocavo alla play e a volte vinceva pure, non so come facesse, ma lei diceva sempre che era la fortuna del principiante. Poi ordinava la pizza e la mangiavamo guardando uno di quei suoi film da boomer su Netflix!

I miei genitori si erano separati quando ero piccolo, sono stato affidato a mia madre perché lui se n'era andato in giro per il mondo a fare il suo lavoro di merda. E' un ingegnere strutturale, uno di quelli che costruiscono dighe, ponti, grattacieli, per lui restare a Torino era inutile, tant'è che ha disseminato una marea di fidanzate in giro per il mondo.

Mio nonno Carlo, padre di mio padre, ogni tanto le diceva che doveva dimenticarlo, rifarsi una vita, che io avrei avuto bisogno di un papà e quello "là" non meritava di esserlo, ma lei diceva sempre che aveva suo nonno come esempio ed io ero la sua priorità.

Quella sera avrei voluto non essere la sua priorità, quel maledetto camion mi ha costretto ad essere solo, se avesse avuto un marito che guadagnava bene, non avrebbe mai accettato di lavorare per quella stronza di Architetto che la mandava sempre più lontano perché non doveva stare in ufficio con suo marito.

Mamma mi parlava spesso del suo lavoro e scherzavamo sul suo capo.

L'arpia quando è stata contattata dalla stradale, non è riuscita a ricordarsi di me, quando le hanno chiesto se avesse parenti o amici, aveva solo detto che era troppo sconvolta per parlare.

Il cellulare di mia madre era completamente in frantumi e quindi anche se l'avevo chiamata non rispondeva nessuno e continuava ad attaccarsi la segreteria. Un vigile del fuoco, raccogliendo quello che c'era tra i resti della macchina, aveva trovato il suo portafoglio e la sua agenda e ha capito che io esistevo.

Erano già le 11 di sera quando avevano suonato alla porta. Io ero addormentato sul divano con la tv accesa e il pacco di merendine vuote sul tavolino, mi alzai di soprassalto, andai alla porta e guardai dallo spioncino vedendo due poliziotti in uniforme, mia madre mi aveva sempre detto di non aprire a nessuno, stavo per chiedere chi fossero quando hanno suonato di nuovo ed istintivamente aprii la porta.

Mi hanno guardato con un'aria triste, sembravano a disagio.

-Ragazzino, c'è qualcuno in casa con te? C'è un adulto?-

-Sto aspettando mia mamma, sta tornando dal lavoro-

Io non capivo perché questi due continuavamo a guardarsi l'un l'altro, poi quello che sembrava più stupido mi disse -Dov'è tuo padre? chiamalo

Lo guardai come se fosse un alieno e l'altro intervenne -Hai il numero di telefono di tuo padre o di qualche altro adulto, non so degli zii, dei nonni, di amici di tua madre?- continuavo a guardarli con la bocca aperta e lo sguardo impaurito -Insomma ragazzino rispondi-.

Vidi solo il collega tirargli una gomitata nelle costole e quello che sembrava normale, mi accarezzo la testa ed io mi ritrassi, cos'era quel gesto.

Avevo il telefono in mano e chiamai il nonno -Nonno qui a casa ci sono due poliziotti, giuro che non l'ho picchiato forte Luca, non volevo ma continuava a rompere. Vieni nonno mi vogliono arrestare prima che arrivi mamma e mi faccia il cazziatone. Nonno aiutami-.

Un poliziotto fece un ghigno, mentre l'altro sembrava sempre più a disagio. Il nonno dopo circa 20 minuti arrivò, aveva un'aria strana, gli occhi lucidi dal sonno, loro erano entrati in casa nostra, si erano seduti in cucina.

Quando lui arrivò a casa, li guardò e fece una strana espressione, poi mi chiese di andare in camera e che mi avrebbe chiamato dopo aver parlato con loro.

Lo senti scoppiare a piangere ed urlare -Non è possibile-.

Poi il silenzio, solo i singhiozzi del nonno risuonavano in casa. Entrai di corsa in cucina urlando

-Lasciate stare il nonno, è colpa mia, Luca continuava a rompermi le scatole che se non esco con Matilde sono frocio ed io gli ho solo tirato un pugno, io non voglio uscire con lei, non mi piace, arrestate me!-

Mi guardarono tutti e tre, il nonno l'unica cosa che ha fatto è stato abbracciarmi, più mi stringeva a se e più sentivo il suo cuore battere veloce. Quasi non respiravo da quanto mi teneva stretto a sé.

Quella maledetta notte cambio la mia vita, quel maledetto camion, quella maledetta arpia, quel maledetto stronzo di mio padre. Andai a vivere con mio nonno fino a ieri.

Oggi a 17 anni mi ritrovo su un volo da solo con un foglio del tribunale dei minori del tribunale di Torino e uno di Bangkok in cui dicono che devo vivere con quello là, quello che non è venuto al funerale di mia madre.

Quello che mi ha lasciato da suo padre fino a che non ce la faceva più, perché lo stronzo si deve sposare con chissà quale fidanzata di 20 anni. Cioè una con cui potrei andare a letto anch'io!

Un biglietto di sola andataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora