Capitolo 6

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Entro nella sala da pranzo, ci avrò mangiato un paio di volte in tutto il tempo in cui sono stato qua, Snow mi guarda stranita, imbarazzata.

-Andrea come ti senti?- alzo la testa e vedo che siamo soli noi due.

-Un po' meglio e molto stanco. Voglio cenare in fretta e andare a dormire- lei mi guarda e mi fa segno di sedermi di fronte a lei.

Mi ritrovo con una minestra di riso davanti, almeno questo sembra l'aspetto.

-Fidati è buono, si chiama porridge e vedrai che ti sentirai meglio, ho chiesto alla governante di prepararlo per te- tutta questa gentilezza improvvisa, che succede, mi puzza lontano un miglio, le stronze non diventano principesse...

Inizio a mangiare lentamente, non è male, mi ricorda un po' il semolino ma va bene.

-Io mi devo scusare con te, Andrea- fa una pausa e beve un bicchiere d'acqua.

-Ti ho trattato molto male, pensavo fossi venuto qua a portarmi via tutto, ed invece mi sono resa conto che neanche tuo padre si prende cura di te, proprio come mia madre non si prende cura di me! Sai fino a che mio padre era in vita, io vivevo con lui. Poi purtroppo è morto in servizio, era un poliziotto-

Merda, ma che siamo una famiglia di iellati? La sfiga aleggia intorno a quei due?

-Mia madre mi ha usato per avvicinarsi a tuo padre, ed io ho visto le tue foto sulle pareti del suo studio, e ti ho odiato, ho pensato che fossi fortunato!-

Mi viene da riderle in faccia ma dove siamo da Maria de Filippis, no Maria io esco!

-Perché ridi? Mi prendi in giro mentre cerco di scusarmi?!- eccola stizzita.

-No Snow, non ti prendo in giro ma pensavo che fosse assurdo, mio padre avrà le foto di quando ero piccolo, prima del divorzio, ma non si ricorda di me nemmeno adesso, per lui siamo morti io e mia madre quando ha divorziato da lei, l'ha fatto anche con me!- poi poso il cucchiaio, il mio stomaco non collabora questa sera.

-Mia madre andava e veniva da casa, in base all'uomo che trovava, se era abbastanza buono stava via più tempo, se lo era meno tornava prima, per me che ci sia o meno non importa.-

Le vedo gli occhi lucidi e quasi mi sento in colpa, non è che sono stato proprio gentile con lei, non ho provato a capirla neanche una volta, l'ho semplicemente catalogata come stronza.

-Va bene, non preoccuparti, io non ti odio, basta che mi lasci in pace-

-Andrea se hai bisogno, davvero sono qui- mnh la guardo ma non mi convinco, troppo buona troppo in fretta.

-Credo che ora andrò a dormire- mentre mi alzo vedo arrivare Ford, e mi affretto ad andarmene, voglio fare come ha detto Luca, prendo le distanze da lui.

Mi volto verso Snow -Senti quando torno a scuola posso venire con te in macchina?- la vedo sorridere, ma non capisco se è felice perché sembra che voglio avvicinarmi a lei o per qualche suo giochetto strano, mi conviene preparare il piano B e forse anche C...

-Certo tranquillo Nong Andrea, ti accompagno volentieri! Buona notte e riposati-

E vedo che guarda Ford come se avesse vinto...

Questi due potrebbero uscire insieme tanto sono diabolici... non mi fido di loro, non mi devo fidare di Ford.

Entro nella mia camera, metto su le cuffie e Spotify, la mia play list preferita No stress, e partano le canzoni una dietro l'altra, guardo il fiume che si muove lentamente sotto di me, l'acqua che scorre in lontananza e le scie luminose delle auto che si rincorrono, sembra un grande formicaio, piena di vita e piena di morte, il telegiornale passa immagini di gente arrestata e di morte, tutte le volte che lo guardo anche se non capisco nulla, questo parte di mondo è così strano, così diverso da casa mia, quando potrò chiamare un posto casa di nuovo.

Non mi sono ancora fermato un attimo da quando sono qui e penso che sia strano osservare la città da quassù, mi ricordano le favole inventate di mamma, dove le principesse si salvano da sole ed i principi sono liberi di essere fragili, d'essere sé stessi, poi di come arrivavano i robot e salvavano tutti, beh queste erano le mie richieste, le chiedevo sempre di inserire Optimus Prime, sorrido e prendo la sua foto tra le mani.

-Ciao Mamma, come stai? È da un po' che non parliamo io e te, mi mancano sai le tue favole, mi mancano i tuoi abbracci e i tuoi sofficini bruciati, ti ricordi quando hai scoperto che potevi farli nel forno, li abbiamo mangiati di tutti i tipi fino al mal di pancia. Le nostre cene scombinate. E quando mi hai fatto la cena a base di dolci per il mio compleanno? Delle nostre colazioni la domenica mattina in centro e di quando mi stringevi forte e mi baciavi la testa e mi chiamavi pulcino- mentre accarezzo la foto con il pollice e le lacrime scendono di nuovo, cazzo qui non faccio altro che piangere, sento il telefono vibrare.

-Ciao campione! -

-Nonno- sento un nodo in gola  e le parole che si fermano in gola

-Andrea ricordati che i veri uomini piangono e dimostrano le loro emozioni-

-Si nonno, lo so!-

-Sai che domenica anche Lucio ha pianto quando il Toro ha segnato- scoppio a ridere.

-Nonno ma Lucio è della Juve-

-Eh lo so ma abbiamo scommesso che se il toro segnava mi pagava una cena...- adoro il senso dell'umorismo del nonno.

-Andrea, tuo nonno imbroglia!- la voce di Lucio che rivendica la revoca della scommessa.

-Ahahahah non cambiate mai e mi mancate da morire!-

-Dai giovanotto che ce la fai, come stanno andando le cose? E il vestito da fattorino? Hai trovato un lavoretto? "No Lucio quella è la divisa della scuola!-

-Andrea adesso è tardi ed è bello parlare con te, mi manchi pulcino ma ora vai a dormire ...-

-Va bene notte nonno! Ti voglio bene!-.

Non so perché sono diventato così emotivo in questi giorni, sente sempre più un peso sull'anima, e mi sento sempre più solo.

Quella solitudine che avevo dimenticato per anni, quei giorni tutti uguali dopo la morte di mamma, dove tutti mi compativano, i professori a scuola che mi guardavano e niente sembrava importare, nessuno che mi diceva nulla anche se facevo lo stronzo.

Quel vuoto enorme che mi divorava l'anima un boccone alla volta, quante volte non piangevo, provocavo i ragazzi più forti della scuola, solo per fare a botte in modo da poter piangere, poi Luca, era sempre lì che mi insultava e mi trattava come tutti gli altri giorni prima del 24 gennaio.

Luca che mi faceva gli scherzi stupidi, se all'inizio mi arrabbiavo ancora, poi ho iniziato a ridere, siamo diventati amici quella volta che c'erano i ragazzi più grandi di noi ed io li ho chiamati schifosi nazi e loro si sono messi a rincorrerci e ci hanno preso e riempito di botte, siamo tornati a casa con un occhio nero e la nostra amicizia nelle tasche.

Luca che mi ha confessato che mi trattava di merda perché in fondo voleva essere mio amico, Luca che con le lacrime agli occhi mi ha chiesto di non odiarlo perché si era innamorato di Marco, ed io che lo guardavo stranito.

-Perché dovrei odiarti Luca, mia mamma mi dice sempre che l'amore non ha colore, sapore, non ha confini, lei che mi ama anche da lassù ama anche te, ed io ti voglio bene come un fratello e devono solo provarci a darti fastidio, ci sono io a coprirti le spalle-

-Andrea...- ci siamo messi a piangere insieme per motivi diversi ma insieme. Anche se siamo lontani saremo sempre come fratelli nessuno può rompere il nostro legame.

Il nonno che ci sgridava tutte e due, e ci medicava le ferite, i professori che mi guardavano compatendomi per tutti gli occhi neri ed hanno chiamato il nonno... E Lucio che voleva venire anche lui a picchiare i nazi, mi scappa un sorriso al pensiero di Lucio che si infervora quando parla di politica.

Questa sera mi manca casa, l'odore di lavanda delle lenzuola, perché il nonno metteva ovunque quei maledetti mazzetti che raccoglieva con la sua amica. Mi sembrava sempre di stare immerso in un campo di lavanda.

Domani voglio uscire da solo, vado alla scoperta di questo mondo strano, così gli mando qualche video ...

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