Il sole filtra dalla grande finestra, oggi niente sveglia, niente scuola, sono in boxer e metto la musica che mi piace, la mia maglietta dei Ramones, quella nera, la mia preferita e i miei jeans strappati, le converse con il teschio e i braccialetti di pelle, i miei Ray-Ban, quasi pronto per uscire.Prendo le cuffie e l'IPhone, metto la playlist preferita, tiro fuori dallo scatolone che è arrivato da Torino la scorsa settimana e prendo il fantastico skateboard che mi ha mandato Luca. Mi faccio una foto e gliela mando...
-Manchi solo tu, pronto a scoprire questo mondo nuovo- metto il mio cappellino dell'adidas, quello che mi ha regalato Lucio l'ultimo Natale... mi guardo nello specchio, va bene posso uscire.
So che avrei dovuto mettermi le scarpe dopo essere uscito ma così è più veloce. Nessuno sembra accorgersi di me che esco,
Passa il mio pezzo preferito dei Metallica, Nothing really matters, prendo l'ascensore ed esco, il portiere sembra stranito ma se lo ignoro non può fermarmi.
-Khun fermati, dove stai andando?!- ma qui nessuno si fa i cazzi suoi? Ma tanto sono già in mezzo alla folla, trovami idiota.
I marciapiedi sembrano pieni di gente, chissà dove posso trovare lo skate park, ce ne sarà uno? Beh pazienza sarà la strada il mio skate park, lo metto giù, un colpo e scivolo sullo asfalto, mi muovo tranquillo come sfiorassi le onde come quando fai surf, che non ho mai fatto però dev'essere una figata, ed ecco un altro pezzo che amo, cavoli ho fame, potevo fare colazione prima, vedo in lontananza un caffè, oh cavoli e Starbucks, si grande...
Ma appena do un altro colpo con il piede qualcuno mi dà una spallata -merda- dico in italiano e mi trovo tre tizi enormi che mi guardano, ed iniziano ad urlarmi contro, io li guardo e saluto con la preghiera e dico -non rompete i coglioni- sorridendo e sembrando che mi sto scusando, idioti vedete a non studiare le lingue, e mi metto a correre in mezzo alla folla.
Ogni tanto mi giro e non li vedo seguirmi, entro da Starbucks, oh.... Quanti caffè, mi metto .in coda, la commessa mi sorride ed io in inglese chiedo un caffè al caramello e una cinnamon roll, la mia preferita, do il mio nome e lei mi guarda con occhi sognanti.
Mi siedo su un divanetto e prendo il telefono e trovo 5 chiamate perse e un paio di messaggi, bevo un sorso di caffè, il paradiso, la prima chiamata era da casa, le altre 4 a distanza di un minuto una dall'altra di Ford, non ti voglio sentire, non mi voglio fidare di te, non mi voglio affidare a te, cazzo, io sono forte, ce la faccio da solo.
Stronzo, poi il telefono suona di nuovo... che faccio rispondo o no?
Guardo il telefono sul tavolino, l'ho posato per non avere la tentazione di rispondere ma continua a suonare, e continua a comparire la sua faccia e il suo nome, cazzo che faccio.
Sto troppo bene qui, dove tutto sembra quasi normale, dove mi sento un po' più a casa di come mi sento la fuori, dove non comprendo una parola, dove tutti sembrano guardarmi come se fossi una rarità, una scimmia che balla, merda... anche qui mi guardano tutti, tiro giù il cappellino ma mi dà fastidio, e lo tolgo, osservatemi bene visto che lo volete fare, fatelo, tutto questo deve finire, vedo un ragazzo che mi sembra famigliare si avvicina a me,.
-Andrea?! Sei tu?- rimango interdetto, dove l'ho visto, non mi ricordo.
-Si?!- -non ti ricordi di me? Io ti ho riconosciuto dai tuoi capelli, qui sono in pochi ad averli così- mi guarda divertito... io sempre più sulle mie, mi dà fastidio non ricordarmi i nomi, figurati, adesso che mi sento così solo.
-Ero nella classe estiva, ti ho aiutato con il prof di Thai, ma non mi sono presentato, mi chiamo Mark-
-Ah... adesso mi ricordo- dico con un sorriso imbarazzato .
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Un biglietto di sola andata
RomanceLa vita a volte ti porta a percorrere strade che non conosci. Andrea ha diciassette anni, improvvisamente la sua vita cambia di nuovo, si ritrova in un mondo così lontano e diverso dal suo. Lascia la sua Torino per atterrare a Bangkok, ma questo cam...