Capitolo 1

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Sono appena sceso dall'aereo, con la gioia di un condannato a morte, l'hostess mi indica l'uscita e di aspettare un attimo, tra la folla vedo quella testa di cazzo di mio padre, con accanto una ragazza poco più grande di me e una signora di quarant'anni, saranno la fidanzata e la suocera.

Agita la mano e mi chiama -Andrea, Andrea sono qua- nella mia testa risuona solo una frase, "è davvero un coglione! Ha ragione il nonno!".

Abbozzo un sorriso di circostanza e poi lo vedo avvicinarsi e buttarmi le braccia al collo. La signora mi guarda schifata ed io sinceramente ricambio quello sguardo, la futura moglie invece mi accoglie con un sorriso.

Queste hanno fatto bingo secondo me, hanno trovato il pollo da spennare ma io non sono stupido come mio padre! Tanto il mio obiettivo e finire il liceo e poi laurearmi in medicina, il sogno di mia madre ed il mio da sempre, diventare medico come nonno Carlo, poi trasferirmi negli States con lui. Lontano da tutto questo, devo solo resistere fino alla laurea.

In un inglese stentato le due donne si presentano.

-Ciao sono Snow, lei è mia madre, nostra madre, Carol-.

Io le guardo e le porgo la mano dicendo -Piacere Andrea- ma lei mi fa un inchino e ripete -Nong Andrea-.

Queste due mi piacciono sempre meno, vedo mio padre spiegare che non le sto mancando di rispetto ma non conosco ancora le loro tradizioni, la signora mi guarda dall'alto in basso e poi fa un sorriso abbozzato e mi stringe la mano con riluttanza, -Benvenuto Lu-.

-Mi chiamo Andrea non Lu-, mio padre scoppia a ridere e anche le due lo seguono, da prime incerte e poi sempre di più, ecco iniziamo bene.

Ma dove cazzo sono finito penso tra me e me.  Il tragitto dall'aeroporto alla casa di mio padre sembra infinito, qui fa un caldo schifoso, mi sento tutto appiccicato dal sudore dopo un volo interminabile e c'è una puzza incredibile nell'aria, tutti gli odori si mischiano.

Per mia fortuna la macchina di mio padre è una Maserati Levante con sedili in pelle e aria condizionata, ma sembra contrastare con la gente per strada, piena di motorini e moto, bici, vedo una città così povera per la prima volta, ci sono i bambini per strada scalzi e un po' come a Torino, ma mentre lì li vedi solo ogni tanto, adesso qui, sono ovunque, in macchina mio padre cerca un dialogo con me ma io fingo di essermi addormentato, così non devo parlare con lui, tanto appena arrivati a casa si scorderà di me! Sicuro!

Usciamo da quel groviglio di strade e cavalcavia, non so come si chiamano qui, ed entriamo in un viale che sembra una zona residenziale, poi ci infiliamo in un parcheggio sotterraneo a cui si accede solo con la chiave magnetica, a quanto pare siamo arrivati.

Mio padre scende e corre ad aprire la porta a sua moglie, fa il lacchè ma va bene così.

Recupero le mie valigie dal portabagagli, lui fa il gesto di aiutarmi, ma con la mano l'ho allontano.

-Ce la faccio da solo, grazie- ho sempre fatto tutto senza di te e vorresti aiutarmi adesso?

Ipocrita! Penso nella mia testa e meno male che non possono sentire i miei pensieri, anche se mia madre mi ha sempre detto che se non ho niente di carino da dire e meglio stare in silenzio, ma quante vorrei dirgliene quattro adesso.

Ci dirigiamo all'ascensore, lui schiaccia il pulsante nr 20, hai capito il signore si è fatto i soldi e a mia madre passava quattro spiccioli, sto stronzo!

Beh scusate il mio linguaggio, ma odio mio padre dal 24 gennaio di 4 anni fa, se e solo se fosse stato diverso, io avrei ancora lei con me e non sarei qui adesso.

Quando arriviamo alla porta una signora anziana ci apre e sorride, ed in un inglese molto fluido dice -Ben arrivato Khun Franco, Khun Carol- e fa un inchino, io sgrano gli occhi guardando quella scena assurda, ma dove siamo nel medioevo?

Un biglietto di sola andataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora