Capitolo 10

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Il silenzio pesa su di noi, mentre rimango abbracciato a lui, non gli permetto di scappare, una mia gamba è tra le sue, il suo braccio sotto la mia testa, sono pronto a bloccarti se ti allontani questa volta.

Non riesco a fare un discorso sensato nella mia testa e tutto quello che sono riuscito a dire è stato -Vediamo- cazzo, ho fatto un giro sulle montagne russe, è qui sdraiato accanto me, siamo nudi entrambi e sono riuscito a dire vediamo? Se fosse successo a me, mi sarei già alzato, vestito e me ne sarei andato, mentre lui continua ad accarezzarmi la testa e giocare con una ciocca dei miei capelli, come se volesse rassicurarmi, mi sento una merda, devo chiarirmi le idee. Io volevo provare, tanto me ne sarei andato e avrei dimenticato tutto, invece mi ritrovo ancora più invischiato in questa situazione. Con il mio corpo che vuole di più, che vorrebbe provare di più, il mio cuore che mi dà del coglione perché vuole provarci e il mio cervello che sembra una scimmia con i piattini che non risponde più a nessun comando.

Merda! -Ford- spero di non fare un ulteriore cazzata o qui mi faccio male sul serio.

-Sì?- mi dice fermandosi  a guardarmi - io non capisco ancora bene cosa sono e cosa voglio- sospiro.

-Capisco- dice abbassando lo sguardo come se gli avessi appena tirato un pugno nello stomaco -no aspetta, non fraintendere...- prendo un respiro profondo,

-Proviamoci- sussurro, mentre sulle sue labbra nasce un sorriso, -però ...-

I però sono come massi sull'anima dice nonno, non si costruiscono ponti con i se, i ma e i però si costruiscono muri, ma io ho bisogno di questo muro, devo salvare una parte di me.

-Però con calma e se non va qualcosa ce lo diciamo subito, non voglio che mi prendi in giro né farlo io con te!"-

Fa di sì con la testa e mi bacia dolcemente, che sento come se mi salvasse da me stesso, dalle mie paure, va bene così Andrea mi dico mentre un sospiro mi esce involontario come se mi rilassassi.

Mi rannicchio tra le sue braccia, diventando piccolo piccolo, lui tira su la coperta e rimaniamo così mentre mi addormento, dimenticando tutto, me stesso tra le sue braccia, tutta la tensione e l'ansia di questi giorni, cazzo Luca...

Apro gli occhi cercando di mettere a fuoco per capire dove ho lasciato il telefono e lo prendo, c'è un messaggio di mio padre.

-Non ti preoccupare per Luca, ci penso io- sì come al solito, ci pensa lui, guardo Ford che fa finta di dormire, ma tutto quello che posso fare e aspettare.

Devo dire che stare tra le sue braccia mi fa sentire così al sicuro, sembra che tutto il mondo sia fuori di qui, siamo solo noi e nessun altro. Il suo profumo è così buono. Senza accorgermene gli sto annusando il collo ed inizio a dargli piccoli baci, sento una risata leggera e continuo, lui mi stringe più forte, mi dà un bacio sulla fronte.

-Dormiamo un po' Andrea, dai sei ancora così stanco... che ne dici se oggi pomeriggio usciamo un po'?-

-Va bene...-

Mi giro su un fianco e lui mi abbraccia da dietro, sento il suo petto contro la mia schiena, in un attimo mi addormento.

Mi sveglio con il mio stomaco che brontola, mi giro per guardare Ford, allungo la mano, lo cerco con gli occhi semichiusi e non lo trovo di nuovo, porca miseria ma perché quando mi sento più tranquillo non lo trovo mai... i dubbi si ripresentano in un turbine nella mia testa.

Ho come la sensazione che mio padre ne combini una delle sue, non mi lascerà andare da Luca, mi sento così insicuro lontano da Ford sui miei sentimenti, su quello che provo per lui. Che mi chiedo se sono diventato gay, ma a me piacciono le ragazze, di solito mi piacciono quelle con un viso da bimba e un po' formose.

Un biglietto di sola andataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora