Capitolo 9 (+18)

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Sono le 24, il telefono vibra, mi ero appena addormentato e scatto in piedi. Nel tentativo di afferrarlo quasi mi cade dal letto. Sento il mio cuore battere all'impazzata vedendo il nome sul display, rispondo con l'ansia che quasi mi chiude la gola.
-Si pronto, come sta Luca?-

-Andrea tranquillo, se la caverà-

-Come se la caverà?- urlo 

-Andrea, calmati, l'ho trovato appena in tempo, li hanno presi, per fortuna c'era una pattuglia di poliziotti quando sono arrivato.

Luca starà bene, ha un paio di costole rotte e una lussazione alla spalla, per un po' dovrà stare a casa e poi vediamo-

-Vengo lì, chiamo mio padre e prendo il primo volo per Torino, non posso lasciarlo da solo- -Andrea, non puoi venire qui lo sai-

 -No io vengo li, chi è stato a fargli male? Io lo ammazzo, mio fratello non si tocca-

Sto urlando senza rendermene conto, Ford entra correndo nella mia camera, mi guarda e non capisce quello che sto dicendo.

Si ferma impietrito in boxer e maglietta, mi guarda disorientato, lo guardo e abbasso la testa. -Andrea stai calmo, appena finiscono di medicarlo  se posso lo porto a casa, e poi domani ti chiama ok? Non ti preoccupare.-

-No io vengo lì, nessuno deve permettersi di fare male a mio fratello! Non puoi pensare che io lo abbondono a se stesso, adesso chiamo mio padre e arrivo, anche se dovessi usare tutti i soldi che ho da parte, Luca è il mio migliore amico, la mia spalla. Lui è tutto per me, è la mia famiglia-

Mentre lo dico sento le lacrime scorrermi sul viso, mi sento così impotente, così inutile, tutto quello che vorrei è essere li con lui, se ci fossi stato io nessuno gli avrebbe fatto del male, anche se lui è più grosso di me è troppo buono per questo cazzo di mondo.

-Andrea vai a dormire che da te sarà tardissimo, domani vi sentite, stai tranquillo, sta bene e questa situazione la risolvo io- 

Chiude il telefono, cazzo gli adulti, dicono sempre così e poi non fanno mai niente, noi rimaniamo in loro balia come se fossi delle foglie che si devono adeguare alle loro idee di merda, dicono che è per il nostro bene, che lo fanno per noi, in realtà pensano solo ai loro porci comodi, se non fosse così ora io non sarei qui in Culandia lontano da casa e lontano da Luca e non potergli stare accanto in questo momento mi sta uccidendo troppo velocemente.

Guardo Ford in boxer e mi sento ancora più impotente. Le lacrime continuano a segnare il mio viso, le sento scivolare sulle mie guance un misto di odio e rimpianto sembra stringere la mia gola.

 Prendo il telefono e mando un messaggio a mio padre.

-Io torno a Torino DOMANI! Comprami un biglietto di sola andata-

Neanche due secondi dopo il telefono squilla.

 -Andrea che cosa è successo, il nonno?!- sento la sua voce terrorizzata, respiro.

-Papà ti prego non ti ho mai chiesto nulla, il nonno sta bene ma Luca...-

-Luca?! E chi è?- 

-Luca è mio fratello, il mio migliore amico, è stato picchiato gli hanno rotto delle costole e lussato una spalla e non so cos'altro, devo tornare a casa, devo tornare da lui, io non me ne dovevo andare!-

-Andrea calmati, in che senso fratello, non ne so nulla... tua madre ha avuto un altro figlio?-

-Ma che cazzo dici? Luca è il mio migliore amico- lo dico con un filo di voce ed inizio a singhiozzare, maledizione, non devo piangere.

-Andrea, calmati, ho capito. Dammi il numero di telefono del padre del tuo amico, cerco di capire cos'è successo, tu sei troppo agitato, non può essere così brutta la situazione se è un tuo amico avrà la tua età...-

Un biglietto di sola andataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora