C'era una volta

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"C'era una volta nel lontano regno di Amalos, un ragazzo che viveva con la sua famiglia in un piccolo paesino appena al di fuori delle mura del regno.
Questo ragazzo veniva considerato come una benedizione, un dono fatto dagli Dei come per premiare Amalos per la propria diligenza e bontà.
Difatti il ragazzo, possedeva un grande dono: poteva liberare il cuore delle persone da ogni forma di male e dolore.
Un giorno il ragazzo "magico" mentre faceva ritorno alla propria casa dalla scuola, fu spinto dal proprio istinto a percorrere una strada diversa dalla solita, mai fatta prima e, ciò che vi trovò lungo il percorso lo lasciò colmo di gioia e stupore: un albero di pesco.
I peschi erano i suoi alberi preferiti così come i fiori e i frutti che donava.
Così, egli decise di sostare sotto i rami di quel rigoglioso pesco, inconsapevole della presenza di qualcuno che lo guardava da dietro l'uscio della casa lì vicina.
Quando finalmente se ne accorse, il ragazzo magico fu felice di poter fare conoscenza con qualcuno che ancora non avesse conosciuto e fece per avvicinarsi, ma quando mise piedi sulla verranda della casa, la porta da prima semi aperta, si richiuse.
Il ragazzo magico allora, ogni giorno dopo la scuola si recò in quello stesso posto per cercare di avvicinarsi allo sconosciuto, ma nonostante ci provasse con tutto sè stesso, quella porta gli si chiudeva sempre in faccia.
Ormai arreso, incominciò a chiedere ai suoi compaesani se conoscessero il ragazzo all'interno della casa, ma apparentemente nessuno ne era a conoscenza.
I giorni passavano e il ragazzo magico trascorreva normalmente le sue giornate in una perfetta e monotona routine, con l'unica eccezione ogni giorno, alle 17.00 in punto, tornava sotto i rami di quel bellissimo pesco incominciando a parlare al vento delle sue giornate e della sua vita, rivelando persino del dono con cui era nato.
Se qualcuno passando lo avesse visto conversare con sè stesso, lo avrebbe sicuramente scambiato per un pazzo, ma in realtà egli sapeva che quello stesso ragazzo misterioso lo stesse ascoltando al di là di quella porta.
passarono prima giorni, poi mesi fino a divenire tre lunghi anni e, con questo stesso scorrere del tempo, il ragazzo misterioso lentamente riuscì a mostrarsi all'altro.
Quando questo accadde, il ragazzo magico non riuscì a togliere l'immagine di quel viso dalla sua mente: pensava e ripensava a quel volto così buio e spento, non ruscendo a fare a meno di sentirsi anche lui in quel modo.
L'anno passà e ormai erano giunti ben quattro anni.
Quattro anni da quando il ragazzo magico trascorreva i suoi pomeriggi a parlare, fare compiti e talvolta canticchiare qualche canzone.
Una mattina, egli fu chiamato a recarsi presso l'abitazione di un anziano signore che gli richiedeva di portar via il suo dolore.
Poco prima che lasciasse l'abitazione una volta compito il suo compito, questo gli disse: "Non ha un cuore e se non ha un cuore non possiede nè ricordi nè emozioni e sentimenti. Il tuo dono può aiutare tutte le persone di questo mondo, ma colui che vuoi salvare non può essere salvato".
Il ragazzo magico non capì quelle parole, cosa significavano? Come poteva vivere una persona senza cuore? Che si trattasse di quel misterioso ragazzo? Chi voleva salvare?
Quello stesso giorno, alle 17.00 in punto, giunse sotto i rami dell'albero e, rivolgendosi al ragazzo, disse: "Tu sai cosa sono le emozioni? I sentimenti? Noia, amore, gioia, rabbia e odio...sai cosa sono?".
Senza ricevere alcuna risposta, il ragazzo magico condivise con quello misterioso i segreti delle emozioni, spiegando come meglio poteva, cosa fossero.
Il ragazzo misterioso nemmeno dopo un altro anno cambiò, continuò a mostrarsi impassibile: lo ascoltava lo guardava, era ormai abituato a quella piacevole compagnia ormai divenuta una immancabile costante.
Il ragazzo magico dal canto suo, provava con ogni mezzo a rompere quell'indifferenza, quel pozzo buio e profondo in cui vedeva l'altro intrappolato.
Era ostinato a capire perchè il suo cuore battesse così forte da quando lo vide per la prima volta.
Questa reazione fisica, non riusciva a spiegarla nemmeno lui, non avendola ancora mai privata.
Trascorse ancora un altro anno  e il ragazzo misteriso sedeva ormai in verranda mentre aspettava che il ragazzo magico gli facesse visita.
Dopo cinque lunghi anni, un sibilo portato dal vento spinse il ragazzo misterioso ad avvicinarsi all'altro così, lentamente, si avvicinò al pesco sotto il quale il ragazzo prendeva il sole.
Quando egli vide dell'ombra incombere sulla propria figura, aprì finalmente gli occhi e, per la prima volta, incontrò le iridi del ragazzo di fronte a se.
Si alzò piano, quasi come avesse paura di apaventarlo.
Il cuore del ragazzo magico pareva uscirgli dal petto, completamente impazzito, quei palpiti risuonarono fin dentro le sue orecchie, giungendo persino al ragazzo misterioso.
Incuriosito da quello strano suono, allungò una mano posandola delicatamente in corrispondenza del cuore del ragazzo magico, beandosi di quella sensazione di caldo e conforto che amanava.
"Questo è-"  soffiò appena.
"Questo è il mio cuore" lo interruppe il ragazzo magico posando anch'egli la propria mano in corrispondenza dell'organo dell'altro.
"P-perchè il tuo no-non-"
"Io non ho un cuore" disse.
"Il mio batte così forte quando ti vedo che può essere anche il tuo...che ne dici?" proprose timidamente.
Il ragazzo magico prese da sotto i piedi dell'albero una pietra affilata, incominciando a intagliare su quella liscia e immacolata corteccia, delle linee poco marcate.
"Questo è un cuore" disse indicando il disegno. "Qui si racchiudono tutte le emozioni, i sentimenti e i ricordi più preziosi che viviamo nella nostra vita".
Con suo immenso dispiacere, il ragazzo misterioso si voltò cominciando a riavvicinarsi alla casa, non prima di aver guardato per ancora qualche secondo l'altro negli ochhi.
"DOMANI TI RACCONTERO' DEL PIU' IMPORTANTE DEI SENTIMENTI!!" urlò per farsi sentire.
Il giorno seguente arruvò come un battito di ciglia e il ragazzo magico aveva trascorso un'intera notte insonne a pensare a come far meglio comprendere ciò che le persone chiamassero "amore", ciò che poteva far scoppiare un cuore.
Decise infine, che si sarebbe messo completamente a nudo, rendendosi finalemnte consapevole di ciò che aveva provato e mai compreso in quei sei lunghi anni, scegliendo di dimostrare con un semplice e potente gesto, quello che fosse l'amore.
Mentre percorreva il solito sentiero per raggiungere la casa, vide in lontananza un signore intralciare il suo cammino.
"Lui non ha un cuore perchè -------".
Udite quelle parole, il ragazzo aumentò il passo per correre verso il suo amico.
Fuori alla veranda tranquillamente accomodato sulla sedia, vi era il ragazzo misterioso in attesa dell'altro.
Un soffio gelido gli colpì il viso facendolo rabbrividire.
Le 17.00 divennero le 18.00 e le 18.00 presto le 19.00, e fu allora che capì: non sarebbe mai più tornato.
Si alzò dalla sedia per tornare qualche secondo in casa prima di dirigersi verso l'albero.
Alzò il coltello e rimarcò in profondità quei leggeri segni fatto dal ragazzo il giorno prima prima di pugnalare il suo petto, proprio all'altezza del cuore che non possedeva, e con quel sangue, colpire il graffito.
Pose così fine alla sua vita, lasciando che su quel viso da sempre privo di emozione, solcasse una singola lacrima mista di dolore e disperazione, distrutto da tutto ciò che aveva ormai perduto.

Tre Vite  ||Minsung||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora