Ha ascoltato la mia supplica

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|| NARRATORE ESTERNO ||

Nessuno riuscì a proferire parola dopo ciò che ascoltarono.
Entrambi erano usciti da quella casa più che confusi, chi più e chi meno, ma da quando salirono in macchina chiudendo le portiere, lo spazio si invase di uno strano clima di tensione e confusione che appesantiva eccessivamente l’aria tra i due giovani.

Jisung era sicuro del fatto che tutto fosse solo una grandissima coincidenza, ma dentro, per qualche motivo, restò turbato da tutte quelle parole, vi era qualcosa che non riusciva a giustificare come una semplice coincidenza e non evinceva nemmeno a spiegare alcuni segnali del tutto involontari del suo corpo, come ad esempio i brividi che gli percorsero la spina dorsale, la pelle d'oca, l'infinita tristezza e i battiti del suo cuore totalmente impazziti e irregolari nonostante il pacemaker.
La mente cercò di processare e dare spiegazione a ogni cosa e inconsciamente si toccò le guance prima rigate di lacrime senza alcun apparente motivo: pianse e basta. Senza emozioni, senza tristezza, senza un'apparente motivo, pianse.

Minho invece, stringeva tra le mani il volante della macchina cercando di non farsi distrarre dai milioni di miliardi di domande che gli frullavano in testa per non distrarsi dalla guida.
Ma c'era qualcosa, qualcosa che egli non capiva o almeno stava cercando forse di non voler capire, perché a differenza di Jisung, lui immaginava di rivedersi in quello  strano raccontato. Quei...libri, avevano rotto il catenaccio che teneva chiusa la porta d'ingresso della casa che vi era nel suo inconscio, ma spaventato, egli decise di non pensarci e rifiutare di aprire quella porta. Qualcuno e qualcosa lo stava chiamando a gran voce dal suo interno.

"Dovremmo essere arrivati, da qui dobbiamo proseguire a piedi come detto da nonna" interruppe finalmente il silenzio informando Jisung, allontanandolo dai suoi pensieri. 

Si ritrovarono così su un vecchio e dissestato sentiero in una fitta foresta a qualche chilometro di distanza da Gimpo, chiedendosi entrambi del perché la nonna avesse insistito così tanto da mandarli in quel posto desolato e dimenticato.
"Tienimi la mano Sungie, ci sono fin troppi rampicanti, potresti cadere" disse prima di afferrare la mano del suo ragazzo per dargli maggiore stabilità e, seguendo il navigatore impostato sul cellulare di Jisung, man mano si addentrarono nella foresta.
Quest'ultimo aveva una strana sensazione, quel bosco gli stava procurando un'immotivata ansia e altrettanta paura,portandolo a  stringere maggiormente la mano di Minho che subito ricambiò la stretta sorridendogli per rassicurarlo. 

"Sicuro di non essere mai stato qui?" domandò Jisung mantenendo l'attenzione sul sentiero. "No, non ci sono mai stato, ma ho una strana sensazione..." e a quell'affermazione il minore sussultò internamente, stupito che anche Minho avesse lo stesso presentimento.

Dopo qualche altro minuto passato a inoltrarsi sempre più nel cuore del bosco, finalmente davanti ai loro occhi comparve una vecchia casa in legno.

Dopo qualche altro minuto passato a inoltrarsi sempre più nel cuore del bosco, finalmente davanti ai loro occhi comparve una vecchia casa in legno

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"Ma che..." disse sorpreso Minho quando vide la casa, avvicinandosi sempre più e lasciando dietro di sé Jisung completamente immobile di fronte quella scoperta.

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