La casa fatta di porte

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"L'unica cosa prevedibile della vita, è la sua imprevedibilità: tutti possono essere ogni cosa, tu puoi essere tutto"

La prima volta che sentii questa frase avevo all'incirca dieci anni, stavo guardando con la mia famiglia il cartone "Ratatouille".
Di un intero film però, da quando udii questa semplice frase, qualcosa in me cambiò.
Da allora, proprio questa citazione mi accompagnò giorno per giorno, mentre con lo scorrere irrefrenabile del tempo, da quella sera, cercai di trovare il mio posto nel mondo.
Cosa vuoi essere Sungie? Chi vuoi diventare?

Quando le maestre ci ponevano queste domande a scuola, i miei compagni di classe rispondevano entusiasti: "Io sarò un astronauta!" "Io sarò un veterinario!" "Io voglio diventare un medico come mia mamma!".
E ancora: "Io invece voglio andare in Tv, sarò un Idol" questa era la risposta che per lo più davano le ragazzine, mentre per i ragazzi era "Io farò il calciatore!!", e beh, potevo capire i loro sogni ed era bello vedere quella scintilla che nasceva nei loro occhi quando pensavano al loro futuro.

"E tu Jisung? Chi vuoi diventare?" chiedeva la maestra.

Non lo so. Io non lo so...

Non avevo la stessa scintilla che vi era negli occhi dei miei compagni, non avevo lo stesso entusiasmo...non ero semplicemente come i miei compagni.
Passavano gli anni e, compiuti i quindici, iniziarono i miei sussulti notturni: ogni notte, ogni notte ad orari differenti.
Ogni notte tranne la notte tra l'undici e il dodici febbraio.
Proprio in quella notte, ai miei ormai quindici anni, riuscii a rispondere a quella domanda: Io sono un alieno.
Se tutti possono essere ogni cosa e quindi posso essere tutto; io sono un alieno.

Sono nato in Corea ma dopo vari anni, a causa del lavoro di mio padre ci trasferimmo in Malesia.
Ho vissuto in diversi posti, ho visitato altrettanti luoghi, ho conosciuto tante persone...ma non ero mai nel posto giusto.
Quella notte di febbraio uscii in giardino e volsi lo sguardo verso il cielo: "perchè il mio grido silenzioso non è udibile?" chiesi alla luna.
Avevo un unico sogno che non riuscivo a svelare, scavavo, scavavo sempre più in profondità, fino ad aprire e far sanguinare le mie stesse viscere...ma non riuscivo a trovarlo.

Di giorno mi fingevo qualcuno che solo in parte ero, di notte smascheravo la mia depressione e mi ci accovacciavo tra quelle sue braccia… mi sentivo confortato.
Ero nato con delle cicatrici di cui ne sono sempre stato a conoscenza ma di cui spesse volte coprivo con strati e strati di indifferenza, un semplice cerotto che ogni tot di giorni doveva essere cambiato e mi costringeva a riscoprirle, disinfettarle e ricoprirle come meglio potevo.
Mi feci carico di tutte le mie differenze e diventai un uomo.
Quest'uomo che sono oggi è fiero di dov'è arrivato, ma non può esserlo per quel qualcosa che incessante ha cercato e che ancora continua a sperare che un giorno, forse lontano, forse vicino...possa trovarlo.

"Ji, Ji mi stai ascoltando?" lasciò cadere la mano sulla scrivania producendo un suono secco.
"S-si scusa Chan, sono solo stanco" tentai di giustificare il mio essere assente.
Mi rivolse uno sguardo preoccupato, uno di quegli sguardi che vuoi o non vuoi, ti fanno dire la verità.
"Stavo solo pensando...come...mmh, cioè, tu mi hai rassicurato che nessuno mi vedrà mentre canterò ma mi chiedo come sia possibile". 

Quel giorno ci sarebbero state tante, tantissime persone...fin troppe, e per di più, tutto lo staff e il personale che lavorava proprio alla JYP: come sarei riuscito a "esibirmi" senza farmi vedere da qualcuno?.
"Ho parlato con Changbin, ti riserverà una stanza privata proprio dietro il palco e in più la tua sarà la penultima esibizione, così che dopo aver finito avrai il tempo di cambiarti e camuffarti nel mentre che le persone liberano i back stage" spiegò fiero del piano che aveva messo in piedi.
Annuii lievemente con il capo e mi alzai portando il piatto ormai vuoto nel lavandino.
Proprio mentre stavo per salutare Chan, il telefono prese a vibrare. "Chan io vado in camera, buonanotte!" alzai la voce per farmi sentire.
Quando finalmente in camera sbloccai il cellulare per controllare i messaggi, vidi che quello ricevuto pochi secondi fa era da parte di Minho.

Tre Vite  ||Minsung||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora