Dimmi qualcosa

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Ballerò per te e con te.
Furono le ultime parole a cui pensai prima di addormentarmi.

"Forza papà corri, non arriveremo in tempo!!" gridò trascinando per la mano il padre per fargli accelerare il passo.
"Dai per favore!!!" ribadì.
"Perché vai così di fretta?! Mi vuoi spiegare?" Chiese l'uomo spazientito dal comportamento del figlio.
Mentre assistevo alla scena, diedi libero sfogo a una genuina risata causata dall'impazienza del bambino.
"Non voglio arrivare tardi al boschetto!! I fiori potrebbero sbocciare da un momento all'altro e io voglio assistere a quel momento con lui!!!" sbraitò lamentandosi contro il padre.
Cosa? Voleva vedere i fiori sbocciare con me? È lì che stavamo andando?!
"Doveva essere una sorpresa" si avvicinò a me prendendomi le mani, dicendo tali parole forse a causa dell'espressione sorpresa che dominava il mio volto.
"Volevo mostrarti uno spettacolo bello e unico... proprio come te" sussurrò stringendo più forte la presa.
Cercai di alzare il capo per la prima volta fino a quel momento, ma quando lo feci, una morsa di dolore mi colpì in pieno il petto, sentendo successivamente il terreno a contatto con i miei palmi.

Sobbalzai alzando il busto di scatto dal letto, portai una mano all'altezza del cuore e una sul ventre cercando di regolarizzare i respiri fin troppo ravvicinati.
Sembrava avessi appena finito di correre una maratona, ansimavo sfinito, la maglia leggera attaccata contro la mia pelle a causa dello strato di sudore e i capelli spiaccicati fastidiosamente alla fronte.

"Così non va bene...devo calmarmi..." dissi a me stesso mentre mi allungavo per prendere il falcone con le pillole e il bicchiere d'acqua che preparavo sempre la sera prima di andare a dormire.
Mandai giù la pillola e poggiai le spalle alla testiera del letto.
"Che sogno strano..."
Non mi era mai successo di sognare prima che arrivasse quella sensazione di cadere nel vuoto.
La cosa più strana però è che non riuscivo a controllare quel sogno...o meglio, sapevo di essere io, ma non avevo controllo sulle azioni, suoi pensieri, sul corpo e soprattutto mi infastidiva il fatto che non riuscissi ad alzare la testa per vedere le persone presenti...avevo una visuale dal loro bacino in giù...nulla di più nulla di meno...

Un suono di passi pesanti e veloci fecero scricchiolare il parquet in corridoio, sempre più vicini, sempre più rumorosi.
"TU!!" il mio coinquilino aprì di scatto la porta illuminando quell'ambiente buio con la luce in corridoio.
"Dimmi come hai fatto!" quasi urlò.
Restai a guardarlo per qualche secondo in più, cercando sul suo viso una qualsiasi risposta per quella reazione irruenta e improvvisa.
"C-che cos-"
"Mi ha appena chiamato Hyunjin dicendomi che sarà Minho a ballare la tua canzone!! JI, COSA. HAI. FATTO. ?!" scandì per bene le ultime tre parole.

Ohh...quello...

Non è che non mi fidassi del ballerino proposto da Chan anzi, sapevo che non avrebbe mai fatto ballare una canzone così importante per me a chiunque...ma come potevo spiegargli tutto quello che mi aveva portato a cercare di convincere Minho ad esibirsi per me?
"Em...gli ho semplicemente parlato..." risposi ovvio.
"MA SE NON PARLA CON NESSUNO AL DI FUORI DI HYUNJIN!!" esasperò sconvolto dalla mia affermazione.
"Oh no no, non in quel senso...cioè, io gli ho parlato, lui semplicemente scriveva su dei foglietti e mi passava questi sotto la soglia della porta...niente di più e niente di meno".
Speravo che dopo ciò Chan non avrebbe fatto più domande perché non sapevo spiegare come avessi fatto a convincerlo...non potevo, non c'era nessuna scusa che potesse reggere, non c'era alcuna risposta che io potessi fornirgli per colmare quel prepotente interrogativo.
Egli sembrò pensarci su, analizzando ciò che avevo appena detto, stranito forse dalla mia improvvisa presa di coraggio per essermi anche solo un minimo "esposto" a qualcosa e qualcuno che non conoscevo.
"Spiegami solo una cosa...poi prometto che non ti farò più domande e mi fiderò di te e di tutto quello che mi stai palesemente nascondendo" mi guardò diritto negli occhi, consapevole che non gli stessi dicendo tutta la verità, mi conosceva fin troppo bene. "Perché lui?...Semplicemente...perché".

Aveva tutte le ragioni per essere più che confuso da tutta quella situazione, non conoscevo minimamente Minho, non mi esponevo alle altre persone e ogni mio movimento nell'agenzia era minuziosamente calcolato e progettato per "difendermi": andavo solo in determinati orari e uscivo solo quando sapevo non ci sarebbe stato quasi nessuno eccetto Chan. Proprio con quest'ultimo facevo qualsiasi tipo di spostamento, così da avere la scusa pronta con le persone che incontravo e che facevano domande sulla mia presenza lì.
Non sapevo bene come rispondere, ma in qualche modo il maggiore poteva provare a capire ciò che mi aveva spinto verso quel ragazzo.
"Quando sei andato a chiedere a Hyunjin l'altro giorno se fosse disponibile per l'evento di settembre...quando stavi in sala con lui...io ho sentito questa musica..." guardai un punto buio nella stanza, lasciando riemergere lentamente le parole di quella canzone per farle risuonare come un richiamo nel profondo del mio cuore.

"Tutto quello che voglio è sentirti bussare alla mia porta, perchè se potessi vedere il tuo viso una volta ancora, morirei da uomo felice. Prendi il mio corpo, prendi il mio corpo, tutto quello che voglio, tutto quello di cui ho bisogno è trovare qualcuno, troverò qualcuno, troverò te..."
Canticchiai ormai a memoria quella dolce melodia.
"Solo questo mi ha spinto verso lui...non ti so ben spiegare il perché...ma..." lo guardai con occhi smarriti, anch'io in cerca di una vera risposta.
"Non lo so Chan..." bisbigliai alla fine chinando il capo tra gambe e stringendo tra le dita il lenzuolo del letto sfatto.
Una mano si posò sulla mia testa, accarezzando delicatamente i capelli ancora umidi dal sudore. "Va bene Ji, va bene" quasi sussurrò per tranquillizzarmi.















Camminavo con la testa bassa fissando le punte delle mie scarpe, volevo tornare a casa dopo l'ennesima giornata di scuola disastrosa come tutte le altre.
"Hey! Hey aspettami!" gridò per farmi rallentare il passo. "Dai, ho detto che mi dispiace! L'ho fatto per te, perchè non lo vuoi capire!" mi si parò davanti intralciando il cammino. "Non riuscivo a sentir dire quelle cose su di te, sai anche tu che non sono vere, eppure ogni volta ci soffri! Se non hai intenzione di fare nulla tu, allora la farò io!!" quasi mi urlò in faccia.
"Io però non ti ho chiesto niente...perchè ti ostini a metterti sempre in mezzo?!! Era già difficile prima sentire tutti bisbigliare alle mie spalle, ora che sei arrivato tu invece, le voci non faranno altro che aumentare! Mi spieghi cosa ti è saltato in mente?!" risposi a tono guardando le sue gambe.
Per qualche minuto restammo così, in silenzio, senza il coraggio di proferire parola.
"Perchè ti sei trasferito nella mia scuola...è lontana da casa tua...non voglio che tu faccia tutta questa strada solo per...non lo so". terminai in un bisbiglio.
Egli si avvicinò di qualche passo, qualche passo che permise alla punta delle sue scarpe di venire a contatto con le mie.
Come se il tempo scorresse a rallentatore, avvicinò cautamente la sua mano alla mia, prima sfiorandola appena con l'indice e poi afferrandola convinto, intrecciando le dita alla mie. "Io ero, sono e sarò per sempre quì con te, che tu me lo chieda o meno...che lo voglia o no, io non posso farne altrimenti".

Con l'impulso di guardarlo in viso...





Mi risvegliai

Tre Vite  ||Minsung||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora