Hey tu? Si, tu...

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|| JISUNG POV ||

Stavo camminando lungo il sentiero fatto di ciottoli e ghiaia insieme a mia madre, dirigendomi verso l'ennesima persona che chiedeva il mio aiuto. 
Un signore di mezz'età dall'apparenza familiare ci accolse , e più studiavo quei suoi lineamenti e più il mio cervello cercava di processare quelle informazioni per arrivare a una qualche corrispondenza. 
Quell'uomo aveva perso il figlio, si vedeva che stava soffrendo per quella mancanza ma non era solo questo che riuscii a leggergli negli occhi, vi era altro, ma non riuscii a capirlo. Presi le sue mani tra le mie mentre egli prese a raccontarmi e buttare fuori ciò che gravava sul suo cuore crepato. Feci del mio meglio per strappargli via quella sofferenza perché era questo il mio compito no? E quando dopo un'oretta circa, io e mia madre uscimmo dalla casa, l'uomo mi fermò prendendo il mio polso e, guardandomi negli occhi disse: "-

DINN DINN

DINN DINN 

La campanella delle notifiche riecheggiò per tutta la stanza facendomi rinvenire da quello strano sogno.
Mi allungai per prendere il telefono sul comodino per vedere chi mi stesse scrivendo, ma quello passò in secondo piano quando notai l'ora sul display.
Le 17.00...LE 17!!!!????? 
Ero veramente riuscito a dormire tutte quelle ore? Strabuzzai gli occhi per lo shock, incredulo che dopo anni e anni, avessi dormito per più di dodici ore di fila.

Minho

Hey Ji, ti disturbo?

Minho...dal giorno in cui si presentò alla mia porta è passato da circa un mese e in questo mese imparammo a conoscerci ogni giorno sempre di più. 
Da quando gli chiesi di restare, continuammo a sentirci ogni giorno e talvolta anche notte, quando entrambi non riuscivamo ad addormentarci.
Ma la cosa che mi ritornava in mente ogni giorno quando vedevo il suo nome sullo apparire sullo schermo, o lo invitavo quì a casa per passare del tempo non volendo rischiare di farci vedere insieme in agenzia, erano quelle strane sensazioni che nacquero in me quando io Jisung, non J.One, lo conobbe.

One, lo conobbe

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Solo una volta incontrati i suoi occhi capii che era la stessa persona che il giorno dello spettacolo riuscì a placarmi, anche se inizialmente, una parte di me non voleva che il ragazzo di quella sera fosse lo stesso Minho con cui mi ritrovai a "collaborare": con il solo scambio dei messaggi, riusciva a mettermi a mio agio, mi faceva sentire capito e meno solo, traspariva la sua lealtà e la sincerità con cui rispondeva tramite lo schermo del cellulare e proprio questa tua nitidezza talvolta mi faceva sentire in un posto sicuro.

Ma tutto ciò mi spaventava, ero terrorizzato da ciò che sentii e che  che sento tutt'oggi quando lo vedo: come riprendere a respirare e vivere una vita che non avevo mai pienamente vissuto e conosciuto, un mondo tutto nuovo alla nostra realtà in cui non riuscivo a non immergermi quando eravamo insieme.
E proprio come in un altra dimensione, anch'io era diverso: parlavo, parlavo, e straparlavo senza smettere di fare domande per conoscerlo un po’ in più: ridevo, scherzavo e senza un motivo preciso, l'attimo dopo ero triste e con uno strano dolore che mi lacerava il petto.
Lo stesso dolore e la stessa sensazione di completezza che fecero crollare la mia muraglia quando sentii la sua voce cantare quel giorno.

Tre Vite  ||Minsung||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora