Time Out

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Ancora seduto immobile di fronte al televisore, l'ossigeno non riusciva più ad arrivare ai miei polmoni: non importa quanto aprissi la bocca in cerca di aria, stavo soffocando.

Fin troppo velocemente, il mio corpo reagiva a quella mancanza, crollando su sé stesso e lottando per restare in vita e chiedere aiuto. "C-Cha-", non riuscivo a parlare, più tentavo di chiedere aiuto, più soffocavo per quella poca aria che consumavo provandoci.

il respiro sempre più corto, boccheggiavo incosciente su cosa fare, tentando di aggrapparmi su qualsiasi superficie possibile per tirarmi su.
Stavo letteralmente bruciando dentro, il mio petto era pervaso dalle fiamme dell'inferno che pian piano si stavano espandendo ovunque e che presto mi avrebbero bruciato.
Ormai in ginocchio, vidi poco distante da me il cellulare e, con quella poca forza e lucidità che mi restava, allungai un braccio per prenderlo e chiamare il mio amico.
Copiose lacrime presero a riversarsi sul mio viso e un ferro rovente incominciò a bruciarmi la trachea scendendo giù, giù sempre più in fondo fino ad arrivare alla bocca dello stomaco.

"Pronto, Jisung?".
Ansimavo, piangevo, piccoli gridolini striduli di dolore era tutto ciò che riusciva a fuoriuscire da dentro di me...Stavo per morire qui?
Nemmeno un minuto dopo la porta del camerino si aprì per richiudersi l'attimo dopo "RESPIRA JI! TI PREGO CALMATI!!! AIUTAMI, RESPIRA CON ME OK!?" vidi la figura di Chan avvicinarsi completamente in balia del panico e della paura.
Egli era l'unica persona a conoscenza delle mie crisi d'ansia e cercava in qualunque modo in suo potere di evitarle e mettermi nella condizione di non  scatenarle, ma questa sua cura nei miei confronti, era dovuta dalla paura, perché non importa per quanto ci provasse, non importa cosa facesse, non riusciva a fermarle una volta che si presentavano.

Quando lasciavo che si appropriassero di me, egli semplicemente mi affiancava e cercava di farmi respirare, aspettando senza fare nulla, che passassero da sole.
Strinsi in un pugno il tessuto della mia maglia, cercando in qualche modo di liberarmi da quella stoffa affinché potessi sentirmi meno oppresso, mentre con l'altra, cercavo di togliere i ciuffi di capelli sudati attaccati alla fronte.
"Jis ti prego respira con me ok?" disse prendendo una bottiglina d'acqua che, dopo aver aperto, mi porse.

Per quanto mi sforzassi, per quanto lottassi per mantenere la calma e tranquillizzarmi, non riuscivo, era più forte di me e soprattutto, era più forte di tutti gli attacchi che fino a quel momento avevo sopportato e subito da quando ne avevo memoria.
Chan si inginocchiò di fronte a me cercando di farmi seguire il suo respiro. "Uno......due.......tre......forza dai, ce la fai J!".
No, non ce la facevo...sentivo che a breve avrei perso i sensi, tutto attorno si stava pian piano sfocando alla mia vista.
"Hyunjin non momento ti ric-  Ma tu chi sei! E che ci fai con il telefono di Hyun-". talmente ero distaccato dalla realtà che solo suoni ovattati e distorti riuscivano ad arrivare a me.

La vista ormai offuscata e appannata dalle lacrime che continuavano a sgorgare senza fermarsi, la testa leggera e la stanza che tutt'attorno girava senza tregua, il cuore scoppiare e i polmoni bruciare.

All'improvviso, solo il buio.
Non sapevo se fossi svenuto, morto o altro in quel momento.
Perché stavo provando tutto questo dolore?
Ormai giunto allo stremo, stavo finalmente per chiudere gli occhi dalla stanchezza. "N-on r-esp-iro" rantolai.
Cercai di alleviare quel bruciore afferrando la maglia per cercare di toglierla e riprendere aria, ma ormai ero troppo debole anche per stringere il tessuto tra le dita.

Qualcosa di caldo mi sfiorò appena il viso, scendendo sempre più giù verso la mascella il collo e infine giungere sulla mano che avevo poggiata allo sterno e no, sapevo che quella delicata sensazione non era provocata dalle calde lacrime.
"Adesso ascolta solo la mia voce okay?" sentii arrivare alle mie orecchie una voce, nitida, chiara, come se quel leggero tocco mi avesse nuovamente connesso a quello che mi stava accadendo attorno.

In questo stato però, non riuscii ad associare quel suono a nessuna voce che conoscevo.

La mano dapprima arrivata alla mia, delicatamente la strinse, posandola con forza sopra una superficie calda e muscolosa, non permettendomi però di  vedere ciò che avevo di fronte. "Adesso prova a non lottare contro il tuo corpo, trattieni il fiato e concentrati sul mio battito cardiaco" sussurrò nuovamente poggiando un'altra mano sopra la mia per schiacciarla sempre più forte contro il suo petto.
Senza un'apparente motivo, decisi di abbandonarmi a quel tocco dapprima leggero. Trattenni il fiato e prestai tutta la mia completa attenzione a quel battito appena percepibile sotto il mio palmo.
"Prova ad espirare ed inspirare ogni tre battiti, ti aiuto io"

Tum, Tum, Tum....inspirai

Tum, Tum, Tum...espirai.

Il cuore pareva stare uscire dal mio petto, così forte, ritmato, irrefrenabile che credevo che anche lui da quella distanza potesse sentirlo.
Ebbi la conferma quando improvvisamente allungò una mano lentamente posandola in corrispondenza del mio cuore che a tale gesto velocizzò ancor di più i suoi battiti, per quanto fosse possibile.

Per pochissimi istanti la mente mi si offuscò, mostrandomi immagini di cui non ricordavo aver vissuto. Mi ritrovai in un corpo che dalla prospettiva sembrava appartenermi, ma di cui non ne sapevo assolutamente nulla.

Una sensazione di assoluto vuoto, di nulla, un nulla così profondo da lasciarmi sconcertato e spiazzato mi invase completamente, così alzai lo sguardo dal suo petto e scrutai quasi impaurito il ragazzo che mi era davanti. "Il mio batte così forte quando ti vedo, che può essere anche il tuo. Che ne dici?" 

Mi risvegliai da quello stato di trance immerso nuovamente nell'oscurità della stanza.

D' un tratto tutto si placò: l'ansia, il dolore, il panico e il tremolio che scuoteva il mio corpo. Tutto cessò come se nulla fosse mai accaduto.
Lentamente anche la mia vista si schiarì del tutto, permettendo di vedere quelle poche ombre che riuscivo a distinguere nella stanza buia. La prima cosa che feci infatti, fu quella di guardare dritto dinanzi a me, scorgere un qualche dettaglio della persona che inspiegabilmente era riuscita a placare quell’incubo.
Sforzai la vista per scrutare qualunque particolare di quell'ombra, ma l'unica cosa che riuscii a intravedere, furono due bellissimi occhi dal taglio felino, talmente tanto brillanti, luminosi, che avrei osato dire fossero lucidi a causa di alcune lacrime represse.
Non avevo la minima idea di chi avessi davanti in quel momento, non riconoscevo la voce, ed ero quasi sicuro di non aver mai visto quegli occhi...ma c'era qualcosa in me che continuava a ripetermi che non era vero, che conoscevo e avevo già visto quelle iridi...
"Stai bene?" chiese in un sussurro appena udibile.

Provai a rispondere a parole ma quando ci provai, mi si formò un groppo in gola come a bloccare la mia stessa voce. Provai e riprovai  a rigettare fuori poche parole, un semplice sì, ma non riuscii.
"Mhmhh"  mugulai appena.
Una delle mani posate sopra la mia si sollevò, percependola l'attimo dopo al centro del mio petto. 

Non riuscirei a spiegare ciò che in quel momento stava accadendo, perchè nemmeno io lo sapevo, una sorta di sogno, una dimensione che non esisteva nel nostro mondo....per alcuni minuti iniziai persino a chiedermi se quello che stava accadendo fosse la realtà o meno...non capivo perchè quel semplice sfiorarsi riuscisse a riportarmi con i piedi per terra.
Quando la sua mano si posò del tutto contro il mio petto, una violenta fitta al torace mi fece piegare in due dal dolore "CA-CAZZO!" urlai spalancando occhi e bocca per l'improvvisa sofferenza.

"Hey hey sono qui, guardami" prese il mio viso a coppa tra le sue mani, scacciando con il pollice quelle lacrima scivolata lungo la guancia a causa del dolore...
E accadde di nuovo: al suo tocco, il dolore svanì.
Ci ritrovammo così a pochi centimetri di distanza dai nostri visi, guardando l'un l'altro così profondamente da riuscire a scorgere per una frazione di secondi anche le nostre anime che si stavano toccando.
Qualcosa però nei suoi occhi mutò: quegli occhi precedentemente lucidi e preoccupati vennero velati da un'improvvisa paura, un terrore che portò chi avevo di fronte ad allontanarsi da me con un improvviso scatto, correndo via e lasciandomi all'interno della stanza buia.

Tre Vite  ||Minsung||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora