CAPITOLO 17

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Princess don't cry

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Princess don't cry


JULIET POV


I miei occhi si perdono tra le strade al di fuori del finestrino. Il suv prosegue a una velocità media e l'unico rumore percepibile è quello delle ruote che sfrecciano sull'asfalto.

Ogni tanto i miei occhi si incrociano con quelli di mio fratello, seduto davanti a me. Ci limitiamo a sguardi silenziosi, senza emettere parole.

La preoccupazione che ho provato poco prima è tramutata in una sorte di rancore nei suoi confronti.

Come gli è venuto in mente di fare a botte?
E sopratutto davanti a me?

Appoggio la testa sul finestrino. Mi guardo le scarpe da ginnastica firmate Dior che porto ai piedi, perdendomi tra i miei pensieri. Sbuffo al pensiero che nessuno sia venuto a farmi i complimenti per la scelta delle mie scarpe.

Infondo in questa nuova vita nessuno prova a parlarmi, e se lo fanno mi rifilano battutine poco gentili.

Per esempio l'altro giorno sono entrata nell'aula di psicologia, e come al solito mi sono ritrovata a sedermi al banco da sola. Mi è sembrato un miraggio quando una ragazza, con una cascata di riccioli ramati, mi ha chiesto di sedersi accanto a me.

Ho provato ad attaccare bottone, ma questa mi ha bloccato subito, maligna. «Mi sono seduta qui solo perché non ci sono altri posti» ha specificato, e a quel punto ho lasciato perdere.

Probabilmente non devo dare una buona impressione dall'esterno. E probabilmente sbaglio anch'io a mostrarmi in un certo modo, con dei certi abiti e con il mio portamento. Ma sono io, sono fatta così. Perché dovrei cambiare?

Se solo la gente si sforzasse di conoscermi per davvero, magari capirebbe che non sono tanto male.

Le uniche che hanno davvero provato ad andare oltre il mio aspetto sono state Kelly e Betty. Sono state entrambe molto gentili. Peccato solo che non riesca a dimostrargli quanto ne sia riconoscente.

Ho un grosso problema. Non riesco a esternare la mia gratitudine. Preferisco ergere una barriera, e mostrare solo la parte più fredda.

Se mi concedessi il lusso di dirlo ad alta voce, o provare a dare un abbraccio, ammetterei a me stessa che esiste un legame che mi lega a quella persona.

E io ne ho una paura assurda.
Ho paura di legarmi a qualcuno.

Prima non ero così. Sono sempre stata una bambina dolce, esprimevo ciò che provavo con molta facilità. Non mi facevo nessun tipo di problema.

Ora invece è cambiato tutto.

Non sono più quella ragazzina che si lega subito agli altri. Non sono più quella ragazza a cui bastava ricevere una parolina dolce per considerare l'altra persona importante per la sua vita.

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