19.2

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THOMAS POV

Con le braccia al petto, io e i miei due migliori amici osserviamo la signora Sullivan salutare l'ultimo degli invitati, scusandosi per la scena a cui hanno dovuto assistere.

Assottiglio lo sguardo sulla sua figura. Il viso incorniciato dalle ciocche biondo miele ricorda terribilmente quello di sua figlia, se non per la presenza di qualche lieve ruga che costeggia la fronte.

Si porta le mani al grembo mentre cammina spazientita, fasciata nel suo costosissimo abito lungo.

Non deve aver fatto caso alla nostra presenza, perché si libera con gesti repentini delle mollette presenti tra i capelli. Si abbandona su una sedia, esausta.

Una donna, che suppongo sia un'inserviente, le corre subito incontro con in mano una tazza fumante. Fa attenzione a non far cadere il contenuto che strepita dai bordi.

«Sono un disastro, non sono nemmeno riuscita a organizzare un banalissimo brunch!».

«Signora pensi che la prima parte è andata bene» la rincuora l'altra, dispiacendosi delle condizioni in cui riverbera la donna.

Quella recupera la tazza tra due palmi tremanti, ne assapora il contenuto mentre arcua un sopracciglio. «Monica! Dannazione lo zucchero!».

«Oh, mi scusi, lo vado a prendere subito».

La domestica sta per correre in cucina, ma Avril la blocca, porgendogli la tazza. «Pensaci tu, non ho voglia di mettermi a girare pure il tè».

Sospiro spazientito quando vedo la povera donna riportare la tazza in cucina. Ora capisco il motivo per cui Juliet è tanto insopportabile, basti vedere che madre ha.

Si guarda intorno nella stanza torturandosi le punte dei capelli, finché non incrocia le nostre figure, spalancando gli occhi per il timore.

Si alza, sistemandosi al meglio il vestito e i capelli nonostante ora siano un groviglio informe. Con estrema lentezza, si para davanti a noi. «E voi cosa diavolo ci fate qua! Tutti gli ospiti se ne sono andati».

«Non noi, come può certamente constatare lei stessa» afferma sarcastico David, lasciando comparire una smorfia sul viso della signora.

«A proposito di te, ricordati che mia figlia non si tocca. È già impegnata con un bravissimo ragazzo. Una bella persona a differenza tua» risponde quella, con un tono carico di fierezza.

David le rivolge un sorriso rovesciato.

Inclina il capo, e scorgo un certo fastidio sui suoi tratti duri. «Sarà, ma se sua figlia ricerca le attenzioni da altri, forse questo ragazzo d'oro non è poi tanto speciale. Non pensa?» la fronteggia con crudeltà.

La donna rimane a soppesarlo per quello che sembrano minuti interi. Arretra di un passo.

«Che cosa ci fate qua?» chiede, ignorando l'affronto del mio migliore amico.

«Parlare con suo marito, dove si trova?».

Lei recupera un grosso respiro, schiarendosi la gola. «Non lo so, e inoltre queste questioni non mi interessano».

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