19. Di nuovo a casa

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L'astronave entrò nell'atmosfera di Raémia e cominciò una rapida discesa. Tenko e Sigurd avevano deciso di dirigersi a Shakdàn, la principale città delle terre degli orchi, dove avrebbero avuto maggiori probabilità di trovare Havard: il figlio di Hel era sicuramente la prima persona da avvisare dell'imminente ritorno degli dei.

«Cominciate a prepararvi, non manca molto» suggerì Sigurd dalla cabina di guida.

Tenko si alzò per raggiungerlo, ma Spartakan la chiamò: «Posso chiederti una cosa?»

Lei si voltò. «Che cosa?»

I due non si erano parlati molto, ma la demone non lo considerava più un nemico da abbattere a ogni costo.

Il figlio dell'inferno soppesò attentamente le sue parole. «Tu cosa pensi del figlio di Hel?»

Quella domanda stupì non poco la giovane, che in un primo momento non seppe cosa rispondere. «Cosa penso di lui? Mmh, è un po' complicato da spiegare... Penso che sappia il fatto suo. È riuscito a gestire tante persone insieme, ha riunito un esercito di orchi e non solo, e li ha convinti a combattere contro gli dei, però...» Di nuovo Tenko dovette prendersi un momento per trovare il modo di spiegarsi correttamente. «A volte temo che possa diventare troppo simile agli dei. Che alla fine decida di fare qualcosa di sbagliato pur di mantenere la sua posizione. Però un mio amico si fida di lui, e quindi sto cercando di farlo anche io.»

«Ci siamo» annunciò Sigurd. «Ecco Shakdàn.»

Tenko si avvicinò subito a uno dei finestrini. Sperava di riuscire a distinguere qualcosa, ma non avendo gli occhi di un elfo, per lei la città era ancora un puntino in lontananza.

Anche Lunaria si avvicinò al vetro per dare un'occhiata. Dal momento che D'Jagger doveva aiutare Freyja a Niflheim, la fata aveva deciso di unirsi alla demone e agli altri. Non intendeva combattere contro gli dei, ma forse sarebbe riuscita ad aiutarli in qualche altro modo.

«Ehi, Spartakan, vieni a vedere!» chiamò lo spadaccino.

Dopo un attimo di esitazione, l'orco si decise a raggiungerli e anche lui si affacciò. Ciò che vide gli fece spalancare gli occhi: aveva già volato su un drago, eppure ogni volta si stupiva di quanto tutto apparisse piccolo e insignificante da lassù, ma anche vasto e bellissimo.

Era così che gli dei vedevano il suo mondo?

Man mano che si avvicinavano, Tenko e Spartakan riuscirono a distinguere sempre più dettagli: il puntino scuro divenne un mosaico di forme indefinite, e infine una grande città ricca di vita. Intorno alle mura c'era un ampio assembramento di tende colorate, mentre all'interno le strade erano piene di gente indaffarata.

Quando se n'erano andati, Shakdàn era stata appena conquistata. Intorno alle mura era ammassato l'esercito di Havard, e all'interno c'erano i danni causati dall'esplosione del tempio. Di tutto ciò ormai non c'era più traccia. Anzi, più si avvicinavano, e più notarono la presenza di drappi colorati e stendardi. Sembrava quasi che stessero celebrando qualcosa.

Sigurd fece atterrare l'astronave all'esterno della città, lontano dai gruppi di tende, quindi si diressero a piedi verso il cancello principale. L'elfo, così come Tenko, aveva abbandonato i vestiti moderni per tornare a uno stile più coerente con quello di Raémia, la demone tuttavia aveva tenuto i suoi Nervi Taglienti. Spartakan dal canto suo si era fatto convincere a indossare una maglia e un rozzo mantello.

L'Eredità degli AstraliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora