17. Vittoria a metà

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Spartakan era in difficoltà. Gli dei gli avevano ordinato di eliminare la demone con le fruste, ma per quanto provasse a raggiungerla, l'elfo spadaccino continuava a mettersi in mezzo.

Provò di nuovo a colpirlo, ma Sigurd schivò e rispose con un fendente. Il figlio dell'inferno non si premurò nemmeno di schivare: lasciò che la lama affilata scorresse sulla sua pelle rossa senza lasciare alcun segno. La sua forza e la sua resistenza innate gli avevano sempre permesso di combattere alla pari anche contro gli inquisitori più forti, ma in quel momento era confuso. Spaesato. Come faceva il suo avversario a tenergli testa? A lui, il Campione degli dei? L'unica spiegazione era che anche l'elfo avesse ricevuto la benedizione di un dio, ma quale dio poteva avergliela concessa? C'erano forse altri dei oltre a quelli che conosceva?

Sigurd si allungò in un affondo. La punta di Balmung premette contro il petto di Spartakan e lo costrinse a indietreggiare. L'elfo lo tempestò di colpi e di nuovo l'orco dovette fare dei passi indietro. Ferito – ma solo nell'orgoglio –, il figlio dell'inferno gridò e partì al contrattacco. Colpì con tutta la sua forza, ma i suoi pugni sferzarono solo l'aria: Sigurd era già balzato a qualche metro di distanza e lo osservava con attenzione.

Nonostante la forza del nemico, l'elfo sentiva di avere la situazione sotto controllo. Il rosso non aveva ricevuto un addestramento particolarmente raffinato, e in più i suoi movimenti tradivano una certa indecisione, tuttavia lo spadaccino non poteva abbassare la guardia: il suo avversario era pur sempre un figlio dell'inferno.

Freyja, impegnata ad alcuni metri di distanza, capì che Sigurd poteva cavarsela da solo e decise di concentrarsi sui ghoul evocati da uno dei vampiri. Al contrario di quelli che aveva affrontato sulla Luna Nera, questi erano mostri di vario tipo, presumibilmente catturati e poi infettati così da diventare burattini al servizio del loro padrone. Quest'ultimo era un sauriano dal fisico esile con delle corna sul capo: probabilmente Chupacabra[24].

Il grosso lupo-ghoul si avventò su di lei con le due bocche spalancate. L'orchessa schivò di lato, ruotò il busto e lo colpì al fianco con il manganello. La fiera guaì e cadde a terra. La poliziotta lo colpì ancora su uno dei musi, e pezzi di carne putrefatta saltarono in tutte le direzioni. Ma non era così semplice uccidere un non-morto.

Un'altra fiera la aggredì, ma un collega la fermò a mezz'aria e la scagliò via con la telecinesi. Freyja si rialzò e corse verso un massiccio ariete che stava zoppicando verso Tenko. Lo colpì a una delle gambe buone per farlo cadere, lo afferrò per una delle corna ricurve e lo scagliò verso l'evocatore. Quest'ultimo non si mosse nemmeno: bastò l'intervento di uno dei suoi ghoul a proteggerlo, una specie di volpe da guardia dalla spiccata agilità.

L'orchessa sapeva di dover mirare a Chupacabra, ma né lei né il suo collega riuscivano ad avvicinarlo. E gli altri poliziotti erano troppo impegnati per aiutarli: uno con abilità da mutaforma stava inseguendo Manananggal[25] – il busto alato – per riprendere la valigetta, mentre l'altro stava cercando di contrastare la magia canora di Partenope insieme a D'Jagger.

Paradossalmente, se c'era qualcuno che sembrava in grado di avere la meglio, quella era Tenko. Adze stava sfruttando il suo potere di trasformarsi in una lucciola ed evitare i Nervi Taglienti, ma la demone era comunque riuscita a mettere a segno qualche colpo. Il vampiro superiore aveva prontamente rigenerato le ferite, ma i suoi movimenti si stavano facendo via via più goffi e incerti.

Il servo di Lilith ci mise un po' per capire che le fruste della sua avversaria erano intrise di veleno, e doveva trattarsi di una tossina molto potente se stava facendo effetto anche su un vampiro superiore come lui.

L'Eredità degli AstraliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora