27. Il prezzo del trionfo

3 1 3
                                    

L'inizio della rivolta contro gli dei risaliva a più di un anno prima, eppure il vero punto di non ritorno era stato raggiunto solo con l'uccisione di ben due divinità. Non solo i ribelli avevano dimostrato che un dio poteva essere ucciso, ma avevano anche dato prova che sarebbero stati in grado di ripetere il gesto tutte le volte che volevano.

Nessuna divinità poteva più considerarsi intoccabile, e la scomparsa di un dogma così fondamentale avrebbe presto minato la devozione di moltissimi fedeli. Consapevoli di ciò, gli dei superstiti erano fuggiti il più lontano possibile, con la sola eccezione di Enki. Il dio del mare aveva accettato di consegnarsi ai ribelli ed era stato confinato in uno dei suoi stessi templi: una prigione dorata in attesa che i Sei decidessero il suo destino.

Giustiziare il dio del mare era ancora una possibilità, tuttavia i rappresentanti non potevano sottovalutare le conseguenze di un simile gesto: da una parte avrebbe irrigidito ulteriormente la posizione dei lealisti, e dall'altra avrebbe potuto scatenare nuovamente una reazione del pianeta. Quella di Shakdàn era stata la più distruttiva mai vista, con scosse ed eruzioni di lava che si erano protratte per ore, causando la morte di migliaia di persone. Tutti gli edifici in legno erano stati ridotti in cenere, mentre quelli in pietra erano crollati o erano stati sommersi dalla lava.

La più importante città delle terre degli orchi aveva resistito a ben due invasioni – prima da parte dei ribelli e poi dei giganti –, ma niente aveva potuto contro le soverchianti forze della natura.

Qualche lealista aveva provato a diffondere la voce secondo cui il cataclisma era una punizione divina per aver ucciso gli dei, tuttavia i Sei erano riusciti a far prevalere la tesi per cui si trattava di un episodio sì legato alla morte delle due divinità, ma solo nella misura in cui la straordinaria energia sprigionata aveva causato una reazione fuori dal comune. Del resto, se davvero si fosse trattato di una punizione divina, perché aspettare tanto? Perché non ripeterla in altre città sotto il controllo dei ribelli? E perché gli dei erano fuggiti subito dopo averla inflitta?

Dopo aver dedicato alcuni giorni a risolvere quella questione, soccorrere i profughi e organizzare gli aiuti, i Sei si erano presto ritrovati a dover fare i conti con un'altra questione: dal momento che la situazione stava tornando alla normalità, alcuni guerrieri avevano cominciato a sollevare degli interrogativi riguardo le armi magiche, inducendo i loro rappresentanti a chiedere delucidazioni a Havard e al ricco sauriano.

«Mi è stato riferito che queste armi magiche emettono un'energia particolarmente negativa, secondo alcuni addirittura "nefasta"» riferì l'insettoide di tipo formica.

«Ho ricevuto anche io le stesse informazioni» confermò l'umano. «Un guerriero in particolare ha toccato un'arma senza indossare il guanto fornito dai fabbri-alchimisti, e ha riferito di aver sentito grida di dolore e rabbia nella propria testa.»

«Quelli che descrivete sono fatti estremamente spiacevoli, tuttavia comprenderete anche voi che stiamo parlando di armi pensate per uccidere esseri immortali» affermò il sauriano. «Se posso dare la mia modesta opinione, si tratta di effetti collaterali più che accettabili, considerata la loro comprovata efficacia.»

«Se anche si trattasse di semplici effetti collaterali, non è lecito chiedersi da cosa siano causati?» sottolineò il treant con la tipica cadenza solenne e misurata.

«Ovviamente il nostro obiettivo non è screditare le armi magiche» ribadì Pentesilea. «Sappiamo tutti che senza di loro non saremmo riusciti a sconfiggere gli dei. Tuttavia dobbiamo sapere qual è il costo di queste armi, sia in termini materiali che morali, altrimenti in futuro non potremo decidere in maniera pienamente consapevole se e quando utilizzarle. Non siete d'accordo con me?»

La semiumana aveva parlato a tutti i presenti, tuttavia era chiaro che la domanda voleva suscitare una risposta da parte di Havard e del sauriano.

«Ma certo» convenne infatti il ricco mercante. «Sono pienamente d'accordo con voi, tuttavia mi duole ammettere che le mie conoscenze riguardo all'effettiva produzione delle armi magiche sono limitate. Forse l'illustre Havard potrà darci qualche informazione in più in merito.»

L'Eredità degli AstraliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora