Per Tenko era strano vedere di nuovo il suo mondo che si allontanava al di là del finestrino. Quando era tornata dopo la missione sulla Luna Nera, aveva dato per scontato che sarebbe rimasta nella sua terra natia, adesso invece non era sicura che quel posto facesse ancora per lei. Troppe cose erano cambiate, lei inclusa.
Lunaria svolazzò al suo fianco e si adagiò delicatamente sulla cornice del finestrino. Non fece alcun segno con le mani, ma la demone apprezzò la sua vicinanza: dopo tutti gli "arrivederci" che aveva detto, aveva bisogno di figure amiche vicino a sé, oltre a Sigurd.
«Parti di già, eh?» commentò Zabar con una punta di amarezza nella voce.
Tenko annuì. Non ci aveva fatto caso prima, ma ora che stava per andarsene si prese del tempo per osservare i vestiti dell'ex chierico: indossava una sorta di tunica dai colori scuri, di buona fattura per gli standard degli orchi. Questo le fece capire come il demone fosse riuscito a integrarsi nella nuova società in cui aveva scelto di vivere, assorbendone gli usi e i costumi, ma senza dimenticare i propri.
«A quanto pare c'è ancora qualcosa da fare per tenere al sicuro il nostro mondo.»
Zabar si sforzò di trattenere le lacrime. «Wow... Sei così... cresciuta.»
Entrambi si misero a ridere per quel commento.
«Grazie, papà, anche tu sei cresciuto!»
I due continuarono a ridere, sorpresi da quanto fossero cambiati rispetto a quando si erano incontrati per la prima volta.
«Sai già quanto starai via?» le chiese Zabar.
Tenko scosse il capo.
L'ex chierico annuì. «Allora ci penserò io a tenere d'occhio Havard, giusto?»
La demone sorrise, poi di nuovo scosse il capo. «No. Pensa solo a essere felice.»
Lo strinse in un abbraccio, subito ricambiato dall'amico.
"Ci penserò io a tenerlo d'occhio, in qualche modo."
I due rimasero così alcuni lunghi secondi, poi finalmente sciolsero l'abbraccio, ed entrambi videro le lacrime sulle guance dell'altro.
Tenko aveva salutato anche Leonidas, Persephone, Clodius, Ramses, e in generale tutti quelli con cui aveva collaborato sia in passato che di recente, ma Zabar era sicuramente quello che le sarebbe mancato più di tutti.
Si voltò e raggiunse insieme a Lunaria la sala comune dell'astronave.
«Credo di non averti ancora ringraziato per il tuo aiuto contro gli dei. E poi volevo chiederti cosa pensi di fare adesso?»
Spartakan, che si era concesso una breve pausa dal suo lavoro, finì di bere un generoso sorso d'acqua. «Non ho ancora un piano preciso. Per ora continuerò a dare una mano qui, se servirà andrò a eliminare gli altri dei, poi però voglio viaggiare per vedere il mondo con i miei occhi. Havard mi ha offerto un posto nelle sue unità d'élite, ma ho seguito ciecamente gli ordini del Clero per troppo tempo, e adesso voglio capire come stanno davvero le cose. Cosa pensano le persone... Queste cose qui.»
La demone annuì. «Beh, se ti servisse una mano, puoi contare su di me. So di non essere intelligente come Zabar o Havard, però se hai bisogno di qualcosa... un consiglio magari, puoi contare su di me.»
Il rosso le mostrò un sorriso di cortesia. «Ti ringrazio per l'offerta, ma voglio trovare da solo le mie risposte.»
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L'Eredità degli Astrali
Ciencia FicciónIl racconto conclusivo del primo arco narrativo. Questa storia prosegue gli eventi di Eresia, La frontiera perduta e La progenie infernale. È giunto il momento della resa dei conti. Ma quello che si prospetta all'orizzonte è un conflitto ben più gra...