5. Conosci i tuoi alleati

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Quella finestra aveva qualcosa di strano. Spartakan la stava fissando da un pezzo, e non capiva come fosse possibile che mostrasse quel cielo notturno: aveva controllato personalmente, e dall'altra parte c'era un'altra stanza. Probabilmente si trattava di un qualche incantesimo, ma non ne aveva mai visto uno simile, e non ne capiva l'utilità. Avrebbe voluto rompere la superficie di vetro per capire se quelle stelle erano finte, ma lui era il Campione degli dei: un simile gesto avrebbe probabilmente causato imbarazzo nei suoi patroni.

«Posso farti una domanda?»

L'orco si girò di scatto. A circa un metro da lui c'era la sauriana pallida che li aveva accolti un paio di giorni prima. L'ambiente in cui si trovavano era un ampio salone dal soffitto alto e il pavimento duro come pietra, eppure non l'aveva minimamente sentita arrivare. Dopo qualche istante capì il motivo: sotto la gonna della rettile non c'era traccia delle sue gambe.

«Quale domanda?»

«È vero che non puoi essere ferito?»

«È così» confermò il figlio dell'inferno, fiero del proprio dono.

Lei sollevò una mano. Le sue unghie erano aguzze e molto curate. Lo guardò intensamente. «Posso provare?»

Spartakan non si fece impressionare. «Se proprio ci tieni.»

Tlahuelpuchi poggiò il palmo sul suo petto massiccio. Provò a graffiarlo, ma le sue unghie non lasciarono alcuna traccia sulla pelle rossastra.

La sauriana sorrise ammirata. «Cosa non darei per un campione del tuo sangue...»

L'orco avvertì qualcosa di strano nel suo tono. Era chiaramente interessata a lui, ma non come persona: lo vedeva come un animale esotico, se non addirittura come un oggetto.

«Ma per il momento dovrò accontentarmi dei tuoi amici» aggiunse lei a mezza voce. «Beh, ci vediamo.»

Gli rivolse uno dei suoi sorrisi amichevoli e poi fluttuò all'indietro, svanendo nella penombra.

Spartakan era ancora confuso per quel bizzarro incontro quando un'altra donna lo raggiunse: questa volta si trattava della demone che aveva viaggiato con lui e agli dei, la madre del Pilastro della Giustizia. Era ancora piuttosto giovane, aveva un fisico asciutto e due paia di occhi, di cui quello superiore nettamente più piccolo. Sembrava molto preoccupata.

«Emh, Spartakan, giusto?»

L'orco annuì. Da quando erano arrivati in quello strano palazzo, lui e gli altri Pilastri erano improvvisamente divenuti capaci di comprendersi a vicenda, tuttavia erano stati separati quasi subito, e quindi non aveva avuto modo di parlare con nessuno di loro.

«Per caso hai visto mio figlio?»

«No, mi dispiace.»

«Mi hanno detto che dovevano fare dei... controlli, o qualcosa del genere. A lui e agli altri Campioni. Ma sono passate ore, e ancora nessuno mi ha detto dove sia o se posso vederlo. Io...» Abbassò la voce. «Non lo so perché gli dei ci hanno portato qui, ma non mi fido delle persone in questo palazzo. Ho paura che potrebbero fare del male a mio figlio. E se... E se succedesse...» Il terrore era così forte che non riuscì nemmeno a finire la frase.

L'Eredità degli AstraliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora