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Stiamo facendo colazione in un tavolo circolare, tutti insieme.
Al piano sotto a quello delle stanze c'è la cucina e il salotto. Mentre mangio riesco a vedere persino fuori, grazie alle vetrate che ci permettono di vedere all'esterno, senza che gli altri vedano noi.

«Prego, prendete pure, immagino che siate affamati» dice la donna porgendoci dei biscotti.
«A proposito, sono Trace, è un piacere conoscervi»

«Trace? Che nome strano» mormora Thomas mentre mordicchia un biscotto.

Trace sorride.
«Si, in effetti è un nome un po' particolare. «Prende il nome da una importante missione della NASA per studiare la corona solare e la regione di transizione tra la fotosfera e la corona.»
Mi ricorda il nome di Helios.
Anche il suo proveniva da una missione della NASA per studiare il Sole.

«Davvero? È fichissimo!»
Quasi rido. Fichissimo, è la parola che ha imparato proprio ieri.

«Quindi...» Kenjiro beve un sorso di caffè, e poi posa la tazza.
«Lei è una come noi. Ci sta offrendo un posto sicuro, ci lascia lavare, mangiare, dormire, bere...» Alza lo sguardo verso Trace, e incrocia le mani sul tavolo.
«E tutto questo... immagino che non lo faccia per pura generosità. Quindi, cosa si aspetta in cambio da noi? Cosa vuole, esattamente?»

Trace scoppia in una sonora risata.
«Non mi stupisce che vi poniate certe domande, essendo cresciuti in ambienti ostili, in costante guerra, e gettati poi in delle celle.» Fa una pausa. «Io non vi chiedo nulla in cambio. Quello che cerco, piuttosto, è un aiuto.»
La guardo ad occhi spalancati.
«Sto solo cercando di raggruppare le forze per dare giustizia. E so che voi, volete esattamente lo stesso. Non desiderate vedere la stazione e il comandante crollare?»
Mi si illuminano gli occhi.
«Voi siete speciali. Ho visto il potenziale che avete. Siete fuggiti dalla stazione sfruttando e unendo il vostro calore. Siete una forza della natura, e sarete in grado di controllare il mondo intero. Non siete affamati di potere, ma di giustizia. O sbaglio?»

«Si, ha indovinato. Ma mi tolga una curiosità, lei ha detto di averci... visti?» Chiedo.

«Esattamente. Ormai è un'anno che sorveglio la stazione. Sono riuscita ad entrare nel loro sistema di controllo, quindi riesco a vedere ogni telecamera. Oh almeno, quelle che non ha fuso» fa un sorrisino, come se mi volesse dire "bel lavoro".

«È fuggita anche lei dalla stazione?» Chiede Hell.

«Corretto. Ma, io l'ho fatto in modo un po' più... invisibile.» Ci guarda, e poi aggiunge: «Voi avete dato inizio al caos più totale. Siete stati incredibili»

«Beh, non per vantarmi, perché sono un'uomo con un certo tipo di orgoglio, ma sì. Siamo stati delle bombe nucleari, dei cazzo di villain, dei fottuti ninja che...»

«Ha capito...» Li fa Yumi dandoli due pacche sulla spalla.
«Ha capito.»

Kenjiro si schiarisce la voce.
«Quindi... lei vuole il nostro aiuto?» Chiede con tono pienamente soddisfatto.
Si passa una mano tra i capelli, incrocia le braccia, e fa: «Si, si... si potrebbe fare. A patto che, abbiamo potere di prendere decisioni qui dentro.»

«Assolutamente. Qui alla base siamo tutti sullo stesso livello, non si preoccupi.»

«Ah, e non diamoci più del lei. È troppo formale questo linguaggio, per i miei giusti.»

Trace ride.
«D'accordo, mi sembra una buona idea.» Si alza dalla sedia, e dice: «Questa sarà la vostra nuova casa. Come potete vedere qui c'è il salotto, e la cucina» dice indicando ciò che ci circonda.
«Le stanze le avete già viste. Invece per quanto riguarda al mio ufficio, si trova all'ultimo piano. Li ci sono anche tutte le telecamere della stazione. Al piano di sotto c'è una palestra ben fornita, in modo da allenarvi, e poter specializzare il vostro calore. Ai piani più sotto ancora c'è una serra, in cui le piante crescono grazie alle lampade a LED. Inoltre, c'è anche un sistema di filtraggio dell'acqua, e un sistema di purificazione.» Ci spiega.

«Wow, ma è... fantastico!» Esclama Yumi.

Mi guardo intorno, e oltre a vedere Thomas che si riempie le mani di biscotti, noto che Hell si sta passando le mani tra i capelli, ha la fronte aggrottata, e tamburella con il piede a terra.

Cerco di dire o fare qualcosa, ma lui dice: «Scusate, torno subito» si alza dalla sedia, e corre via nella direzione della scale. Non ho nemmeno il tempo di capire che succede, che lui è già sparito.

Kenjiro mi si avvicina, lasciando Yumi a parlare con Trace. Sembrano andare piuttosto d'accordo.

«Che li è preso, al tuo ragazzo?»

Scuoto la testa. «Non ne ho davvero idea. Lo raggiungo, fammi sapere se scoprite qualcosa di nuovo»
Kenjiro annuisce, e li dico: «Ah, puoi controllare che Thomas non si ingozza di biscotti?» Faccio una piccola risatina, e lui incrocia le braccia.

«Si, certo. Non ti preoccupare, il ragazzo è al sicuro con me» scuote le mani, e poi aggiunge: «Heav, quando glielo dirai?»
Ed ecco che colgo appieno il peso delle parole.

«Non lo so. Non lo so, non so nemmeno come spiegarglielo» mi passo una mano tra i capelli, e sospiro.
Thomas vorrà sapere di sua madre, e io non potrò dirgli nulla. Forse è meglio che aspetto che cresca un po', per lo meno non dovrò mentirgli. Oppure, dovrei dirglielo il prima possibile.
Non lo so. Non lo so davvero.
«Ora vado, e grazie, K»

«Al tuo servizio come sempre, principessa» mi fa il saluto militare, e poi si avvina a Thomas. Li tocca improvvisamente le spalle, lui balza in aria facendo cadere a terra i biscotti.

Poi mi volto, e corro verso le scale.

Salgo di corsa un piano, fino a raggiungere la nostra stanza. Non ho il fiatone, non dopo aver fatto tutta la stazione di corsa come una pazza.
Ormai me la cavo piuttosto bene con la corsa.
E poi, correre mi fa sentire libera.

Raggiungo la nostra stanza, entro, e richiudo la porta alla mie spalle. I miei occhi scattano da tutte le parti, fino a che lo vedo.
Hell è seduto a terra, con la schiena appoggiata al bordo del letto.
Fissa il vuoto.

Prendo un respiro, e cammino lentamente fino a raggiungerlo. Mi siedo al suo fianco, senza dire nulla.

Non so cosa sia successo, quindi non so come cercare di confortarlo. Ma certe volte, la presenza vale molto di più delle parole.

Hell si sta fissando le mani. Lo fa spesso, ho notato. Ma mi sono appena resa conto che non sono le mani che fissa. Ma le cicatrici sui polsi.
Sento lo stomaco contorcersi.

Rimango il silenzio, ma ciò che ci circonda è il silenzio più rumoroso che abbia mai sentito.
È come un vento gelido durante una tempesta, che taglia l'ossigeno solo con il suo passaggio.

Hell sospira. Sospira, e poi apre bocca.
«Tu non ricordi nulla, io ricordo tutto» mormora, piano piano. «Ma mi sbagliavo. Mi sbagliavo, perché ci sono dei vuoti, dentro di me, che non riesco a collegare. Come un puzzle a cui manca l'ultimo pezzetto; ed io, mi sento così. Finora non ci ho mai fatto caso. Sono stato così concentrato da tutto ciò che mi circondava, che non mi sono nemmeno reso conto di aver perso dei pezzi di me stesso. Ed è così fottutamente doloroso...» Una risatina colma di dolore, che si trasforma in ghigno.
«È maledettamente orribile, e mi sento una persona orrenda. Disgustosa, e provo ribrezzo persino per me stesso. Mi odio, Heaven. Mi odio e mi disprezzo in un modo che non puoi nemmeno immaginare. Mi faccio schifo da solo, ecco perché mi sono lasciato conficcare una pallottola nella gamba. Perché lo meritavo. Cazzo, se lo meritavo. Mi merito trecento pallottole nel cuore, e odio che la mia pelle si rigeneri.»

«Hell...» La mia voce è un balbettio. Un balbettio quasi impercettibile, perché le lacrime come il solito hanno la meglio.
Perché io, capisco meglio di chiunque altro quello che prova Hell.

Li prendo le mani e le stringo nelle mie.
Delle lacrime gocciolano sulle sue cicatrici.
Ma non sono le mie, sono le sue.

Ha il suo solito sguardo serio, impeccabile, ma delle lacrime scendono come gocce d'acqua sul suo viso.

«Ho dimenticato mia madre, Heaven. Ho dimenticato ogni ricordo che avevo di lei.»

𝑭𝑹𝑨𝑪𝑻𝑼(𝑹𝑬𝑫)  -𝒾𝓃𝒻𝑒𝓇𝓃𝑜 𝑒 𝓅𝒶𝓇𝒶𝒹𝒾𝓈𝑜-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora