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Sono seduta a terra, nell'angolino di una casa ridotta a pezzi, con macerie e sabbia ovunque.
E nascosto dietro di me, c'è Thomas.

È rannicchiato, e con le manine si tiene alla mia maglietta. Piange piange piange ed io non riesco a fare nulla per consolarlo. Lo chiamo, li chiedo cosa è successo, cosa sta succedendo, ma lui non mi risponde. Non sembra sentirmi.

Così lo tengo stretto a me, fino a che urla, quando una figura si avvicina a noi.
La figura è una donna.
Una donna con i capelli rossi, ricci, e gli occhi verdi. Ha sabbia ovunque. Sul viso, sui vestiti ridotti a brandelli, e il suo viso è così sciupato che sembra non beva e non si nutra da giorni; se non fosse che tiene una bottiglia di vetro, semi vuota, in mano.

Si avvicina a noi, ma quasi non si regge in piedi. Barcolla da una parte all'altra, si regge al tavolo, trascina una sedia vicina a noi e si siede.

Ci osserva come se fossimo degli scarti umani, mentre manda giù un'ultimo sorso dalla bottiglia. Spacca la base contro lo spigolo dal tavolo,
E poi,
Poi me la scaglia contro.

Proteggo con la schiena Thomas, mentre le mie urla si mischiano ai suoi pianti.
La bottiglia mi colpisce la testa, e vetri cadono e si infilzano per il mio corpo, ed io urlo, urlo e urlo ancora. Il sangue scorre giù dalla mia testa, oscurandomi la vista, fino a che non vedo più nulla, e tutto è buio pesto.

Riapro gli occhi, passo una mano sul mio viso, ed il sangue non c'è più.

Adesso sto correndo.

Sto correndo nella sabbia e la stessa donna mi rincorre con un coltello in mano.
Urla qualcosa, ma io non l'ascolto e corro corro e corro ancora, ma la sabbia mi rallenta, fino a che inciampo a terra.

La donna mi raggiunge, mi blocca i polsi a terra, ed io ho il viso rigato dalle lacrime, quando mi punta il coltello alla gola.
La punta si conficca nella mia pelle, il sangue inizia a scorrere ed io urlo a squarciagola.

Thomas ci raggiunge, piange, grida, e cerca con le poche forze che ha di trascinare via la donna da me. 

Lei si alza da terra, afferra Thomas, ed io mi alzo correndo nella sua direzione, fino a che non vedo più nulla, perché le lacrime mi oscurano la vista.

Vedo di nuovo tutto nero.

Riapro gli occhi, scaccio via le lacrime inesistenti, e un'uomo con i capelli ambrati ci guarda sorridendo. Sorride, abbraccia me e Thomas, ma i suoi occhi sono pieni di lacrime.

Apre una botola sotto il pavimento e ci spinge all'interno, dicendo che andrà tutto bene, e che saremo al sicuro.

Poi la richiude, e rimaniamo soli, avvolti dal buio.
Thomas si rannicchia tra le mie braccia, mentre cerca di soffocare dei singhiozzi.

Io alzo lo sguardo, cercando di intravedere qualcosa dalle fessure delle assi del pavimento.
Ma sento solo rumori, vetri che si spaccano, oggetti che cadono, grida, urla e implorazioni.

E poi, poi non si sente più nulla.

Qualcosa gocciola da una fessura tra le travi, fino a cadermi sulla fronte. Tocco la goccia con un dito, e mi accorgo che è sangue.

La botola si apre, la donna scende giù, trascinandosi dietro l'uomo che poco prima ci aveva abbracciato.

Ora è zoppicante, con il petto ricoperto di sangue.
I muscoli del suo viso sono contratti da dolore, ma ci guarda comunque sorridendo.

Anche la donna sorride.
Sorride, dice 'salutate papà' e li taglia la gola.

Un urlo mi sfugge, mentre stringo a me Thomas, e il sangue mi schizza sulla faccia, mischiandosi alle mie lacrime.

Singhiozzo, non vedo più nulla, fino a che qualcuno mi scuote, e grida di svegliarmi.

Riapro gli occhi arrendendomi, ma li strizzo le per la troppa luce nella stanza.

Cerco di alzarmi, ma i polsi e le caviglie sono legate ad una tavolino metallico.
Una luce bianca è proiettata verso di me, e svariate persone che indossano una strana tuta bianca con un casco si avvicinano a me.

Mi fissano, uno di loro prende in mano una specie di trapano, e premendo un pulsante lo accende. Il forte rumore del trapano si mischia alle mie urla, non appena lo avvicina al mio stomaco e ce lo preme contro.

Urlo, mi dimeno, urlo e urlo ancora con tutta la forza che mi rimane, ma i miei occhi si chiudono, sconfitti dal dolore.

Li riapro, mi alzo di scatto da terra, e i miei occhi scattano da tutte le parti.

Sono in una stanza completamente vuota.
Tutta bianca, così come le luci.
Corro tastando le pareti, cercando qualche porta nascosta, ma non c'è nulla di tutto ciò.

E poi,
Mentre corro,
Improvvisamente,
Il mio corpo inizia a bruciare.

La pelle è diventata rossa fuoco, ed io crollo a terra, strisciando lungo il pavimento, e urlando con tutta la forza che ho in corpo.

Urlo a squarciagola, e tutto il mio corpo brucia, scotta, arde, come se fossi avvolta dalle fiamme, come se qualcuno mi stesse bruciando viva.
Urlo urlo e urlo ancora, fino a che il dolore vince un'altra volta.

Vedo ancora tutto nero.

Sento qualcuno afferrami per la braccia, così apro gli occhi di scatto.

Davanti a me c'è Helios.
Il comandante Helios Howard.

Indossa anche lui una maschera, mentre mi guarda sorridendo. Si avvicina e dice: «Heaven Glass, le mie congratulazioni. Lei è appena diventata una "geneticamente modificata"» Sorride ancora una volta, e mi mostra una benda.
«Questa benda, una volta messa non dovrà mai più toglierla. Perché altrimenti, ucciderà chiunque incroci il suo sguardo»

E me la lega intorno alla testa, coprendomi gli occhi, fino a che non vedo più nulla.

E tutto, ancora una volta si fa nero.
Nero come la pece.

Così urlo, urlo e cerco di togliermi la benda, urlo e urlo ancora, mi dimeno, ma non sto indossando nessuna benda. Così apro gli occhi, e mi accorgo di essere immersa nell'acqua.

Delle braccia mi afferrano, e mi tirano fuori dalla vasca di dolore in cui ero immersa.
Mi tirano fuori, eppure io non riesco a respirare.

Non so nemmeno se io sia più viva.

𝑭𝑹𝑨𝑪𝑻𝑼(𝑹𝑬𝑫)  -𝒾𝓃𝒻𝑒𝓇𝓃𝑜 𝑒 𝓅𝒶𝓇𝒶𝒹𝒾𝓈𝑜-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora