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Ogni tanto mi piacerebbe diventare una rodine e volare via.
Scappare da tutto ciò che ci circonda, e volare volare volare sempre più in alto, fino a raggiunge il sole.

Mi piacerebbe diventare una rondine, eppure, non ne ho neanche mai vista una.

Ma non mi importa.
Non mi importa, perché ho solo bisogno di scappare via di qui.

Io e Hell siamo tornati alla nostra stanza.
Siamo seduti a terra, con la schiena contro la porta.

Nessuno ha più la forza di urlare.
Nessuno ha ancora lacrime a disposizione.

«Mi dispiace, Heaven. Mi dispiace, è tutta colpa mia. Mi dispiace...» Sussurra prendendomi il viso tra le mani.
«Sono stato io a convincerti a vedere quelle schede. E il risultato? Abbiamo visto ben peggio. Non mi perdonerò mai. Quei ricordi, quel dolore, ti hanno quasi ucciso, tesoro. E questo non me lo perdonerò mai e poi mai. Perché per colpa mia... per colpa mia tu sei quasi mor...»

«No, no... ehi, ascoltami. Tu non c'entri niente. Niente, hai capito? Sono io che ho accettato. La colpa non è di nessuno. Siamo caduti in quella vasca entrambi, Hell.»

Specifico, perché mi sembra giusto dirlo in questo momento.
Si, è stato lui ha convincermi, ma sono io ad aver accettato. E in quella vasca mortale, ci siamo caduti entrambi.

Anche lui è stato distrutto e divorato vivo dal dolore, proprio come me.

«Dovevo darti retta. Dovevo ascoltarti, quando hai detto che avremmo potuto scoprire qualcosa di orribile. Ma ero così accecato da scoprire quali ricordi mi erano stati tolti, da scoprire chi era mia madre... che...» Una risatina colma di dolore, che si trasforma in una smorfia triste.
«Mia madre è Trace. Trace, la stessa donna con cui ho fatto colazione tutte queste mattine. La stessa donna che mi ha detto di non sapere nulla su di noi. Ed invece... invece sapeva anche troppo.» Fa una pausa, prende il respiro e continua: «Io sapevo che fosse scappata. Lo sapevo, ma non lo ricordavo. Perché mio padre, ha cancellato ogni ricordo che avevo di lei. Ma adesso... adesso ho visto ciò che ho passato. Adesso lo so.»

La mia mano si attorciglia alla sua, e la mia testa si appoggia alla sua spalla.
«Ti ascolto, Hell. Ti ascolto, se vuoi liberarti di tutto ciò»

Lui mi sorride. Un piccolo sorriso, ma che restituisce un tassello al mio cuore. «Anch'io ti ascolto, tesoro. Ascolterò ogni parola che tirerai fuori, perché conosco il dolore con cui lo farai.»
Le sue labbra mi baciano la guancia, la fronte, il naso, e poi torna a guardarmi negli occhi.
«Sono qui con te, amore. Non vado proprio da nessuna parte» le sue mani scivolano tra i miei capelli, ed io lo guardo perdendomi tra i miliardi di smeraldi nei suoi occhi. 

«Tu mi hai salvato la vita» mormoro.
«Un'altra volta»

«No, ti sbagli. Sei tu che hai salvato la mia, tirandomi fuori dall'infermo in cui sono nato»
E le sue labbra sono premute contro le mie.

Le sue mani scivolano sulla mia vita, mi solleva e mi fa sedere a cavalcioni sopra di lui. Io avvolgo le mie intorno al suo viso, e le dita si attorcigliano tra i riccioli oro dei suoi capelli.

Le sue mani non stanno ferme un secondo. Proprio non ce l'ha fa. Ed io non mi lamento, perché vorrei guardarlo, ammirarlo per ore e ore, senza distogliere mai lo sguardo.

Le sue mani tracciano linee invisibili sulla mia pelle, mentre le nostre lingue sono attorcigliate l'un l'altra.

E ogni volta, ogni volta che condividiamo momenti del genere, il mio cuore esplode come se fosse la prima volta.

Questo profumo, la sensazione delle sue labbra premute contro le mie, le nostre lingue attorcigliate, i nostri copri fusi l'un l'antro, e qualcosa che ancora oggi faccio fatica a crederci.

𝑭𝑹𝑨𝑪𝑻𝑼(𝑹𝑬𝑫)  -𝒾𝓃𝒻𝑒𝓇𝓃𝑜 𝑒 𝓅𝒶𝓇𝒶𝒹𝒾𝓈𝑜-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora