XV Brandelli di Legame

310 3 0
                                    

L'aria di Ilorin era una fucina ardente, una fornace alimentata da un sole implacabile. Il termometro da settimane segnava almeno 42 gradi all'ombra e, tra le rovine in fiamme della città, non c'erano segni di tregua all'orizzonte.

Durante il giorno, il cielo assumeva una tinta arancione, un effetto spettrale delle tempeste di sabbia che si levavano con violenza da est. I venti da lì provenienti spazzavano tutto sul loro cammino, portando con sé il calore asfissiante della savana trasformatasi in una steppa dalla terra bruciata.

Da ovest, invece, là dove le foreste un tempo lussureggianti erano state consumate dalla ruggine, arrivava un altro tipo di perturbazione. Le foglie morte e decomposte si disintegravano e divenivano così pulviscolo rosso, il quale si alzava in aria, depositandosi su tutto ciò che incontrava: le macerie delle costruzioni crollate, i veicoli abbandonati, i morti.

In tutto ció, la guerra urbana divampava senza tregua. I soldati, divisi in piccoli gruppi, si muovevano con precauzione da un edificio all'altro, mentre il calore soffocante li stritolava in una morsa inclemente. Il sole era ormai un nemico tanto letale quanto lo erano le pallottole: i suoi raggi si abbattevano implacabili sui combattenti, strappando loro il respiro e le energie con una crudeltà pari a quella del nemico alle porte. La sabbia sollevata dai passi si mescolava al sudore e al sangue, creando una patina grigiastra su volti scavati dalla fatica e dalla paura.

Il combattimento era incessante e i colpi di calore frequenti e imprevedibili, i quali mietevano vittime silenziose che collassavano senza preavviso sulle strade roventi. In risposta a questa crisi, il comando inizió a distribuire pillole, presentate come ricostituenti essenziali per la resistenza fisica. Tuttavia, Momo, osservando l'effetto quasi immediato di quei ritrovati sui suoi compagni—occhi troppo aperti, energie innaturali, euforia in luogo della stanchezza—intuì subito la loro vera natura. Erano sostanze psicotrope, progettate per sopprimere la stanchezza e aumentare l'aggressività, per spingere i soldati oltre i limiti umani di resistenza.

Con una decisione ferma ma silenziosa, Momo si rifiutó di assumere quelle cosiddette medicine. Nascose ogni dose che gli veniva data, celando le capsule nei risvolti nascosti della sua uniforme o seppellendole nella sabbia. Ormai aveva abbracciato l'idea della morte come un fatto inevitabile, non come una sconfitta bensì come una liberazione dalla costante oppressione del caldo, del rumore, della sofferenza.

Tale accettazione lo aveva portato a un distacco quasi totale dalla realtà attorno a lui, una disconnessione che lo isoló dagli altri.
I suoi movimenti in battaglia erano calmi, quasi metodici, come se ogni passo fosse misurato e ogni decisione fosse slegata dalle emozioni. Non aveva più paura di morire perché in un mondo così distorto dalla guerra e dalla brutalità, la morte gli sembrava quasi una forma di quiete, una promessa di riposo. La sua indifferenza alla vita lo rese stranamente efficace sul campo, un soldato che non si lasciava più guidare dall'istinto di sopravvivenza, bensì da una freddezza inquietante.

Mentre gli altri attorno a lui lottavano sotto l'effetto delle droghe, ansimando e spingendosi sempre più in avanti con occhi iniettati di sangue, Momo camminava tra le rovine come un fantasma, un'anima dissociata che non cercava nient'altro che smettere di soffrire. La guerra a Ilorin era diventata per lui non una lotta per rimanere in vita, ma una marcia lenta e inesorabile verso l'oblio.

Al contrario suo, Farah, spinta al limite da quella città piena di polvere e cenere, stava assumendo quelle pillole con regolarità , cercando di ottenere un vantaggio per sopravvivere e proteggere se stessa. Ogni dose che Farah prendeva la trasformava sempre di più, cancellando la donna che Momo aveva conosciuto.

Ingoiando una sola di quelle pillole, Farah sentiva una scarica di energia innaturale attraversarle il corpo. La stanchezza e la paura svanivano, sostituite da una rabbia cieca e da una determinazione feroce. La sua mente si liberava all'improvviso da qualsiasi tormento l'avesse afflitta fino a quel momento e diveniva un'arma in più da sfoderare in battaglia. Il mondo intorno a lei sembrava rallentare, le sue azioni diventavano più violente. Momo la osservava in silenzio, assistendo alla sua trasformazione preoccupato e incredulo.

Un mondo alla fine del mondo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora