Il Capitolo dell'Oltrecortina: La Neve Rosa

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Miro giaceva sotto una montagna di coperte, poltrendo nel letto del suo piccolo monolocale. La stufa elettrica, posizionata in un angolo, ronzava incapace di scaldare davvero l'ambiente. L'aria in casa era fredda, pungente, e una leggera condensa si era formata sulla finestra che dava sulla strada sottostante. Nonostante fossero solo i primi di settembre, un vortice di aria gelida era precipitato su tutta l'Europa centrale, facendo crollare le temperature.
La sveglia del suo telefono suonò, ma Miro oppose resistenza a quel richiamo stringendo le coperte attorno a sé, cercando di prolungare quel momento di calore. La vita però reclamava la sua presenza e cosí si tiró su a forza, con i capelli scompigliati e gli occhi ancora socchiusi. Il pavimento gelido gli punse i piedi non appena uscì dal letto.

Attraversò allora il monolocale con passi svogliati per aprire la finestra e far cambiare un po' l'aria. Fu lí che vide davanti ai suoi occhi stagliarsi un panorama irreale: Bratislava era coperta da uno strato di neve rosa tenue, quasi pastello, che si allungava sui marciapiedi, si arrampicava sui bordi delle panchine e copriva i tetti delle auto parcheggiate. Era come se qualcuno avesse rovesciato una gigantesca scatola di cipria su tutta la città.

Miro rimase a fissare quel panorama surreale con le mani appoggiate sul davanzale gelido. Una folata di vento fece danzare qualche fiocco leggero, facendoli turbinare nell'aria come coriandoli. Si soffermò allora a guardare un gruppo di bambini giocare in strada con palle di neve che esplodevano in una polvere rosata nell'aria. Dietro di loro,  le mamme li redarguivano severe, intimando loro di smetterla, altrimenti avrebbero fatto tardi alla messa domenicale.

Non era la prima volta che la neve si colorava di rosa in Slovacchia. Una delle immagini più suggestive che circolava in rete ritraeva infatti le cime dei monti Tatra ricoperte da una coltre rosata che brillava radiosa sotto i raggi del sole. Quella fotografia, condivisa senza sosta sui social, veniva spesso accompagnata da messaggi di ammirazione e gratitudine, come se quella tinta anomala fosse un miracolo.
Secondo i media ufficiali e le reti sociali, la neve rosa era una benedizione, un tacito ringraziamento di Dio alla Slovacchia per essersi fatta baluardo degli autentici valori cristiani. Un segno divino, dicevano, del favore che il cielo riservava a chi proteggeva la tradizione e si opponeva al caos del mondo moderno. Miro, però, non riusciva a scrollarsi di dosso un senso di disagio mentre osservava la neve brillare di quel colore innaturale sotto i raggi del sole nascente. Quella bellezza, che tutti osannavano come un miracolo, portava con sé qualcosa di sinistro. 

Infatti, da quando la neve aveva cominciato a diventare rosa, tutte le persone che lo circondavano avevano almeno un parente o un amico che si era ammalato di qualcosa. Era come se quell'incantevole spettacolo nascondesse un prezzo da pagare. Miro ricordó allora le discussioni con gli altri del gruppo clandestino e Martin, il loro Costruttore, che li riuniva per le sue lezioni in una soffitta polverosa. Avevano studiato documenti su un fenomeno chiamato neve anguria, dovuto a un'alga capace di cambiare colore alla neve. Si sviluppava di solito a causa di repentini sbalzi della temperatura, in cui improvvise e forti gelate si susseguivano a sbalzi termici: l'acqua di fusione della neve provocava la diffusione dell'alga. La loro ipotesi era che questa si fosse evoluta a causa del clima impazzito e che stesse ora producendo sostanze tossiche.

Oppure, forse si trattava solo di una coincidenza. Forse Miro stava vedendo connessioni inesistenti, illudendosi che un filo logico potesse spiegare la malattia di Martin. Dopotutto, pensò con amarezza, dare un senso al dolore era l'unico modo per renderlo sopportabile.

Si staccò allora dalla finestra con un sospiro per correre a vestirsi e, infagottato nel cappotto e nella sciarpa, uscì dal suo monolocale di Via Sumračná per incamminarsi lungo le strade di Ružinov. Il vento freddo gli sferzava il viso mentre attraversava gli anonimi blocchi residenziali del quartiere, con le loro finestre quadrate, tutte uguali, che sembravano spiarlo dall'alto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 30 ⏰

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