II L'alba dell'incognita

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I primi bagliori dell'alba striarono il cielo di rosa e arancio e il mare tornó di nuovo a colorarsi con i colori del giorno.

Come provenienti da un lontano mondo, il rumore dello sciabordio delle onde e l'odore salmastro del mare lambivano i sensi perduti di Farah, quasi facessero da sfondo a un suo sogno dai contorni nebulosi.

Esanime sul bagnasciuga, tornó del tutto in sè quando un'onda grossa si abbattè d'un tratto addosso a lei. Si destó di colpo perché l'acqua le invase all'improvviso il naso e la gola, lasciandola scioccata e senza fiato. Tossì e boccheggió finché non liberó le vie respiratorie.

Ci impiegó un po' a riprendere del tutto le redini della realtà. Il suo corpo era esausto, i vestiti impregnati di salsedine e il viso ancora bagnato dalle lacrime di chi ha affrontato il mare aperto senza garanzie di approdare in vita dall'altra parte.

Se avesse potuto, sarebbe rimasta a dormire su quella spiaggia per altre ore. Tuttavia l'istinto di fuga la istigó a rimettersi in movimento, conscia che la sua presenza in quel luogo isolato poteva attirare attenzioni indesiderate. Aveva attraversato il mare dalla Libia per giungere in Europa, non aveva nessun documento con sé. Non poteva in alcun modo farsi arrestare come clandestina.

Così, a fatica, provó a rialzarsi dal bagnasciuga, ma risultó subito essere un'impresa ardua. Il corpo di Farah era intriso di fatica e sale, pesante come una zavorra. Ogni muscolo lamentava la stanchezza accumulata durante la pericolosa traversata. L'umidità nelle vesti appesantiva ogni movimento, mentre i piedi affondavano nella sabbia perché le sue gambe non reggevano il peso, tanta era la sua debolezza.

Il suono costante delle onde, un ricordo insistente del naufragio, martellava le orecchie di Farah. Ogni suo respiro profondo era un tentativo di lenire il tormento fisico.

Con gli occhi ancora incrostati dal sale, lei scrutò l'orizzonte, cercando di trovare la forza di rialzarsi. La sabbia, instabile come un terreno minato, sembrava resistere al suo desiderio di mettersi in piedi. Eppure, con ogni goccia di determinazione residua, riuscì infine a sollevarsi.

Il sole dell'alba, un faro pallido nel cielo, disegnava ombre lunghe sulla spiaggia, mentre Farah rimase in piedi, ferma sulla battigia. Barcolló per un po' i primi momenti, ancora instabile sulle sue gambe.

Si guardó allora attorno, cercando di fare mente locale, levarsi di dosso lo stordimento e capire dove fosse.
Davanti a sè trovó allora una lunga fila di caseggiati sventrati. Le case e il lungomare, erano diventati scheletri frantumati, distrutti dall'erosione della costa e dalle furiose mareggiate che avevano spinto la costa sempre più in là, portandosi via la terra ferma.

Quando finalmente raggiunse uno stadio di lucidità sufficiente, Farah controlló con movimenti febbrili di avere ancora con sè le cose con cui era partita. Ansimando, si tolse di dosso il giubbotto arancione di salvataggio, abbassó la zip della giacca a vento e sollevó infine la sua maglietta. Prima di partire aveva attaccato con il nastro adesivo al suo ventre il suo carico, il motivo stesso della sua partenza. Tiró un sospiro di sollievo: era ancora lì. Ai fianchi aveva attaccato anche il suo cellulare e una mazzetta con qualche centinaio di euro: pure questi sembravano essersi per miracolo salvati dal naufragio.

Sapere di non avere perso nulla in mare donó a Farah una scintilla di gioia. Le sembró un segno, un invito a proseguire e fu abbastanza per vincere la spossatezza che le gravava addosso come un macigno. Così riuscì a rimettersi in marcia, piano piano, mettendo in fila un piede dopo l'altro come tante piccole vittorie.

***
Il villaggio sembrava essere abbandonato. Farah si guardava attorno spaesata. Quel posto era spettrale, le ricordava le città in cui marciava da soldato dopo un pesante bombardamento.

Le case, ridotte a muri sgretolati e travi divelte, avevano perso il loro splendore passato. Le finestre, da tempo spente, erano solo vuoti oscuri affacciate su un mare che continuava la sua opera distruttiva. Tetti infranti giacevano in disordine, crollati sotto il peso degli elementi. Infine le strade erano cosparse di detriti di ogni tipo, persino relitti di piccole imbarcazioni.

Continuando a girovagare senza meta, si ritrovó davanti un cartello divelto. Oltre all'italiano, era tradotto in varie lingue - tra cui inglese e arabo - e inizió così a leggerlo.

Regione Sicilia
Comune di Santa Croce Camerina- Frazione di Punta Secca
Istruzioni da seguire in caso di ciclone e mareggiate
Cercate un rifugio sicuro
Tenetevi lontani dalle finestre
Seguite sempre le indicazioni delle autorità

Non riuscì ad andare oltre nella lettura, il cartello ormai era troppo sbiadito e corroso per poterne comprendere il resto.

D'un tratto, sentì in lontananza dei cani abbaiare. Farah rimase lì per lì ferma in ascolto, per capire se quella fosse un'allucinazione o la realtà. Quando i versi degli animali iniziarono a farsi sempre più nitidi, decise di allontanarsi da lì subito. Forse era un branco in cerca di cibo, non aveva con sè armi, se si erano inselvatichiti l'avrebbero sbranata. Corse quindi via e si nascose in una di quelle case abbandonate.

***
Varcata la soglia di una di quelle abitazioni, Farah si trovò immersa in un'atmosfera di decadimento e abbandono. L'aria stantia era impregnata di odore di muffa e di mare, come se le mareggiate ne avessero permeato ogni centimetro quadrato.

Avanzó allora con cautela, evitando macerie instabili e frammenti di vetro rotto. Il pavimento, coperto di polvere e detriti, scricchiolava sotto i suoi passi, quasi come ad emettere un lamento. Il soffitto in alcune parti aveva ormai ceduto, rivelando l'esistenza di un secondo piano sopra la testa di Farah.

Eppure era ancora possibile scorgere frammenti sparsi di una vita passata tra i mobili disfatti e i cumuli di immondizia abbandonata negli angoli.

Ad esempio, sopra un tavolo dall'aria traballante, Farah scorse una foto. Si avvicinó guardinga e la raccolse. Era logora e sbiadita dagli elementi, tuttavia era ancora possibile intravedere cosa raffigurasse: una coppia abbracciata sulla spiaggia, un uomo e una donna colti nel mostrare il loro sorriso più entusiasta all'obbiettivo. Forse erano vacanzieri, avevano addosso il costume da bagno e sullo sfondo era possibile vedere gli altri bagnanti godersi l'estate sotto l'ombrellone.

Farah sentì un nodo formarsi alla gola non appena vide quell'immagine. Vedere quei due amanti felici le ricordó cosa avesse lasciato dietro di sè: Momo, il suo compagno.

Prese allora il suo telefono e lo riaccese. Non appena la connessione fu stabile, accedette alla darknet e lasció un messaggio sulla loro chat privata.

Amore, sono arrivata! Ce l'ho fatta! La targa è salva. Sto bene. Dammi tue notizie appena puoi, rispondimi. Ti amo da morire.

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