Via Fontanarossa, dissestata e piena di buche, fece sobbalzare il mezzo, risvegliando Farah di soprassalto. Si raddrizzò poggiando la mano sul finestrino, fissando l'Etna che si stagliava all'orizzonte, il profilo annerito quasi indistinguibile dal cielo plumbeo. Una colonna di fumo si alzava dalla cima, un monito silenzioso della potenza al suo interno.
Accanto a lei, Iano si ridestò a sua volta. Anche lui aveva ceduto alla stanchezza, ma il brusco sobbalzo lo costrinse a risvegliarsi di scatto. Si strofinò il volto con una mano, mentre l'altra si aggrappava al bordo del sedile per contrastare il movimento traballante del veicolo. Con un'espressione stordita, si voltò verso Farah, che nel frattempo stava continuando a fissare fuori dal finestrino.
Il pulmino imboccò un largo stradone, Via Domenico Tempio, destreggiandosi nel traffico caotico, fatto di vecchie automobili e moto scassate che sembravano muoversi a scatti, come insetti in preda a una frenesia incontrollabile. Farah non si era ancora ripresa dal risveglio improvviso, ma qualcosa catturò subito la sua attenzione: un muro.
Era enorme. Imponente e grigio, si estendeva a perdita d'occhio alla loro destra, una barriera che divorava il paesaggio marittimo. Non c'era traccia del mare che si intuiva al di là di quella costruzione. La superficie del muro era punteggiata qua e là da crepe e scritte di ogni tipo, con le erbaccie che crescevano senza ostacoli ai suoi piedi.
"Che sarebbe quello?" chiese a Iano. La sua voce era appena udibile sopra il rombo del motore e il frastuono dei clacson che risuonavano per la strada. Iano si aggiustò gli occhiali e seguì il suo sguardo. "Un muro di sbarramento." rispose lui serio. "Lo hanno costruito anni fa, per proteggere la città dalle mareggiate. Quando il mare ha iniziato a invadere la costa e ha invaso persino l'isola di Ortigia a Siracusa, hanno deciso di creare questa barriera per non far fare la stessa fine a Catania."Farah, di fronte a quella vista, sentí un misto di fascino e repulsione. Si vedeva che era una struttura progettata per resistere, ma che ora sembrava un monumento alla decadenza. Le gru e i silos del porto spiccavano al di sopra del muro, sagome maestose che rendevano il panorama ancora più surreale. Distolse allora lo sguardo, cercando qualcosa di meno angosciante da fissare. Tuttavia, ovunque guardasse, trovava solo segni di abbandono: edifici cadenti, antenne arrugginite su cornicioni malmessi, ruderi di condomini sventrati.
Il pulmino si arrestò con una frenata nel mezzo di una piazza vasta e formicolante. L'autista urlò con un tono rude: "Scendete tutti! Fine corsa!"
Farah si voltò verso Iano, che le restituì un cenno rapido. Senza dire nulla, presero i loro zaini e si mossero verso l'uscita, seguendo la corrente di persone che scendevano con loro.Giunti fuori, entrambi rimasero immobili per un istante, osservando il brulichio intorno a loro. Piazza Alcalà pulsava di energia caotica: uomini e donne si muovevano come tante formiche impazzite. Le voci si intrecciavano in un miscuglio confuso di lingue, formando un sottofondo incessante.
Il contrasto con Ragusa era stridente. Lí, il mondo sembrava infatti congelato, le strade erano pressocchè spoglie di vita, abbandonate a un torpore rassegnato. A Catania, invece, nella cosiddetta Città dei Pirati, ogni cosa vibrava di urgenza, come se ci si trovasse innanzi a un formicaio umano. Tuttavia, quella frenesia non era vitalità: era sopravvivenza.Appena infatti i migranti approdavano sulle coste siciliane, raggiungere Catania diventava il loro primo obiettivo. La Sicilia era infatti un limbo, nessuno vi trovava una vera opportunità e cosí tutti cercavano un modo per spostarsi in fretta verso la città etnea, il porto di ingresso in un sistema economico illegale ma strutturato, dove bande criminali dominavano ogni scambio e la polizia non osava piú intervenire per riportare ordine. Qui, lavoravano per i trafficanti in modo da accumulare altri soldi per avere dei documenti falsi, o per continuare il loro viaggio verso nord e tentare cosí di lavorare nelle fabbriche di armi. Solo alcuni peró riuscivano a partire; molti altri restavano invischiati in quel mondo senza regole, dove il crimine dominava tutto.

STAI LEGGENDO
Un mondo alla fine del mondo
Science FictionIn un mondo devastato dai cambiamenti climatici e dal caos derivante dalle guerre per le risorse scarse, la vita è difficile ma la resistenza é ormai inesistente. Iano è un medico che vive in Sicilia, e cerca come può di aiutare una popolazione che...