Capitolo 1: Arrivo

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Arrivammo a Toledo verso le 11 di mattina. Con me c'era mio fratello, Daniel, e mio padre, Augustin.

"Siamo sicuri che siamo nel posto giusto, papà?" chiesi io curiosa.

"Si" disse lui "Il Professore mi ha detto così"

"Che cazzo papà, siamo in-"

"Buongiorno Augustin, Daniel, Martina" disse uno sconosciuto " Sono il Professore. Dai venite" disse l'uomo con aria felice.

Uscimmo dalla macchina e entrammo nella casa. La casa non era né accogliente né moderna: era antica e puzzava.

Entrammo in una stanza con dei banchi e altre persone: C'erano due donne, entrambe con i capelli mori, e quattro uomini, per modo dire, uno era un ragazzino della mia stessa età!
Il Professore scrisse qualcosa sulla lavagna mentre noi ci sedemmo.

C'era scritto Benvenuti.

Dopo iniziò a parlare "Benvenuti e buongiorno, io sono il Professore e in questa casa studieremo come rapinare la Zecca di Stato. Ora: staremo qui per 5 mesi, isolati dal mondo interno e non usciremo, soltanto in casi di emergenza" disse in modo serio, non più divertente come al nostro arrivo.
"Questa è una delle regole che dovrete rispettare." continuò lui

"E le altre quali sono Professore?" chiese il ragazzino.

"Non voglio che vi scambiate informazioni private: il vostro nome, le rapine che avete fatto, eccetera. Per questo, ci daremo dei nomi di città, pianeti, numeri come volete voi."

"A me vanno bene le città" rispose mio fratello ridacchiando.

"Che nomi di città siano" disse sorridendo "Su, scegliete una città"

"Io sono Tokyo"

"Io sono Nairobi"

"Io sono Denver"

"Io sono Berlino"

Berlino, Berlino, Berlino. L'uomo che, appena sono entrata, mi ha rivolto un sorriso malizioso e in qualche modo mi ha colpito. Perché pensavo a Berlino. Mi ero fissata con Berlino? C'è da dire però che per la sua età, si veste ancora bene. Ha un completo nero e una cravatta rossa.

I miei pensieri furono infranti quando toccò a me.

"Io sono Vienna" risposi e vidi il signor Berlino accennare un piccolo sorriso.

Dopo le presentazioni, io non ero più Martina Rosaja, ma Vienna, mio padre Mosca e mio fratello Denver.
Il Professore aggiunse in seguito

"Ah, e non voglio relazioni amorose, che sia chiaro"

Non avevo alcun problema con ciò detto dal Professore, visto che le poche relazioni che avevo avuto erano state un totale disastro e non avevo intenzione di averne un'altra.

Il Professore continuó la lezione e, verso le 3, avevamo finito.

"Potete andare" disse il Professore, mentre metteva a posto i suoi appunti.

Uscii dalla stanza e il ragazzino, che ora si chiamava Rio, mi fermò.

"Ehi Vienna, sai noi siamo coetanei e pensavo che, Beh, possiamo diventare amici. Fa sempre comodo avere qualcuno che ti possa capire"

Il ciò mi strappò un sorriso.

Le capitali tedesche: Berlino e ViennaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora