Capitolo 6: Scampati alla morte

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Cinque mesi passarono in fretta.

Quasi ogni mattina studiavamo e il pomeriggio ci allenavamo al tiro a segno.

Avevo stretto amicizia con quasi tutta la banda, chi più e chi meno.

Con mio padre e mio fratello la situazione rimase la stessa.

Parlavo qualche volta con i due serbi, cugini, Helsinki e Oslo.

Strinsi un importante rapporto con Nairobi e Rio, mentre con Tokyo... beh, non le davo troppe attenzioni. La guardavo soltanto quanto provava ad avvicinarsi al mio Berlino.

Il mio Berlino, l'uomo più sexy sulla faccia della terra. Così elegante, con i suoi smoking e con quella voce. Perdevo la testa nel sentirlo. Il nostro rapporto era cresciuto: eravamo più intimi e non ci vergognavamo tra di noi. Lui mi regalava, spesso, le sue giacche ed io, in cambio, gli regalavo tanti baci e attenzioni. Era un maschio alfa, che voleva sempre avere il controllo su tutto.

La mattina della rapina, tutto era pronto: io ed Berlino ci saremmo travestiti da agenti di polizia, mentre gli altri sarebbero rimasti nel furgone dietro le due macchine della polizia che contenevano, in una Berlino, nell'altra me.

Entrammo nella Zecca che erano le 13:30, però la rapina non era ancora iniziata. L'inizio della rapina sarebbe iniziato grazie al piano di fuga falso.

La stronzetta di Tokyo era uscita nel momento sbagliato e per colpa della sua testardaggine avevano colpito sia Rio che Denver. In quel momento ero preoccupatissima per entrambi: era la prima crepa del nostro magnifico piano. 

Mentre cercavo di curare Denver e Rio, c'era Nairobi che rimproverava Tokyo.

"Cazzo Tokyo, Cazzo! Dovevi fare una cosa, una!" Urlava Nairobi "Sei una testa calda pronta ad esplodere! Se non riesci a fare una rapina così grande, allora siamo fottuti"

"Calma signori, calma" ripeteva Berlino, da buon leader "Tokyo ha capito il suo errore e non lo farà più, vero Tokyo?"

Tokyo annuì con la testa.

Io ero il medico della banda: avevo letto un libro di medicina e sapevo come estrarre proiettili e medicare ferite. Infatti ci misi meno di mezz'ora a curare entrambi i nostri infortunati.

"Grazie Vienna, ti siamo debitori" mi ripetevano Denver e Rio.

"È il mio mestiere"

Le capitali tedesche: Berlino e ViennaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora