Evelyn.36

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Quando arrivarono alla villa di Volkov erano appena l'una del mattino.

Evelyn era ancora ferita, eppure non si lamentò.

Non appena varcò la porta fu subito medicata dalle mani esperte di Helen.

<<Evelyn>> la voce dolce di Beatrice la ridestò dal suo stato di trance <<Stai bene?>>

<<Mai stata meglio>>

Si ritrovarono nella grande cucina della villa, subito dopo Beatrice fecero il loro ingresso Rafael, Aleksander, Trevor e Camille.

<<Grazie per avermi protetta>> le disse Camille

<<Tu sai che l'artefice di tutto è il tuo stesso padre Camille?>> le chiese malvagia Evelyn

Camille rimase pietrificata, guardò Evelyn e poi guardò Aleksander.

Le fece male il petto non appena vide che gli occhi del suo fidanzato erano rapiti dalla donna che le stava di fronte.

<<Cosa... cosa succederà adesso?>> chiese impaurita

<<Tuo padre pagherà>>

Il tono piatto di Aleksander fu per Camille un duro colpo.

Lo vide mettersi alle spalle di Evelyn che intanto aveva appoggiato i palmi delle mani sul ripiano dell'isola della cucina.

<<Ha messo in pericolo anche te questa sera Camille>> le disse Rafael

E Camille sapeva che era così, anche se non voleva ammetterlo a se stessa, lei sapeva che suo padre se n'era infischiato di sua figlia ancora una volta quindi senza rispondere a nessuno chinò di poco la testa e uscì dalla stanza.

<<Helen ti accompagnerà nella tua camera Beatrice, è stata una serata pesante è meglio che ti riposi>>

Beatrice rivolse il suo sguardo più dolce alla cognata.

Poi guardò i suoi fratelli e andò via.

Rimasero Evelyn, Rafael, Aleksander e Trevor.

<<Come ci muoviamo?>> chiese Trevor

<<Non dobbiamo avere fretta, Daniel è scappato ma questo non vuol dire che si nasconderà a lungo>> ragionò Rafael

<<Rimarrete qui per adesso, è abbastanza grande da ospitarci tutti e studieremo un piano ben allineato per poter contrattaccare>> aggiunse infine Aleksander.

Evelyn rimase in silenzio mentre gli uomini parlavano, l'immagine del suo amico le si era presentata prepotente davanti agli occhi innescando in lei un moto di risentimento misto a delusione.

<<La tua camera sai dov'è>> le disse Aleksander prima di voltarle le spalle lasciandola sola con Rafael.

<<Angelo>> la richiamò Rafael.

Era rimasta ferma sul suo posto, guardò andare via anche suo fratello e non parlò.

Rafael le posò due dita sotto al mento portandola a sollevare la testa così d'allineare i loro occhi.

<<Potrai mai perdonarmi?>> le chiese mente con il pollice le tracciava la linea delle labbra.

<<Non farlo non mi porterà indietro la mia casa Rafael>>

<<Sapere che tu possa essere arrabbiata con me e per ovvie ragioni mi uccide angelo>>

<<Allora sarai felice di vivere sapendo che non lo sono, io ho tolto qualcosa a te tu l'hai tolto a me. Va bene così>>

Ed era vero, Evelyn non si sentiva arrabbiata con lui.

Si sentì vuota.

Dopo che diede la buonanotte al marito rimase da sola in quella cucina per lei familiare ed estranea allo stesso tempo.

Passò in rassegna tutto ciò che era successo quella sera.

Pensò agli uomini che avevano dovuto affrontare, cercò di ricordarne i volti e si trovò a soppesare che, alcuni di loro in realtà li aveva visto dentro casa di Rafael.

<<Evelyn>>

La voce di Helen si fece spazio e la ragazza alzò lo sguardo verso l'anziana signora.

<<Sei ancora sveglia?>> le chiese poi

<<Anche tu sei ancora sveglia>>

<<Devo svuotare la lavastoviglie... mi aiuti?>>

Non se lo fece ripetere due volte, iniziarono a svuotare la lavastoviglie in religioso silenzio e quando ebbero finito la governante prese le mani di Evelyn: <<Cosa ti logora dentro bambina mia?>>

<<E'... è strano>> si lasciò sfuggire

<<E' strano per te stare qui o è strano che il tuo ruolo in questa casa non sia quello che hai sempre sperato?>>

Evelyn ridacchiò nervosa <<Tu e il tuo strano potere>> la prese in giro poi

<<Sei fiorita fra le mie mani amore mio, come puoi pensare di nascondermi qualcosa?>> ribatté la signora

<<E'... sbagliato Helen>> disse sconfitta la ragazza <<Sono qui, con una fede al dito e un marito che non è Alek, con una guerra che picchia forte dietro la porta e i sentimenti in completo disordine>>

<<Hai saputo affrontare guerre ben peggiori di queste tesoro>> rispose risoluta Helen <<La morte di tua madre, l'oppressione di tuo padre>>

<<Non è la stessa cosa Hel>> ribatté Evelyn <<Le cose sono... cambiate>>

<<Cosa è cambiato?>>

<<Io, sono cambiata io, dopo che Aleksander è andato via io...>>

<<Hai sofferto Evelyn come ha sofferto lui>>

<<Poteva dirmelo, potevamo cercare insieme una soluzione>>

<<E che soluzione avresti trovato fiore mio? Non c'era altra soluzione e tu questo lo sai, ma non è questo quello che ti logora dentro, no, sono i tuoi sentimenti, la consapevolezza che nonostante il tempo, la distanza e tutto ciò che ne è susseguito tu Aleksander lo ami ancora e forse anche di più>>

<<Io...>>

<<Cuore mio, come puoi affrontare una guerra al di fuori se dentro combatti contro te stessa?>>

Helen lasciò la stanza senza aspettarsi una risposta dalla ragazza.

Ed effettivamente Evelyn in quel momento non aveva nessuna risposta da offrirle, perché Helen aveva ragione a grandi linee.

Era consapevole che la sua guerra interiore avrebbe potuto ostacolare qualsiasi sua azione all'esterno, eppure non riusciva a trovare una via d'uscita senza che nessuno ne soffrisse.

Sapeva di amare Aleksander, lo sentiva dentro di sé, lei non era una codarda non lo era mai stata e non avrebbe iniziato in quel momento ad esserlo.

Ma Rafael dal canto suo si era fatto spazio fra le crepe del suo cuore insanguinato, era consapevole che quell'uomo che era piombato prepotente nella sua vita aveva finito per diventarne un pezzo importante.

Camille era una ragazzina, innamorata di un uomo che non conosceva, e capì che forse quell'amore a cui alludeva nella toilette della discoteca era platonico. D'altronde le bastò vedere come il suo stesso padre s'infischiò di come poteva finire la figlia.

Forse si era innamorata dell'idea che Aleksander potesse riempire gli spazi vuoti che Joseph le aveva lasciato.

Non aveva colpe, in quella storia forse Camille era l'unica che non aveva alcun tipo di colpa.

Come posso vincere una guerra senza ripercussioni?

EvelynDove le storie prendono vita. Scoprilo ora