1. La prima e l'ultima lettera dell'alfabeto

40 8 28
                                    

Lavinia

«Spero che l'appartamento sia almeno pulito»bofonchio al telefono con la mia migliore amica Sarah.

«Lo spero per te, Lav. Comunque manchi già da morire. Roma non è la stessa senza de te».

La sento mangiucchiare qualcosa, probabilmente quelle stupide patatine al formaggio, che lei ama.

«Sono appena arrivata negli Stati Uniti. Com'è possibile che già tu senta la mia mancanza?»

«Ah davvero? Sembrava che tu fossi partita circa un anno fa e mi sono calata troppo nella parte».

Oltre ad essere incredibilmente melodrammatica, Sarah è anche ironica e gioiosa.
Ci siamo conosciute al liceo e da lì in poi, non ci siamo mai più separate.

«Smettila, dai. Alla fine non è tanto, solo un anno. Il tempo di aggraziarmi il capo dell'ufficio e avere una bella raccomandazione per Stanford. Poi ci andremo assieme».

Sarah ha intenzione di frequentare la facoltà di economia e ha deciso di aspettarmi, prendendosi un anno sabbatico per prepararsi ai test d'ammissione di Stanford. Inoltre, ha già trovato una piccola azienda di marketing, dove potrebbe ottenere anche lei, qualche lettera di raccomandazione.

«Sarà...hai detto che condividi l'appartamento, giusto?»
Annuisco, per poi ricordarmi che lei non mi vede.
«spero per te che le tue compagne di stanza siano sopportabili».

Ridacchio alla sua affermazione.

Lo spero anch'io.

«Ora devo lasciarti, sono arrivata».

La saluto per poi, spegnere il cellulare e ritrovarmi dinanzi quello che sarà il mio appartamento per un anno intero.

L'esterno non è dei migliori, ci sono alcuni accorgimenti da fare ma alla fine, rispetto ai portici distrutti di Roma, è un bel passo avanti.
Non fraintendetemi, amo la mia città ma ovviamente il confort di New York è differente anche se, l'appartamento non è chissà che lusso.

Da quando ho messo piede sul suolo New Yorkese, mi sento più leggera, anche se forse è solo stata la paura del volo.

Infilo le mani in tasca, raccogliendo le chiavi di quella che sarà casa mia per i prossimi trecentosessantacinque giorni.

Una volta inserita la chiave, apro la porta e chiudo gli occhi di scatto, quasi impaurita.
Li riapro pian piano, come faccio sempre quando ho paura di ciò che sto per vedere ma alla fine, resto quasi sorpresa.

Non è per niente male.
Il soggiorno è piccolo ma ospitante, con delle pareti color verde menta, un tavolino per il caffè, un divanetto, una TV ed una libreria ornata da molte piantine.
Verso destra invece, sorge una piccolissima cucina, con piano cottura e un tavolo per quattro persone.

Delle piccole scale poi, sono rivolte verso l'alto.
Le salgo, con passo leggero e ritrovo dinanzi a me, cinque porte. Sono tutte chiuse, tranne una.
Scopro con un piccolo cenno che si tratta del bagno.
È abbastanza piccolo; contiene, oltre i pezzi igienici, un piccolo lavello con sopra uno specchio e una doccia stretta.

Beh poteva andarmi peggio, no?

Mi guardo attorno, senza capire quale delle stanze dover aprire.
«prima a destra».

Mi volto, incontrando con lo sguardo una ragazza dai capelli color mogano e gli occhi scuri.

«Sono Megan, molto piacere»la ragazza mi porge la mano.

Non mi sfugge un occhiata al suo corpo formoso e genuino, con indosso un corpetto nero stretto che esalta le curve del seno e un jeans scuro strappato.
È davvero molto bella.

Baxter Law FirmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora