9. Il tavolo del re degli Inferi

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(Uno perché non esageriamo✌️)

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Archer

Non ho mai creduto nel paradiso.

Né quanto meno all'esistenza del purgatorio.

Forse, è più corretto dire, che non ho mai creduto che un uomo possa recarsi in uno di questi due posti, alla sua morte.

Per me, il luogo di passaggio della vita, risiede solo ed esclusivamente nelle fiamme dell'inferno.

E non lo dico perché soffro di un complesso caratterizzato da pessimismo, solo perché non ho mai incrociato un uomo che meritasse qualcosa di diverso da quello che ci aspetta.

Vi starete chiedendo però, per quale motivo io vi stia facendo questo breve discorso sul passaggio dalla vita alla morte.

E sarò lieto di rispondervi con un immagina stampata della signorina Wild inginocchiata dinanzi a me.

Una porzione di paradiso, servita al tavolo del re degli inferi.

«Facciamo così...io risponderò sinceramente a due delle tue esaustive domande, a parte quelle dell'intervista ovvio e tu, in cambio...»la lascio con il fiato sospeso.

Osservo i suoi lineamenti dolci, trattenersi dal muoversi.
«in cambio ti spoglierai. Per me»

Le parole che mormoro in modo lento e calcolato, la fanno impazzire, lo vedo.

Probabilmente se la toccassi fra le cosce, sarebbe già bagnata.

Lavinia, si scosta una ciocca di capelli dal viso e china lo sguardo, smontando la sicurezza che il suo corpo vuole far percepire.

Quella gonna di pelle le aderisce perfettamente il sedere piccolo e rotondo e la voglia di alzarla, per osservare le sue natiche, è tanta.

«La mia offerta ha dei tempi di scadenza»mi limito a sussurrare, perché io odio aspettare.

Lavinia si guarda intorno, come se stesse per confessarmi il suo segreto più intimo e si stesse accertando che nessuno lo possa sentire.

Ingenua.
Ecco cos'è.

Pensa davvero che le chiederei di spogliarsi se qualcuno potesse vederci?

Pensa davvero che io non sappia che quel giorno, mentre la mia ex segretaria si masturbava sulla scrivania, lei fosse dietro il muro del mio ufficio?

Non ne è a conoscenza, ma lei ha una mente deviata quanto la mia.

Entrambe sono attirate dal buio, dalle ombre, dal pericolo.

Mi duole dirlo, ma io e Lavinia Wild, abbiamo parecchi punti in comune.

Dopo un ultimo sguardo all'ambiente che ci circonda, punta gli occhi castani nei miei.
Porto alle labbra il bicchiere di whisky e ne sorseggio un lungo sorso.
Lavinia sospira, poi, afferra maldestramente il lembo del suo top color carne.

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