8. Daddy Issues

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⚠️ Attenzione, il capitolo di seguito riportato contiene riferimenti a disturbi alimentari e violenza fisica. Se siete particolarmente sensibili, saltate la scena (della quale segnerò l'inizio e la fine con questa emoji= 🔺). Ricordate che la vostra salute mentale è importantissima ⚠️
Buona lettura❤️‍🩹

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Poppy

Trattengo un ansimo mentre il corpo di Marshall, entra in contatto con il mio.

Non si tratta di un vero e proprio piacere che mi invade, ma di una semplice reazione fisiologica.

Passa una mano nei suoi capelli, avvolti da una decolorazione bionda e poi, la posa accanto alla mia nuca, mentre mi stringe un fianco e affonda nella mia carne come se fosse un bisogno viscerale.

Marshall lo conosco da poco.
Circa da una settimana.
L'ho incontrato una sera, al locale dove si esibisce Megan, mi è sembrato simpatico, di bell'aspetto e soprattutto, gentile.

La gentilezza è ciò che più mi attira nelle persone.
Forse perché non ne ho mai ricevuta molta.

Mio padre è sempre stato un uomo violento con me.

Se le altre bambine hanno dei ricordi nella quale il proprio padre le portava in giro dopo la scuola a mangiare zucchero filato in un parchetto, io ho solo lividi e pugni come ricordi del mio.

Mio padre non mi ha mai dimostrato amore, né affetto. E ancora oggi, mi chiedo il perché.

Le sue maniere erano scortesi; ogni qualvolta che tornava da lavoro, sfogava la sua rabbia su di me, sul mio corpicino minuto, sul mio sorriso che puntualmente mi spegneva.

Non c'erano limiti a Michael Lightwood.

Non ho mai avuto nessun ricordo felice ma uno mi ha donato un minimo di sollievo.
Uno solo.

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Il piccolo ripostiglio di casa mia è così occupato che non c'è spazio nemmeno per il mio corpicino minuscolo.

Ma non posso cambiare posto.
Non ora che papà è tornato da lavoro.

«Dove cazzo sei, Jen?»urla con aria arrabbiata. Sento un rumore di qualcosa che si scontra sul pavimento e pochi istanti dopo, i passi svelti di mia madre.

«Michael ero in bagno. Eccomi»mormora agitata.

Mamma ha paura di papà.
Forse per questo quando mi fa del male, lei non dice nulla.
Si limita a chiudere gli occhi e fingere di dormire.
Ma io so che è sveglia.

«Ma lo sai o no che quando torno voglio trovare sulla tavola il mio cazzo di piatto, eh?»sbotta furioso.

Mi stringo nel mio abitino blu.

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