Atto XXIV

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Violet's Pov
"Esprimi un desiderio Violet" fissai la mia torta di compleanno fatta interamente di rosa.

Non avevo mai amato il rosa. Lo trovavo un colore troppo accecante. Le altre bambine mi consideravano strana perché mi piacevano i colori più scuri come il bordeaux e il nero. Odiavo i colori che attiravano l'attenzione, preferivo i colori più opachi a differenza di tutti gli altri.

Con un broncio soffiai sulle candeline e subito dopo, dalla macchina fotografica che mamma teneva tra le mani, partì un flash che mi accecò.

Papà mi venne ad abbracciare mentre mamma si affrettò a tagliare la torta per servirla ai miei compagni di classe, che aveva invitato per l'occasione. Papà mi strinse forte a sé augurandomi buon compleanno e mi limitai a ricambiare la stretta, ma non a sorridere.

Non volevo una festa di compleanno. E neanche una torta tutta rosa. A mamma e papà avevo chiesto solo una cosa: vedere la neve.

"Che desiderio hai espresso?" un bambino dai capelli dorati si avvicinò a me, dopo che papà si era allontanato per aiutare la mamma a servire la torta a trenta bambini dispettosi.

"Non posso dirtelo o se no non si avvera" risposi con il cuore in gola.

Parlare con i bambini mi metteva sempre un po' di agitazione. Preferivo parlare con le bambine, anche se mi prendevano sempre in giro.

"Tanto non si avvererà comunque" sentì dire da una bambina che si trovava dietro di me.

Sentì le altre bambine di fianco a lei ridere e dovetti prendere un grosso respiro per non scoppiare a piangere.

Erano sempre cattive con me perché ero quella considerata diversa.

"Lasciale perdere. Sono sicuro che il tuo desiderio si avvererà" il bambino di fronte a me mi sorrise con premura e subito dopo corse a prendere il suo pezzo di torta.

Fissai la finestra dove il tempo era bello per essere il trentuno dicembre. Se i desideri si avveravano, allora quando scenderà la neve?

Fissai il pozzo con il cuore in gola, mentre le immagini di me che pregavo di vedere la neve a quattro anni, passavano nella mia mente. Un anno dopo avevo avuto la conferma che i desideri prima o poi si avveravano e da allora, al mio compleanno, non avevo desiderato più nulla.

"Questa volta me la pag-" Hunter, camminò a grandi passi verso di me, ma si bloccò quando i suoi occhi guardarono il pozzo di fronte a noi.

La luce tenue, proveniente dalle lanterne alle pareti di pietra, proiettava delle ombre lungo il percorso. Il pozzo era al centro della grande stanza circolare ed era costruito con grandi blocchi di pietra calcarea grigia, leggermente luminescenti sotto la luce delle lanterne. Il bordo del pozzo era circolare e ornato da delle foglie di quercia e fiori di loto. Anche se alcune parti del bordo erano consunte dal tempo l'oggetto era come un richiamo per me. Una catena di ferro battuto, scolorita dal tempo e dalla ruggine, pendeva su una puleggia di bronzo. Il secchio, anch'esso di ferro, era decorato con strani simboli.

Alzai di più la testa per guardare meglio la profondità del pozzo. L'acqua sembrava profondissima, con una superficie che rifletteva la luce delle lanterne in modo spettrale. L'acqua era incredibilmente limpida, tanto che si poteva vedere fino in fondo, ma allo stesso tempo sembrava che il fondo si perdesse nell'oscurità infinita.

Abbassai lo sguardo sulla scritta incisa sulla pietra. Le lettere erano grandi, scolpite nel granito.

Ecifircas a slauqe hsiw a.

(Un desiderio equivale a un sacrificio.)

Intorno alla scritta, erano incisi piccoli simboli e icone che rappresentavano vari desideri umani: amore, ricchezza, conoscenza, potere. Ogni simbolo aveva accanto un'icona di sacrificio corrispondente, suggerendo che ogni desiderio aveva un prezzo equivalente.

SOLDATI DI CRISTALLO.                          IL LABIRINTO DI HEGROVE.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora