にげる
NIGERU
[scappare]La mattina seguente avevo la faccia di Walter serigrafata nella retina per la notte trascorsa a controllare che rimanesse a sognare qualcosa di bello quando nella mia testa c'erano solo pensieri orribili.
L'insonnia autoindotta era stata agevolata dallo scorrere del pollice sullo schermo dello smartphone. Avevo finto di essere altrove, immersa nelle immagini delle mete turistiche che Instagram proponeva. Verso le tre del mattino ero incappata in una foto con un complesso di dune al tramonto, ed ero tornata con la mente a Maspalomas. Della bella vacanza ricordavo il seggiolino scomodo e la puzza dei cammelli durante il safari. Lungo tutto il percorso, il mio cammello non aveva smesso di mordere la museruola. Ci infilava i denti e grattava, ma per quanto ci provasse la gabbia attorno al suo muso era lì.
Per quanto ci ha provato, la sua condizione non è cambiata.
Mi alzai dal letto con quel pensiero, perché temevo sarebbe accaduto anche a me. Walter dormiva ancora quando raggiunsi il bagno, e vi trovai mamma intenta a lavarsi i denti.
«Buongiorno», bofonchiò con il dentifricio che schiumava ai lati della bocca.
Sorrisi a malapena, azionando l'acqua del lavandino. Mi sciacquai il viso, poi mamma sputò.
«Com'è andata ieri sera?», incalzò.
Tamponai le guance con l'asciugamano, mentre l'abuso mi scoppiò in testa come un fuoco d'artificio. «Bene», pigolai.
«Ho visto la ciotola vuota dei pop-corn. Ricordatevi di aprire almeno una finestra. L'odore di burro era ovunque, e sai quanto a George dia fastidio».
«Sì, scusa».
Non sapevo perché mi stessi scusando. Non ero riuscita a mangiare nemmeno uno di quei pop-corn. Forse avrei fatto meglio a non provarci nemmeno. Magari Walter non mi avrebbe dato quello schiaffo e sarebbe rimasto fuori dal bagno. Magari...
«Lily? Mi stai ascoltando?».
Mamma teneva le mani sui fianchi e la testa piegata di lato.
«C-cosa hai detto?».
«Dunque non mi stavi ascoltando», dedusse con fastidio. «A pranzo siamo con Bertolt e Jane al ristorante italiano, ricordi?».
I coniugi Taylor erano i migliori amici di mamma e avevano da poco avuto un figlio. Il nome non lo ricordavo ma assomigliava a qualcosa come Crumble o Cobbler.
«Lo so».
«Allora vatti a preparare che sono le undici. Tu e Walter avete dormito troppo».
Avrei voluto fosse vero.
Tornai nella camera condivisa con lui e obbedii alle direttive di mamma. Scelsi un'abito nero con gonna a balze e micro-margherite. Calzai i sandali eleganti, che tanto detestavo, e mi truccai alla bell'è meglio. Sprazzi di ciò che era successo la sera prima mi davano cazzotti al ventre a ritmo regolare, e le perdite, seppur diminuite, non avevano intenzione di cessare.
Appesi lo zainetto nero su una spalla e salii nella Range Rover di George.
Alla mia destra, Walter armeggiava con lo smartphone. Allacciai la cintura e lo sorpresi a fissarmi la scollatura dell'abito. Il blu-verde mi spogliò e fui catapultata nella doccia. Il suo fiato, il dolore, le lacrime.
«Buongiorno, Lily».
Erano le prime parole che gli sentivo pronunciare dalla sera prima. Socchiusi le labbra ma la voce non uscì. Tutto di me sembrava fermo a quegli istanti. Deglutii e dedicai la completa attenzione a Birmingham che sferzava fuori dal finestrino.
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LACRIME NEL LATTE
RomanceDa quando i genitori di Lily Claflin si sono separati, la sua vita si è colorata di nero. Lily conosce il dolore. Lo ha provato sulla sua pelle, nell'anima. Il nero la confonde tra le ombre, rendendola invisibile. Ma non per il suo carnefice. A quas...