輝く
KAGAYAKU
[splendere]Restammo al Kew Gardens fino a mezzanotte per assistere allo spettacolo pirotecnico. Poi Zoe mi accompagnò a casa. La notte la passai a leggere, a trasferire le foto del festival sul laptop e a guardarle fino allo sfinimento; quando le prime luci dell'alba mi diedero il buongiorno.
A colazione, papà si era messo in testa di portarmi a un mercato dell'antiquariato. Non fu difficile approfondire la questione: a lui non piaceva andarci da solo. E Lollo aveva altri impegni quella mattina, perciò aveva ripiegato sulla figlia diciassettenne a cui non fregava nulla di quella robaccia. Alla fine avevo accettato, un po' per esasperazione un po' per la riconoscenza dell'abito del giorno prima.
In bagno mi schifai della Lily riflessa sullo specchio.
Tra il pallore e le occhiaie non so proprio cosa scegliere.
Rovistai nella mia trousse. Oltre ai prodotti acquistati di recente, vi trovai boccette vuote e ombretti consumati. In fondo a tutto il marasma beccai il correttore in spugna della Maybelline e pregai non fosse finito. Lo appliccai nell'area sotto gli occhi e sfumai il tutto per rendere il pigmento omogeneo al mio incarnato. Una linea di eyeliner, una passata di mascara, una dose di Labello Blackberry e diventai quantomeno presentabile.
Lo smartphone vibrò accanto al dispenser di sapone. Era un messaggio di mia madre nel quale mi chiedeva come stavo. Digitai un semplice ma apocalittico: Bene.
Doppia spunta blu.
MAMMA: Ne sei sicura? Non ti sento da quando hai preso il treno per Londra. Aspettavo un tuo messaggio, considerato con che uomo scapestrato sei andata a stare.
Le mie dita premettero le lettere in modo scollegato dal cervello.
IO: Sopravvivrò.
Papà balla da solo in salotto ascoltando vinili di musica classica, si sporca in continuazione e non sa cosa sia un Bubble Tea, ma è gentile.
Non lo scrissi.
MAMMA: Walter continua a chiedermi di te, è preoccupato perchè ti sente poco anche lui. Non vede l'ora che torni. Anche io e George non vediamo l'ora
Posai lo smartphone con lo schermo rivolto verso il basso.
Falso, falso come Giuda!
Con i nervi a fior di pelle, liberai un verso d'ira e sollevai il cellulare per comporre un nuovo messaggio: Walter sa perfettamente perché non gli rispondo. Fattelo dire da lui, poi vediamo se crederete ancora alle sue moine! Mi si irrigidì la mascella, i denti scioccarono.
Cancellai ogni lettera. Da perfetto vigliacco, il mio cuore osservò senza intervenire.
IO: Ora devo andare. Un bacio
Conoscevo i sentimenti che riservava a George, e capivo l'affetto nei confronti di Walter, ma sarei stata bene solo lontana da loro; almeno per un po'.
Papà bussò alla porta del bagno. «Sei pronta?».
«Sì, eccomi».
Spazzolai i capelli e li fissai sulla nuca con una pinza argentata. Niente zainetto, portai con me soltanto il cellulare con la carta di credito incastrata nella cover. Non avevo in programma nulla per cui servisse la Nikon o che richiedesse uno spazio.
Il furgoncino di papà era alto, ma pieno di scontrini, vecchie confezioni di snack e piccoli oggetti di ferramenta. L'abitacolo era impregnato di un mix di odori, tra il dolciastro e il petricore. Allacciai la cintura, papà abbassò i finestrini, e partimmo alla volta di Bromley.
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LACRIME NEL LATTE
RomanceDa quando i genitori di Lily Claflin si sono separati, la sua vita si è colorata di nero. Lily conosce il dolore. Lo ha provato sulla sua pelle, nell'anima. Il nero la confonde tra le ombre, rendendola invisibile. Ma non per il suo carnefice. A quas...