🥛 5 - MANGA [LEI]

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漫画
MANGA
[fumetti giapponesi]

9 agosto

Avevo le ciglia impiastricciate di lacrime essiccate e faticavo a muovermi. L'abatjour proiettava ancora la sua luce ocra, ma era impotente paragonata al venerdì mattina che sfavillava attraverso la tenda. L'aria era calda, e io combattevo contro il peso della misera ora di sonno. Uscii dal bozzolo di lenzuola con un lamento sommesso. Mentre stiravo i muscoli, il romanzo di Makoto Shinkai mi guardava dal comodino.

Cinquanta pagine all'ora per un totale di quattrocento nelle otto ore di insonnia.

«Grazie per avermi aiutata a restare sveglia».

Scesi al piano di sotto. C'era silenzio, rotto soltanto da qualche legno che cigolava. Fortuna la luce esterna conferiva all'insieme un aspetto meno tetro. Sconfinai in cucina, dove un profumo burroso aleggiava nell'aria. Sul tavolo c'era un foglio a quadretti tenuto fermo dalla saliera.

Sono andato in negozio. La colazione è nel frigo. Fragole, mirtilli e lamponi li trovi fuori.

Papà

Mossi la mano verso il frigorifero a incasso. Dopo la cena del giorno prima, non riuscivo a trattenere l'acquolina al pensiero di ciò che aveva preparato.

«Pancake!».

Ecco cos'è questo profumo.

Accanto alla pila di soffici dischi c'era una bottiglia ancora sigillata di Sciroppo d'Acero. Portai tutto in giardino e apparecchiai il piccolo tavolo circolare per uno. La brezza mattutina mi accompagnò durante la raccolta di qualche fragola e un pugno di mirtilli. Un movimento nel giardino dall'altra parte della siepe attirò la mia attenzione. Alzai lo sguardo verso l'albero più vicino. Uno scoiattolo dalla folta coda scese svelto dal tronco per scomparire dal mio punto d'osservazione.

Mi concedetti il lusso di una colazione all'aria aperta. Sollevai la bottiglia sopra i soffici pancake, e i dischi si innondarono di rame. Ogni morso era una botta di glucosio e acido che risvegliava i sensi. A stomaco pieno, con una quantità di zucchero da far indemoniare il bambino più calmo al mondo, presi la malsana decisione di ringraziare mio padre sistemando quella grotta da scapolo di mezza età. Passai la scopa e poi il lavapavimenti a vapore, un arnese rudimentale che non aveva nulla a che vedere con quella che usava mia madre, e spolverai i soprammobili prestando particolare attenzione a non far cadere nulla. Sudai sette camicie per rendere l'ambiente più accogliente.

A mezzogiorno in punto, la casa era tirata a lucido.

Se fossimo nel diciannovesimo secolo, sarei una governante coi fiocchi. Forse dovrei andare a fare la donna delle pulizie altro che aprire un blog.

Recuperai il cellulare da sopra il piano di lavoro della cucina e salii in camera, dove chiamai papà.

«Ben svegliata!».

«Sono sveglia dalle sette», feci scorrere le grucce una ad una dentro l'armadio. «Mi chiedevo se volevi pranzare insieme».

«Oh!», l'entusiasmo di papà mi diede un pugno al petto. «Sarebbe... sì insomma... sarebbe piacevole trascorrere del tempo insieme».

Tirai fuori un lungo vestito sottoveste nero effetto uncinetto.

«Ti raggiungo in negozio, mi mandi l'indirizzo?».

***

Islington, il distretto a nord di Londra. Case vittoriane e tranquille strade secondarie in contrapposizione alle svariate attività commerciali. Traffico congestionato e folla riversa per le strade alla scoperta della città, ma l'autobus era meno faticoso di farmi cinquanta minuti a piedi. Da Packington Street presi il bus 38. Sei fermate dopo, scesi alla Museum Street per farmi qualche minuto a piedi. La trama dell'abito fungeva da condotti di aerazione, e arrivai nella via dove si trovava il negozio di antiquariato di mio padre fresca come una rosa.

LACRIME NEL LATTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora