🥛 20 - OTŌSAN [LEI]

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おとうさん
OTŌSAN
[padre]


21 agosto

Quella notte dormii come un ghiro.

Mi girai sulla schiena e stesi le braccia sopra la testa, le dita sfiorarono la parete vicina al letto mentre le palpebre si sollevarono ad accogliere i raggi del giorno. Allungai le gambe sotto le coperte, qualche articolazione scrocchiò, e mi sollevai sui gomiti.

Il bicchiere di latte e menta, pieno fino all'orlo, si stagliò in un angolo della scrivania. Avevo preso la decisione di rifiutare qualsiasi bevanda mi fosse stata proposta da mio padre o Walter fin quando lui fosse stato lì.

Spensi la abat jour e mi alzai per scostare le tende. Il mercoledì mattina scaldò la stanza. Souta camminava di qua e di là, maneggiando diversi capi di abbigliamento. Considerata la cernita che facevano al dojo, non mi avrebbe stupito sapere che stava separando quelli che voleva conservare da quelli che intendeva donare ai più bisognosi.

Mi ero addormentata con l'intenzione di togliermelo dalla testa, invece rimasi a guardare la sua opera di selezione per qualche altro istante. Impilava i vestiti con quella meticolosità tipica del suo modo di fare. Afferrò la camicia smanicata floreale di quando mi aveva coperta da sguardi pervertiti nel marciapiede mentre allacciavo la scarpa, e mi chiesi se l'avrebbe data via.

Souta la piegò e la mise sul letto. Mi sentii più leggera. Lo stomaco brontolò, perciò tolsi la sedia da sotto la maniglia e scesi al piano di sotto, dove il burroso aroma dei pancake mi fece sorridere.

Papà si voltò verso di me con una pila fumante su un piatto. «Buongiorno, Bing!».

«Buongiorno», mi avvicinai al tavolo.

Lui adagiò la torre sul tavolo, e io presi lo sciroppo d'acero con cui iniziai a cospargere i pancake.

«Dov'è Walter?», chiesi.

Indicò il vaso col bouquet del compleanno. «A prendere nuovi fiori».

In effetti, sia i glicini che i gerani stavano soffrendo. Un lampo di sollievo mi attraversò la mente al pensiero che Souta non fosse in fioreria. Affondai forchetta e coltello sui morbidi pancake che lo stomaco richiamava con prolungati brontolii.

Durante la colazione, papà fece il resoconto della sua giornata al mercatino sottolineando quanto Walter si fosse divertito. Lo ascoltai per qualche minuto, poi il mio cervello si scollegò. Era un inizio di giornata che avrei preferito evitare, ma lasciai che papà parlasse.

Il campanello suonò, e Walter sopraggiunse con un mazzo di lavanda e altri fiori azzurri. Mettendo in pausa l'atto di mangiare, mi affrettai a salvare il bouquet del compleanno prima che papà lo gettasse via. Presi un glicine e un geranio, decisa a farli essiccare come ricordo.

«Ah, questi si che sono bei fiori», commentò Walter riferendosi al nuovo mazzo.

La sua presenza non fece che intensificare la mia voglia di terminare la colazione e allontanarmi da lui il prima possibile.

«Devo capire dove mettere la roba che abbiamo preso ieri al mercatino», disse papà sollevando gli occhi dai suoi pancake per guardare me e Walter. «Mi serve il vostro aiuto».

***

Al Timeless Heaven ci fu un via vai continuo di persone per tutta la mattina. Clienti curiosi, restauratori che portavano oggetti riparati a mio padre, e antiquari intenti in scambi di merci. Passò pure l'elettricista, il quale concluse la sua analisi con "C'è un problema nella rete elettrica, è obsoleta". Che per papà voleva dire chiudere il negozio e sborsare una cifra considerevole.

LACRIME NEL LATTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora