🥛 25 - OKURIMONO [LEI]

41 14 10
                                    

おくりもの
OKURIMONO
[regalo]


28 agosto - 5 giorni dopo

Dacché avevo smesso di galleggiare, mi sentivo travolta da onde alte trenta metri che mi sballottavano di qua e di là. Gli interrogatori con la polizia furono esasperanti quanto le ore in tribunale, le sedute con la psicologa e le visite mediche per controllare che l'abuso non avesse avuto conseguenze. Dimostrare la mia verità non fu semplice e mi pentii più volte di non aver avuto il coraggio di parlare prima.

Fuggire ha solo ritardato l'inevitabile e le conseguenze avrebbero potuto essere più gravi.

Da fuori, il Timeless Heaven era diventato un plum-cake carbonizzato tenuto in verticale da fili retti dalle nuvole. Dentro, invece, era come entrare in un caminetto.

Smisi di guardare la piccionaia, divenuta un accumulo di travi bruciate, per muovere un passo in avanti.

«Lily, no», avvisò papà.

«Voglio trovarlo».

«Ci abbiamo già provato», disse stanco; forse più mentalmente che fisicamente.

La cernita degli oggetti recuperabili stava giungendo al termine, ma io avevo intenzione di trovare il libro di Hope, quello scritto a mano.

«Ce l'avevo, prima che la piccionaia crollasse, è qui sotto».

«Se fosse così significa che lo abbiamo perso».

Strinsi i pugni avvolti da guanti da giardinaggio troppo grandi per le mie mani, mentre papà strofinò i palmi anneriti sul grembiule che Nobu gli aveva dato in prestito. Si pinzò i fianchi e assunse la posizione da spaventapasseri prima di socchiudere le labbra.

«L'aiuto io», intervenne Tristan.

«Okay, ma fate attenzione».

Tris mi si affiancò, mentre papà prese la direzione dell'ingresso dove Nobuaki e Orlando stavano trasportando fuori un orologio a cucù magicamente intatto.

Tristan sbatté i palmi. «Cosa cerchiamo?».

«Un libro».

Il suo sorriso si spense. «Speravo qualcosa di meno delicato».

«Lo cerco dal giorno dopo l'incendio. È un pezzo della storia di papà, e dopo tutto ciò che ha fatto in questi ultimi cinque giorni, mi sembra il minimo».

«Allora troviamolo».

Spostavamo detriti, frammenti di legno, e pezzi di metallo... ma ogni volta che trovavamo solo cenere o resti carbonizzati, la disperazione minacciava di sopraffarmi. Cercare tra le macerie era una fatica, ma dovevo recuperare quel libro. Consapevole del sacrificio che aveva fatto mio padre, assicurandomi uno degli avvocati migliori di Londra, ritrovare quel romanzo valeva ogni pena.

Continuai a scavare, ignorando i muscoli doloranti e il sudore che colava ovunque.

Dove sei?

Sollevai quello che doveva essere una porzione di pavimento della piccionaia, quasi al centro del cumulo di detriti, e le mie dita toccarono qualcosa di diverso da cenere e legno. Un angolo di carta, quasi intatto, sepolto sotto una reliquia di papà.

«Qui c'è qualcosa», dissi tremante.

Con delicatezza, Lily.

Sfilai i guanti, e tirai fuori il piccolo libro col cuore impazzito.

«Non darti false speranze. Potrebbe essere un altro libro», mi mise in guardia Tris.

«Lo so». Inspirai ed espirai forte. Passai una mano sulla copertina. L'etichetta scritta a mano riportava il titolo del romanzo di Hope. «Oddio, è lui», sussurrai, incredula.

LACRIME NEL LATTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora