🥛 21 - KOKORO [LUI]

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こころ
KOKORO
[luogo delle emozioni]

Qualche ora prima

Lily era lì, alla finestra, ma avevo remore a guardarla. Se avessi permesso ai suoi occhi di incrociare i miei, probabilmente avrei smesso di impilare sul letto i vestiti da mettere in valigia e avrei spalancato la finestra per saltare dall'altra parte. Ma il Giappone mi aspettava. E avevo rinunciato a lui per troppo tempo.

Mi concentrai a svuotare l'armadio. Sfilai dalla gruccia la camicia smanicata floreale, quella con cui avevo coperto Lily per evitare che qualche maleducato allungasse lo sguardo sotto il suo abito, e tutto di me si fece pietra.

Tutto ciò che ho indossato in sua compagnia lo porterò con me.

Piegai la camicia e la misi sul letto, accanto alla maglietta rosso sbiadito.

Era l'eccezione alla regola di un'amnesia forzata. Solo quando avrei avuto addosso quegli abiti mi sarei permesso di pensare a lei. Benché parte di me sapesse che limitare i pensieri sarebbe stato impossibile, ci dovevo comunque provare.

Puntai la coda dell'occhio sulla finestra.

Lily se n'era andata.

La sua assenza fu peggio di quando percepivo la sua presenza oltre il vetro.

Piegai le ginocchia, e rimasi accovacciato a reggermi la fronte. Abbassare le palpebre fu un'agonia. Il suo volto mi riempì la testa e mise in dubbio la mia scelta. Mi sentivo un coglione per non averla avvisata che sarei partito, mi dispiaceva abbandonarla e lasciarla con quel moccioso del cazzo, e mi faceva male il petto al pensiero di lasciarla.

Amare Lily mi veniva facile come bere un bicchier d'acqua, ma stare con lei sarebbe stato impossibile. Il Souta che viveva nel luogo dove convergono tutte le emozioni desiderava restare per assicurarsi che fosse felice e al sicuro. Ma il Souta pragmatico mi diceva che non potevo darle ciò di cui aveva bisogno. Lontano da lei, Lily avrebbe avuto la possibilità di vivere la sua vita con Marcus senza costringerla a scegliere tra me o lui.

La vibrazione del cellulare scompose la mia posizione. Mi sollevai e andai a rispondere.

«Dimmi».

«Ho avuto un'idea per vendicarmi di Marcus».

Roteai gli occhi al cielo. «Zio, finiscila».

«Ascoltami, questa volta sarà la volta buona».

Mi sedetti di peso sul bordo del letto. «E che vorresti fare, sentiamo».

«Oh, è arrivato un cliente. Te lo scrivo per messaggio».

Nobu stroncò la chiamata, e io scossi la testa mentre tornavo a pensare ai vestiti da selezionare.

Poco prima di pranzo, feci fare il giro alla cerniera. Il biglietto di sola andata giaceva dentro la cover, simbolo del mio prossimo inizio e di una dolorosa fine. Avrei chiuso un capitolo della mia vita che non avrei più riaperto e mi sarei concentrato sul mio futuro in Giappone, lasciando che Lily costruisse il suo senza di me.

Guardavo il display con quella spiegazione a orbitare attorno alla mia testa.

Ora glielo dico.

Pigiai sulla rubrica, ma un pensiero paralizzante mi fermò.

Se Walter fosse accanto a lei?

Non credo sappia che ha il mio numero, altrimenti l'avrebbe già punita.

Non potevo rischiare di far saltare il nostro segreto. Con le mani sudate composi due messaggi.

IO: Possiamo parlare?

LACRIME NEL LATTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora