🥛 17 - NEZUMI [LUI]

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ねずみ
NEZUMI
[topo]

19 agosto

Prima che Lily arrivasse, Marcus era costretto a chiudere il negozio per procacciare insieme a Orlando nuovi articoli d'antiquariato. Con lei a badare al Timeless Heaven, quel posto restava aperto per la maggior parte del tempo. Una strategia vincente, considerata l'affluenza di cittadini e turisti in quelle due settimane. Per converso, la fioreria aveva subito ingenti danni di reputazione grazie alla trovata di suo padre e alla schiena a pezzi di mio zio.

«Ti ho già detto che non è il momento», ribadii per la centesima volta.

Nobu si grattò la pelata e mi frustò i femorali con l'asticella di bambù. Il colpo mi fece sporgere in avanti, il sacco che tenevo in mano rigurgitò terriccio fuori dal vaso.

Fumai ira dalle orecchie. Qualsiasi scusa era utile a malmenarmi con quel bastoncino recuperato il giorno prima. Avrei voluto afferrare il nuovo giocattolino preferito di Nobu e gettarlo fuori dal negozio.

«E quando?».

«Hai la schiena a pezzi e la fioreria ha bisogno di essere gestita».

«Assumerò qualcuno, dov'è il problema? Se voglio ingrandire il negozio devo iniziare a pensare ad avere anche qualche dipendente».

Ingrandirsi... ancora con questa stupida storia di espandere il negozio.

Lily era convinta che Marcus non avrebbe mai ceduto il Timeless Heaven. Ci credevo tanto quanto lei, ma a mio zio è sempre fregato ben poco di quel che pensavano gli altri.

«Nemmeno la lettera di stamattina ti ha convinto?».

Smisi di raccogliere il terriccio sul pavimento per puntare gli occhi sulla busta sopra il bancone. Conteneva la recente comunicazione di nonna, nella quale ci aggiornava sul suo stato di salute. A differenza dell'Ending Note, dove si intuiva una passata lucidità, quella  lettera aveva pochi racconti e tanto confusi.

«Rimandare non allungherà la vita a Tomoko. Vacci prima che si dimentichi anche di te».

In quella lettera, nonna si rivolgeva a Nobuaki usando il nome di mio padre. Si capiva che stava parlando dello zio, ma lo chiamava Nijiro fino all'ultimo punto. 

«Il mio aiuto-».

«Iranai!», mi zittì Nobu sollevando il bastone per colpirmi.

«Si che ti serve», bloccai il bambù con la mano.

«Ricordi qual è l'ultimo desiderio di Tomoko?», zio ritrasse l'asticella.

Nobuaki, ti supplico, non fargli dimenticare mai chi è veramente e non fare il mio stesso errore. Aiutalo, senza che i tuoi problemi siano un peso più per lui che per te.

«Non sei un peso».

«Compra i biglietti e diventa una chef, baka yarō», disse cupo, dandomi pure del cretino. «Smettila di raggiungere la redenzione portando avanti il lavoro di tuo padre», si avviò verso il bancone reggendosi al bambù quasi fosse un bastone. «Per quello ci sono già io».

Volente o dolente, la mia famiglia aveva sempre avuto un rapporto speciale con la natura. Era parte di noi in tutto e per tutto. Mi fidavo di lei come ci si fida di un vecchio amico. Ascoltarla, tuttavia, fu uno dei miei errori più grandi. Da allora mi ero impegnato a ottenere il perdono e di perseguire una vita fatta di altruismo e ascesa spirituale. Aiutare Nobu con la fioreria era un promemoria per ciò che era successo. Per sentirmi più vicino ai miei genitori. Ero pronto a rinunciare al mio sogno. Avevo accettato di reprimere ciò che ero per meritocrazia. Perchè meritavo di tenere le mie aspirazioni in quel cassetto di legno incenerito, lontano dal luogo che avevo tradito per ingenuità infantile.

LACRIME NEL LATTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora