'errori'

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Ho cercato di mantenere intatta l'essenza del tuo testo, ma con un leggero affinamento per fluidità e impatto emotivo:

A volte facciamo errori, a volte gli errori degli altri ci vengono addossati.

E io non volevo essere un suo errore, ma soprattutto, non volevo essere una di quelle che si scopa solo per evitare un argomento.

Una che si concede solo per farla smettere di fare domande, perché un errore lo sono stata, perché da un errore ci sono nata, e non voglio essere anche un suo errore.

Mi stacco dalle sue labbra, per quanto il mio cervello possa essere riluttante. Lui mi guarda confuso.

"Se pensi che scopando dimenticherò quello di cui stiamo parlando, hai sbagliato persona."

Mi guarda come se l'avessi appena fatto cadere dalle nuvole, come se gli avessi dato una mazzata in testa.

"Perché devi sempre essere così testarda, Moon?" Dice irritato, e si siede.

"Perché devi essere sempre così bipolare, Jack?"

"Perché pensi di potermi scopare solo per evitare un argomento?" Ribatto, irritata.

"Non lo sto facendo per quello." Mormora, freddo.

"A sì? Allora perché non riprendiamo il discorso sul tatuaggio?!"

Mi dà fastidio che non lo ammetta. Mi dà fastidio che faccia il bipolare. Mi dà fastidio tutta questa situazione.

Lo vedo serrare i pugni.

"Perché non sono cazzi tuoi, Moon! Smettila di fare quella che c'è, che ti ascolta solo perché non riesci ad affrontare i tuoi problemi!"

Mi blocco, perché quelle parole sono una pugnalata al cuore... e fanno male. Lo guardo, stupita dalle stesse parole che ha usato, cercando la forza di rispondere e di ignorare la morsa che mi stringe il petto.

"Ok... non mi preoccupo più... tranquillo." Mormoro e afferro il borsone di Francesco dietro di me.

Esco, cercando di trattenere le lacrime che sento negli occhi mentre mi dirigo verso l'uscita del parcheggio.

Infilo le mani in tasca, la musica ormai a tutto volume nelle cuffiette, per cercare di ignorare i pensieri nella mia testa.

So che a volte dovrei stare zitta, so che ho sbagliato più e più volte, so di non affrontare il mio passato per paura.

Ma questo è troppo, davvero troppo... troppo anche per lui.

Arrivo davanti al portico di casa mia e, riluttante, mi tolgo le cuffie, sentendo già i pensieri che stavo ignorando.

In altri momenti sarei distrutta, sfinita, con l'unico desiderio di dormire, ma ora, il mio unico desiderio è urlare.

Apro la porta e nel soggiorno vedo mia zia intenta a leggere sulla poltrona.

"Com'è andata la partita?" Mi chiede con un sorriso dolce e amorevole.

"Abbiamo vinto." Mormoro, togliendomi la giacca.

Lei mi guarda per qualche secondo, prima di spezzare il silenzio. "Tutto bene, tesoro?"

E quella è la goccia che fa scoppiare il vaso di cristallo. Quel 'tutto bene?' mi fa esplodere dentro.

Guardo l'unica persona, oltre a Kessie, che non mi fa sentire sbagliata.

Sorrido, perché anche solo vederla mi fa sentire meglio. "Sì, è che la partita è durata tanto, vado a dormire... notte."

"Se vuoi parlare, io sono qui." Mi sorride e mi dà la buonanotte.

Mi sento quasi in colpa, perché non voglio farla preoccupare per una cosa che non saprei neanche spiegare.

Salgo le scale e mi siedo sul letto. Faccio scivolare il borsone... mi ero completamente dimenticata che lo avevo io, mi ero abituata a quel peso sulle spalle dimenticandomi della sua presenza.

Sorrido, vedendo che dentro c'è una foto di noi tre: io, Kessie e Francesco.

La prendo, guardando la stampa ormai leggermente ingiallita. Era il compleanno di Kessie. A lei non piace festeggiare, dice che ci sono cose più importanti, che è un giorno qualunque... io faccio il conto alla rovescia per quel giorno qualunque... io ringrazio quel 14 maggio, perché mi ha dato la persona più importante della mia vita.

Continuo a guardare quella foto per qualche secondo. Le palpebre diventano sempre più pesanti.

Mi strofino gli occhi, lasciando scivolare dalla mano la fotografia, e mi alzo per mettermi il pigiama.

Prendo il telefono e il display mi illumina.

Nessuna notifica... come sempre.

Sembra andare tutto a rallentatore, tutto più... pesante, mentre le sue parole mi scorrono in testa, insieme a un fiume di pensieri illuminato solo dalla luce del display.

'Perché non sono cazzi tuoi, Moon! Smettila di fare quella che c'è, che ti ascolta solo perché non riesci ad affrontare i tuoi problemi!'

E di nuovo:

'Smettila di fare quella che c'è, che ti ascolta solo perché non riesci ad affrontare i tuoi problemi!'

E ancora:

'Solo perché non riesci ad affrontare i tuoi problemi!'

Le sue parole mi tormentano.

'Non riesci ad affrontare i tuoi problemi!'

L'errore che commetto ogni volta si ripete.

So che non lo pensava, che era guidato dalla rabbia. Lo so. Ma se non fosse così? Anzi... è così.

Guardo il mostro rumoroso che si nasconde nello scaffale sopra all'armadio.

Mentre mi infilo sotto le coperte con il pigiama addosso.

'Non riesci ad affrontare i tuoi problemi!' è questo il mio pensiero per tutta la notte... il pensiero che mi perseguita.

Non riesco ad affrontare i miei errori, i miei problemi.

Don't Leave Me AgainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora