Incubi {3}

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L'alba stava per sfumare nella luce del giorno quando T/n si svegliò di soprassalto, con il cuore martellante e il respiro affannoso. Il letto su cui era adagiata sembrava stranamente freddo, come se il calore della notte avesse lasciato spazio a un gelo improvviso. Gli occhi si schiusero con lentezza, appannati dalla luce fioca che filtrava dalle tende pesanti, ma quel poco che riuscì a vedere fu sufficiente per farle rizzare i peli sulla nuca: Zoro era seduto accanto a lei, le braccia incrociate e lo sguardo fisso su di lei, in un misto di preoccupazione e curiosità velata.

«Stai bene?» La voce profonda e ruvida di Zoro vibrò nell'aria, spezzando il silenzio che fino a quel momento era stato rotto solo dal crepitio dei legni vecchi del pavimento e dal respiro affannoso della donna.

T/n si passò una mano tra i capelli umidi di sudore, tentando di raccogliere i frammenti di lucidità. La testa le pulsava come se fosse stata schiacciata in una morsa, e i pensieri si rincorrevano confusi, disordinati.

«Io... quanto ho dormito?» chiese infine, la voce roca e incrinata, quasi stentata.

Zoro chiuse per un attimo gli occhi, un gesto di esasperazione controllata. Si alzò lentamente, stirando le braccia e dando le spalle alla donna.

«Quindici,» rispose asciutto, come se la risposta fosse evidente.

«Quindici? Minuti?» Il tono di T/n era incredulo, il pensiero che avesse dormito solo pochi minuti sembrava la cosa più logica considerando il modo in cui si sentiva, ma la risposta che seguì la colpì come un secchio d'acqua gelata.

«Ore.» La parola rimase sospesa nell'aria per qualche secondo, rimbombando come un'eco nelle sue orecchie.

Il tempo parve rallentare mentre T/n cercava di realizzare il significato di ciò che aveva appena sentito. Il suo corpo reagì di riflesso: balzò dal letto, il cuore accelerò in preda all'ansia. «Ore? Com'è possibile?» balbettò tra sé, cercando affannosamente di rivestirsi mentre Zoro la osservava con la stessa calma inesorabile che usava quando valutava un avversario.

Gli altri membri della ciurma saranno stati certamente preoccupati; avevano un piano, un percorso stabilito da seguire, e alzarsi all'alba per riprendere il cammino era essenziale per la loro missione.

«Perché non mi hai svegliata?» L'accusa nella sua voce era palpabile mentre infilava di fretta la giacca, cercando di riassettare i propri pensieri.

Zoro esitò per un attimo, il suo sguardo si abbassò verso il pavimento come se le assi di legno potessero offrirgli una risposta. Poi, con un tono che sembrava più un ringhio contenuto che una spiegazione, mormorò: «Dovevi riprenderti. Non sappiamo cosa ci aspetta.»

Il sottotesto era evidente. Non era solo una questione di riposo fisico, ma qualcosa di più oscuro, di più profondo, che aleggiava come un presagio tra quelle parole non dette. T/n lo percepì chiaramente, ma quel momento non era certo il luogo né il tempo per approfondire ciò che Zoro stava cercando di nascondere.

«Dobbiamo andarcene subito,» decretò infine, stringendo i lacci della cintura della spada con mano ferma ma rapida. Non c'era spazio per la debolezza o per le domande. Le domande avrebbero dovuto aspettare.

Zoro non replicò, si limitò a un cenno secco con la testa. In silenzio, si diressero verso l'uscita della stanza, i loro passi cadenzati che risuonavano pesanti sul pavimento in legno, come tamburi che preannunciavano l'imminente tempesta. La struttura della locanda emanava un odore stantio di muffa e legno marcio, un contrasto netto con l'aria fresca del mattino che li investì appena varcata la soglia.

Il cielo sopra di loro era di un grigio perla, con striature di nuvole basse che minacciavano pioggia. Il vento soffiava leggero ma costante, sollevando le fronde degli alberi spogli che circondavano il villaggio. Un paesaggio spettrale, dove ogni cosa sembrava avvolta in una sorta di nebbia irreale, rendendo difficile distinguere la linea tra sogno e realtà.

Memories    (ZoroxReader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora