Nei giorni che seguirono, il distacco tra T/n e Zoro si fece sempre più evidente. Lei evitava accuratamente qualsiasi contatto visivo, qualsiasi conversazione, e ogni volta che lui entrava in una stanza, lei si alzava e se ne andava. Trascorreva ore ad allenarsi da sola, concentrando tutta la sua frustrazione nei colpi che dava ai sacchi di sabbia, come se ogni pugno potesse dissipare la rabbia e la delusione che sentiva. Le pillole, che aveva ripreso a prendere, le restituivano quella patina di indifferenza, quel torpore emotivo che l'aiutava a sopravvivere.Zoro, dal canto suo, era una presenza silenziosa e tormentata. Passava gran parte del tempo ad allenarsi con intensità feroce, cercando di soffocare il senso di colpa e il rimpianto con la fatica fisica. Non aveva mai voluto farle del male, eppure si ritrovava ora a raccogliere i cocci di un rapporto che sembrava ormai irrimediabilmente compromesso. Ogni volta che incrociava lo sguardo di T/n – quando lei, nei rari momenti in cui non riusciva a evitarlo, glielo concedeva – vedeva solo freddezza e risentimento.
T/n, immersa nel suo mondo fatto di amarezza e delusione, si sprofondò sempre più nell'allenamento. Ogni colpo sferrato, ogni muscolo che bruciava di fatica, era un modo per distogliere la mente da quei pensieri dolorosi che la tormentavano incessantemente. Riprendere le pillole, quelle che Zoro aveva tentato di farle abbandonare eprimeva il bisogno di quell'anestesia emotiva, di quella patina che le permetteva di galleggiare in un mare di apatia, lontana da quel dolore che sentiva bruciare dentro come un veleno.
I giorni si susseguirono uno dopo l'altro, tutti uguali, grigi e senza speranza. Zoro si era ormai rassegnato a non riuscire a parlarle; ogni volta che provava ad avvicinarsi, T/n lo respingeva con uno sguardo tagliente o con parole frettolose che non lasciavano spazio a ulteriori tentativi. La ciurma stessa percepiva quel distacco, e sebbene ognuno cercasse di rispettare la privacy di entrambi, era chiaro a tutti che qualcosa di profondo si era rotto tra i due.
Dopo giorni di silenzio e tensione, T/n decise di prendersi una pausa da quella spirale di malinconia e rabbia che la stava lentamente consumando. Sentiva di dover uscire dalla nave, di cambiare aria e cercare di ritrovare, se possibile, un po' di pace lontano da tutto e tutti. Così, una mattina, senza avvisare nessuno, scese dalla Sunny e si diresse verso la cittadina vicina.
Il villaggio era vivace e pittoresco, un piccolo porto popolato da pescatori e mercanti. Le case, con i tetti colorati e le pareti ricoperte di rampicanti, si affacciavano su strette vie acciottolate. L'odore salmastro del mare si mescolava a quello del pane appena sfornato e delle spezie vendute nei mercati. Tuttavia, per quanto pittoresca potesse essere quella cittadina, per T/n nulla sembrava davvero alleviare il peso che portava nel cuore.
Camminava tra la folla, il cappuccio tirato su per nascondere il viso e le spalle strette come a voler proteggersi da un freddo che in realtà non c'era. Si addentrò in vicoli meno affollati, dove le ombre si facevano più lunghe e la presenza degli abitanti si diradava. Sentiva il bisogno di stare sola, di riflettere, ma anche quella solitudine la tormentava, poiché ogni pensiero finiva inevitabilmente per ricondurla a Zoro, a quella sera in cui tutto era andato in frantumi.
Fu in uno di quei vicoli stretti che la sua attenzione fu catturata da un'ombra in movimento. Un brivido le corse lungo la schiena, facendole alzare la guardia. Si fermò, i sensi acuiti dalla consapevolezza di non essere sola. Il vicolo si fece più silenzioso, come se anche l'aria stessa trattenesse il respiro. La mano di T/n si posò sull'impugnatura della sua spada, pronta a qualsiasi cosa potesse accadere.
«Così, la piccola pirata ha deciso di isolarsi,» disse una voce rauca e carica di malizia. Dall'ombra emerse un uomo robusto, con una cicatrice che gli deturpava il volto e uno sguardo colmo di malvagità. Era evidente che non fosse un semplice abitante del villaggio; il suo aspetto tradiva la natura violenta e spietata di chi ha passato la vita tra furti e scorribande.
T/n lo riconobbe subito. L'uomo era uno dei pirati di Barbanera, un sicario di basso rango, ma comunque pericoloso. «Non dovresti andartene in giro da sola, ragazzina. Potresti farti male.» Le sue parole erano velenose, intrise di scherno, mentre si avvicinava con lentezza, come un predatore che studia la preda.
T/n non rispose. Ogni muscolo del suo corpo era teso, pronto a reagire. Non aveva intenzione di scappare, non era il tipo. Era stanca, sì, ma quella stanchezza la rendeva ancora più pericolosa. La rabbia e il dolore che aveva accumulato dentro di sé, repressi da giorni di silenzio e isolamento, ora trovavano un nuovo sfogo.
Il nemico non perse tempo. Con un ruggito feroce, si lanciò verso di lei, brandendo una pesante lama. Lo scontro fu immediato, brutale, senza fronzoli. Le loro armi si scontrarono con un clangore assordante, il vicolo si riempì del suono del metallo che fendeva l'aria. T/n rispose con movimenti rapidi e precisi, il suo corpo si muoveva con una grazia letale, guidato dall'esperienza e dall'istinto. Ma anche l'uomo era abile, e non si lasciava facilmente sopraffare.
I colpi si susseguirono senza sosta. Ogni attacco veniva parato o schivato all'ultimo istante, e il vicolo diventava una gabbia soffocante in cui l'unica via di fuga era la vittoria. T/n sentiva il sangue pulsarle nelle orecchie, ogni fibra del suo essere concentrata nel mantenere il controllo, nel restare viva. Ma mentre combatteva, dentro di lei si agitavano sentimenti contrastanti: la furia, la frustrazione, ma anche una profonda stanchezza che la faceva desiderare che tutto finisse, in un modo o nell'altro.
Finalmente, con un colpo secco e ben assestato, riuscì a ferire gravemente l'uomo, tagliandogli la spalla. Il nemico emise un grido di dolore, ma non era ancora pronto a cedere del tutto. Con uno scatto disperato, riuscì a colpire T/n di striscio al fianco, facendola barcollare indietro. Vedendo che la situazione gli sfuggiva di mano, l'uomo decise di ritirarsi, sibilando parole di odio: «Non finisce qui. Ci rivedremo, e sarà peggio per te.»
T/n rimase immobile, il respiro affannoso, osservando il suo avversario fuggire nell'ombra. Sentiva il dolore pulsare dal taglio al fianco, ma la sua determinazione era intatta. Tuttavia, la stanchezza e la tensione accumulata presero il sopravvento. Il mondo cominciò a girare intorno a lei, sfocando i contorni delle case e delle luci del villaggio. Fece un passo, ma le gambe non la sorressero. Cadde in ginocchio, la vista offuscata dalle lacrime e dalla stanchezza. Infine, tutto si fece buio, e T/n svenne sul selciato freddo, sola, mentre la notte avanzava inesorabile.
Mentre l'oscurità la inghiottiva, lontano, sulla nave, Zoro non poteva smettere di pensare a lei. Anche se cercava di negarlo, sentiva che qualcosa non andava. Quel legame che, nonostante tutto, ancora li univa in modo sottile, gli faceva percepire che qualcosa era profondamente sbagliato.
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Memories (ZoroxReader)
FanficQuando T/N si unisce alla ciurma di Cappello di Paglia, porta con sé un'aura enigmatica che subito attira l'attenzione di Zoro. Tra i due si instaura un rapporto intriso di tensione e sfida, alimentato da un reciproco rispetto per la forza e la dete...