Introduzione

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La mia vita era semplice e monotona, proprio come quella di tutte le persone che come me vivono prigioniere del proprio stesso corpo.

Sono stata in coma da troppi anni per contarli, risvegliandomi prigioniera del mio corpo e tutto a causa di uno stupidissimo incidente in macchina.

Una sera, tornando a casa da una festa, ebbi un mancamento e la macchina andò a sbattere lasciando la mia spina dorsale un vero disastro.

Da quel giorno sono ricoverata in una clinica privata, incapace di muovere il corpo di un solo millimetro, ma abbastanza presente da memorizzare i volti, le voci e perfino i gossip delle infermiere.

«Angel, buongiorno» disse Patty, l'infermiera più dolce di tutte.

Avrei voluto risponderle ma ahimè, non funzionava nulla in me.

Sbattei gli occhi, questo era l'unico gesto che riuscivo a fare.

«L'altro giorno ho visto Josh, volevo corrergli dietro e dirgliene quattro, ma era con la nuova donna... è dura»

«Fatti forza, lui è uno stronzo, passerà» questo è ciò che pensai nella mia mente, se solo avesse potuto sentirlo forse avrei potuto esserle di conforto.

Cambiò la flebo e controllò che i miei parametri fossero in regola e come ogni giorno uscì lasciandomi sola.

La porta della mia camera era aperta in modo che potessi vedere un po' di vita, seppur altrui.

Avrei tanto voluto camminare e vedere il mondo, ma sembrava che questo per me fosse impossibile. I dottori si erano espressi chiaramente con i miei genitori, non avrei mai più potuto avere una vita.

Avrei finito i miei giorni così, in un letto scomodo con un cuscino che sembrava essere fatto di cemento.

Erano anni che i miei genitori non si presentavano in questo posto, forse per loro era stata troppo dura da sopportare e si erano rifatti una vita, li capivo... chi avrebbe mai voluto avere a che fare con una come me?

La giornata procedette tranquilla ma dopo pranzo, una barella passò davanti alla mia stanza con un uomo addormentato sopra. Chi era? Non lo avevo mai visto.

Avrei voluto alzarmi per dare una veloce sbirciata, ma non potevo fare nemmeno questo.

Sbuffai. Per quel che fu possibile.

Dietro la barella, degli uomini camminarono composti, senza mai perderlo di vista. Uno di loro mi guardò e per la prima volta sentii qualcosa nel mio corpo... o meglio, nel mio animo.

Fuoco.

Uno strano senso di formicolio mi rivestì dalla testa ai piedi.

Era davvero sexy, la camicia nera attillata rivelava tutte le sue forme e beh, erano così tante che alla fine i miei occhi non riuscirono a raggiungerle tutte. Ma la realtà mi colpì in modo brusco.

Avrà pensato che gli faccio pena, mi avrà guardata per quello.

Un uomo come lui non avrebbe potuto pensare altrimenti.

Le ore passavano e io speravo di vederlo passare ancora una volta davanti alla mia stanza, mi sarebbe piaciuto poterlo ammirare ancora.

Ma non accadde e finii per chiudere gli occhi e arrendermi alla stanchezza.

Non avevo altro da fare e non si era più vista anima viva per i corridoi, che fosse successo qualcosa di grave? Dov'era Patty?

Scacciai subito quel pensiero, avrei sentito del baccano se fosse stato così, ma il silenzio regnava sovrano.

Un senso di inquietudine mi raggiunse di colpo.

Aprii gli occhi di scatto quando una sorta di presenza potente mi fece temere di non essere sola.

Nel buio, dietro la porta, due occhi brillanti color del miele, mi spaventarono.

«Non sai quanto tempo ho aspettato prima di trovarti» la sua voce era profonda e penetrante, abbastanza da farmi rabbrividire.

Cosa stava dicendo? Non ci potevamo di certo conoscere... allora perché mi stava cercando?

Fece un passo avanti e lo vidi in viso, era l'uomo di oggi, quello che mi aveva incantata con lo sguardo.

Ma cosa ci faceva qui di notte? L'orario delle visite era di certo già passato da ore.

«Questo è stato uno stupido imprevisto, non pensavo che la persona che cercavo fosse...»

Paralizzata dalla testa ai piedi e capace di muovere solo gli occhi?

«Ma non importa, io credo di essere in grado di guarirti»

Cosa significava tutto questo? Non si guarisce da questo genere di ferita, nessuna medicina può farlo.

«So che non puoi parlare, quindi sbatti gli occhi se desideri tornare a vivere»

Ero scettica, ma lo feci. Sbattei gli occhi e in quel momento lui sorrise.

«Prima di farlo però devo avvertirti» il suo viso tornò cupo «Ci saranno delle conseguenze permanenti, cambierai e non potrai più tornare indietro» i miei pensieri si immobilizzarono a quelle parole.

Come se lo avesse capito, si avvicinò al mio letto abbastanza da sfiorare la mia mano «Se ti guarirò però potrai correre, vivere una vita piena... sarà come se tutto questo fosse esistito in un brutto sogno... se accetti i rischi e i lati positivi, batti gli occhi e io ti farò uscire da questo incubo»

Certo, ciò che diceva alle mie orecchie sembrava totalmente folle e privo di senso, eppure sul suo viso non leggevo traccia di menzogne o altro, sembrava crederci e sembrava sincero.

Illudere una persona paralizzata da più di dieci anni non era bello, ma in fondo cosa avevo da perdere?

La vita mi era già stata portata via, non mi restava nulla, quindi lo feci. Sbattei gli occhi.

Lui si chinò su di me sorridendo e in quell'attimo due canini appuntiti sbucarono di colpo e senza attendere oltre, si avventò sulla mia spalla mordendomi.

All'inizio non sentii nulla come avevo supposto, ma dopo che si fu staccato dal mio corpo le cose cambiarono.

Un forte bruciore si spanse dalla spalla fino a tutto il corpo fino a non lasciare più alcuno spazio libero da quel supplizio.

Come potevo sentire qualcosa? Perché il mio corpo provava dolore?

«Verrò a reclamare ciò che mi appartiene» sussurrò al mio orecchio prima di scomparire nel buio.

Era come se andassi a fuoco, ogni mia cellula sembrava ardere come lava incandescente e ben presto riuscii a sentire minuscole goccioline di sudore riempire il mio corpo.

Era incredibile. Che le sue parole fossero vere? Sarei guarita?

Ma di colpo il dolore aumentò fino a rendermi complicato pensare o respirare. E svenni.

Venni avvolta dalla calma oscurità.


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