Capitolo 2

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Lavoravo in un ristorante aperto solo a pranzo e seppur con qualche difficoltà iniziale, mi ero ambientata bene.

Avevo fatto amicizia con le mie colleghe, in particolare con Kissi, eravamo molto unite nell'ultimo periodo.

Lei era solare, bellissima e intraprendente, i clienti la adoravano e anch'io provavo lo stesso. Era la cosa più vicina a una famiglia che avevo avuto e le volevo un mondo di bene.

«Angel, che ne dici di uscire questa sera? C'è un locale in cui mi piacerebbe portarti»

Non sapevo cosa risponderle, dal mio ritorno alla vita erano passati solo tre mesi e non ero ancora stata in grado di permettere a me stessa di uscire.

Ma forse mi avrebbe fatto bene, era pur sempre un modo di vivere anche quello «Va bene»

«Indossa qualcosa di carino e corto» mi fece l'occhiolino.

«C-corto? Cosa intendi per corto?» la seguii in panico.

Io non avevo nulla di simile.

«Intendo dire che è ora di smetterla di reprimere la tua bellezza, guardati, sei mozzafiato, devi valorizzarti di più» mi sorrise «Facciamo così, vengo a casa tua dopo cena e ci penso io a te»

«Va bene» feci spallucce e mi arresi, combattere contro di lei era impossibile.

Finito il turno tornai a casa mia e mi preparai psicologicamente per ciò che mi avrebbe atteso.

Lei era un vero e proprio tornado di ottimismo ed energia, e io? Sarei riuscita a stare al suo passo?

Il campanello suonò presto e lei entrò come una furia trascinandosi dietro una valigia stracolma di chissà cosa.

La aprì davanti a me e quasi esplose spargendo vestiti, trucchi e scarpe ovunque.

Aveva svaligiato un negozio?

Scoppiai a ridere vedendola mentre cercava di arginare il caos che aveva creato.

«Aiutami, ho paura che questa valigia voglia mangiarmi»

Mi abbassai e la aiutai a tirare fuori parte dei vestiti per riporli sul divano.

«Ok, per prima cosa ho bisogno di una birra, poi possiamo iniziare a prepararci»

Dopo diverse birre e chiacchierate sempre meno lucide, iniziò a esaminare ciò che aveva portato e alla fine urlò di gioia sollevando un vestito.

«Questo» era entusiasta e io mi dovetti trattenere dal dirle che quello che teneva in mano non era un vestito, ma una canottiera lunga «Indosserai questo, con queste scarpe» sollevò con l'altra mano dei tacchi vertiginosi.

Ebbene sì, ero terrorizzata all'idea di camminarci sopra, ma dopo averli provati e aver capito che il mio equilibrio stranamente mi stava assecondando, indossai anche il vestito- canottiera.

Dovevo ammettere che una volta indossato, somigliava a un vestito. Aveva ragione lei.

Mi specchiai e lei arrivò al mio fianco «Angel, immaginati con trucco e capelli a posto, sei bellissima»

Mi abbracciò e tornò alla valigia.

«Io indosserò questo» tirò su un abito azzurro, corto come il mio.

Ero felice che me ne avesse dato uno nero perché, se avessi dovuto indossare quel colore avrei di certo passato tutta la serata a nascondermi in bagno.

Dopo ore interminabili di preparativi, eravamo pronte.

Pronte per andare in quel posto e divertirci, o almeno questo era ciò che speravo.

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